Giacomo Mazzariol al Salone di Torino: “Noi adolescenti, squali nel mare della società”

by redazione

“Gli squali sono animali forti, intelligenti e predatori, proprio come noi della generazione Z, che, grazie alla tecnologia, pensiamo di avere le chiavi del mondo. Molto spessò, però, non è così: ci sentiamo sardine, prede più che predatori. Così, come gli Squali che hanno sensori laterali che permettono loro di distinguere le correnti pericolose, anche noi sentiamo la manipolazione, l’omologazione, le correnti che nel mondo liquido di oggi, senza pilastri né certezze, rischiano di travolgerci”. 

È così che Giacomo Mazzariol ha presentato il suo nuovo libro, “Gli Squali” (Einaudi Stile Libero), nell’incontro che la nostra delegazione del Liceo “C. Poerio” di Foggia ha avuto con lui al Salone Internazionale del Libro di Torino, in una gremitissima Arena Bookstock. Con lui abbiamo parlato di tutto, dei temi del suo libro (senza nessun spoiler; possiamo garantirlo), ma anche della sua vita, degli amici, delle esperienze di scrittura nelle quali si è cimentato negli ultimi due anni, del suo rapporto con la lettura, la musica e lo studio: Giacomo ha confessato di invidiare un po’ chi studia e ne sa di più di lui, come la sua fidanzata.

Raccontandoci la genesi del suo secondo romanzo, banco di prova per qualunque scrittore, Giacomo ha spiegato che, dopo il fortunatissimo “Mio fratello rincorre di dinosauri”, ha girato per le scuole e ha ascoltato le storie di tanti ragazzi: così ha deciso di parlare del loro mondo, della loro energia e delle loro potenzialità, ma anche degli aspetti negativi della fine dell’adolescenza, come il senso di disgregazione, il dover abbandonare gli amici e le proprie radici per sperimentare e sperimentarsi. “Ognuno di noi nasce in un acquario, ma dobbiamo rompere i vetri, evadere, e provare emozioni forti, che ci diano una scossa, che ci portino fuori dalla nostra dimensione”, ha raccontato.

La storia di Max, il protagonista, è un po’ la storia di tutti noi, ma soprattutto è la sua: da piccoli agiamo per soddisfare le aspettative e rendere fieri i nostri genitori, gli insegnanti, perché questo ci rende felici. Quando cresciamo scopriamo che nel mondo del lavoro è tutto diverso, le aspettative non partono da noi, e neanche dal nostro capo, ma dall’esterno, ad esempio dalle esigenze dei mercati. A volte va bene soddisfarle queste esigenze, ma a volte bisogna compiere dei piccoli gesti ribelli, che ci fanno sentire di nuovo Squali nel mare in tempesta. 

Con Giacomo abbiamo parlato, fra l’aspetto serio e scherzoso, profondo e leggero, dell’essere giovani oggi, nel 2019. A margine della presentazione, ci siamo fermati con lui per intervistarlo per bonculture

Anche tu, come noi, sei qui a Torino, nel “tempio” del Salone Internazionale del Libro: come ci si sente? 

Sono molto fortunato, perché ho avuto tante opportunità che altri non hanno avuto ed ho scoperto un mondo, quello dell’editoria, a ventidue anni, avendo accesso a molte occasioni. In questo tempio sono molto rispettoso dei grandi libri e delle grandi storie. Sono tranquillo, giro fra gli stand e dico “ciao” a chi conosco: sono qui, come voi, per respirare l’aria del Salone. Mi va bene così, non voglio essere il protagonista. 

Il tuo protagonista de “Gli Squali”, invece, è chiamato in primo piano per scegliere cosa fare. La tua storia gli somiglia molto: ti sei trovato allo stesso bivio? Come hai deciso la strada giusta da percorrere? 

Io, come Max, ho avuto prestissimo un’opportunità ed ho voluto iniziare la storia de “Gli Squali” così com’è iniziata la mia. Dopo, però, ho diviso le due storie. Ho fatto fare a Max una cosa che avrei voluto fare io: atti ribelli, andarsene via da casa, dire di no, accettare il rischio e la consapevolezza di decidere e di fare scelte dettate dalla propria volontà. È un po’ idealista rispetto a me però mi ci ritrovo molto. 

Tu nel 2016 hai avuto un successo incredibile con il tuo libro “Mio fratello rincorre i dinosauri”, oramai best-seller. Ora diventerà un film: come sta andando? Ci puoi dare qualche anticipazione? 

Uscirà il 12 settembre, ed è stata una fatica girarlo perché era pieno di minorenni, pieno di bambini, con due ragazzi con la Sindrome di Down da gestire, pieno di colori e situazioni. Però è un film che rappresenta al 100% il libro, pur essendone molto diverso, perché riprende gli stessi elementi e li fa esplodere. 

Più recentemente ti sei cimentato con il mondo della serie televisiva. Ti è piaciuto? 

Il mondo delle serie TV mi ha dato molto, mi ha insegnato molto sul funzionamento di un’azienda, non solo sulla dimensione della serialità ma anche sulla dimensione del mercato delle storie, perché le serie TV sono il mercato principale adesso; quindi mi ha dato un respiro globale, ecco, mi ha aiutato molto. La principale difficoltà della serie televisiva, nonostante i rischi e la qualità, è proprio la lunghezza della narrazione. Un bel lavoro! 

Questo è un lavoro che ti porta a viaggiare molto, fra le presentazioni di libri, le registrazioni della tua serie tv “Baby”, ed il film in corso. Com’è, ora, il rapporto con le tue radici? 

Torno molto spesso dove sono nato per rivedere i miei parenti e amici. Con la mia famiglia ci sentiamo a distanza, ma comunque ho sviluppato anche una forma di connessione con le persone e con le cose che faccio, così da riuscire a comunicare tutto il mio affetto anche tramite il mio lavoro e le mie passioni. 

Ultima domanda: hai deciso cosa vuoi fare da grande?

Il mio lavoro secondo me sarà quello di raccontare. Sulla forma sono meno sicuro: potrà avere nel futuro la forma della sceneggiatura, dei libri, dei giornali oppure del cinema. Non lo so ancora, sono però sicuro che il mio lavoro sarà legato al racconto, alla narrazione. 

*Il testo è stato curato, in occasione del progetto Bookstock Village ospitato al Salone Internazionale del Libro di Torino, dalla delegazione del Liceo “C.Poerio” di Foggia composta da Fatima Bruno, Serena Lodovico, Letizia D’Andretta, Eleonora Marcone, Aurora Russo, Rebecca Biccari, Claudia Veneziano, Mariangela Clemente, Giada Francavilla, Anna Maria Pegna, Lucrezia Genziano, Rosangela D’Ecclesia, Martina Turi, Antonella Scopece, Daniela Morelli con il coordinamento delle prof.sse Elisabetta de Palma e Raffaella Cantelmi. 

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