Il massacro di Debre Libanos nell’ultimo libro di Paolo Comentale

by Ines Pierucci

Se nella tradizione cristiana la ricorrenza delle stelle cadenti ha origini molto antiche, oggi attribuite alla notte di San Lorenzo, altrove è una metafora per ricordare l’eccidio di migliaia di persone. In particolare, l’uccisione dei Monaci del Monastero africano di Debre Libanos che avvenne per mano di soldati musulmani sotto la bandiera italiana e a cui Paolo Comentale ha dedicato il suo ultimo libro dal titolo Quando le stelle cadono nel fiume (Pagina edizioni, 2019).

L’autore è sceneggiatore di storie per ragazzi, attore teatrale, alla sua prima prova con un romanzo storico ambientato in un periodo preciso della seconda guerra mondiale. Nel maggio del 1937, in Etiopia, alcuni soldati italiani fucilarono per rappresaglia duemila persone inermi tra monaci e pellegrini ortodossi. In molti tratti le descrizioni immaginifiche del libro restituiscono una sceneggiatura cinematografica e nonostante non sia stata una cosa voluta i registi Edoardo Winspeare e Davide Barletti sono rimasti molto affascinati da questo libro, come ci ha confessato lo stesso autore. 

A cosa è dovuta la scelta del periodo storico della guerra di Etiopia?

E’ un periodo particolarmente emblematico della nostra storia. Sono stati cinque anni nei quali gli italiani passano da conquistatori a perdenti perché questo in impero, velocissimamente perduto, l’Italia tira fuori il peggio di se. Accanto alla costruzione di opere mirabili, come strade ponti e palazzi, si consumano avvenimenti terribili come l’eccidio di una congregazione di monaci. Si tratta di uno dei momenti più sanguinosi di questo periodo storico che avvenne nel Monastero di Debre Libanos, a ottanta chilometri da Addis Abeba, dove vengono massacrati 1500 monaci diaconi pellegrini, fucilati senza pietà da musulmani ascari. Si chiamavano così i soldati africani che, sotto la bandiera italiana, uccidevano in un regno cristiano come quello di Etiopia di quel tempo. La scelta di raccontare questa guerra oggi è legata alla estrema attualità del contesto perché oggi, come allora, sono tornate le inquietanti parole d’ordine come: abbiamo sempre ragione, la società delle nazioni ci da fastidio, abbasso la Francia, abbasso l’Inghilterra, noi abbiamo il colore del privilegio che è quello della pelle bianca. Il lato più atroce e disumano del fascismo è di parlare con prosopopea, di fare propaganda, che torna di tantissima attualità in questi tempi. 

Cosa accade Quando le stelle cadono nel fiume?

Sono stato due anni fa al Convento di Debre Libanos e quando il padre priore mi ha accolto mi ha detto che questa storia, tramandata con tradizione orale e non scritta, la ricorda proprio così: nel giorno in cui le stelle sono cadute nel fiume. E’ come se la natura avesse reagito a questa terribile ingiustizia illuminando con la luce delle stelle, per tre giorni, quel fiume dove furono gettati i corpi dei millecinquecento monaci uccisi. Così ho preso in prestito le sue parole per il titolo di questa storia.

Autore di letteratura per ragazzi è questa una prova di maturità letteraria o un passaggio ad un genere letterario diverso?

Questa è una storia che andrebbe rivolta soprattutto alle nuove generazioni. Ringrazio il lavoro della casa editrice Pagina che, con grande cura e passione, ha editato il manoscritto e attraverso la copertina interpretato perfettamente, con un segno grafico molto delicato, il senso della storia così atroce. Quando l’uomo si trova di fronte alle grandi domande della vita come la guerra, l’immigrazione, il lavoro e tutto quello che comporta ci sono delle grandi lezioni da dare alle nuove generazioni. Il protagonista di questa storia è stretto tra la possibilità di seguire il dovere e il suo istinto umano, interrogandosi dunque su dove lo porta il dovere, fin dove arriva il dovere di una persona e qual è la condizione migliore dell’uomo in guerra.

Nonostante il libro non parli di ragazzi, qual è il loro ruolo in questa storia?

Quando il protagonista parte per l’Africa vede a Messina tanti bambini siciliani, magri e rachitici, che si buttano nell’acqua sporca del porto per raccogliere i pacchetti di sigarette che i soldati avevano buttato in mare: “poveri soldatini costretti a fare la guerra con le spadine di latta in un esercito fatto con le scarpe di cartone”.

Qual è il nucleo forte del libro?

Il libro parte dall’incontro tra il federale, che è il capo politico del movimento fascista in Abissinia ad Addis Abeba e il protagonista, un marconista, che deve spiegare il motivo della scomparsa del Tenente che comandava la pattuglia in questa operazione di massacro dei monaci. Il libro ha le sfumature anche del giallo perché questo genere letterario aiuta il pubblico ad entrare nello spirito della storia  e poi c’è una piccola annotazione personale, perché le storie devono avere anche il DNA dell’autore. Mio padre, in quegli anni, è stato Maresciallo marconista e sicuramente, anche se lui non parlava mai di quello che accadde in quegli anni disgraziati, essendo stato testimone di quello che è successo, ha forse dovuto trovare  delle risposte a delle domande difficilissime.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.