“Ogni ricordo un fiore”, il flusso di sensi, segni e significati di Luigi Lo Cascio scrittore

by Alessandra Benvenuto
Luigi Lo Cascio da Ubik

Prima che andasse in scena il secondo spettacolo di ‘Dracula’ al teatro Giordano di Foggia, uno dei più grandi attori italiani è stato accolto in libreria Ubik. Con un fascino pieno di brio, intelligenza e dolcezza ha sedotto il pubblico attraverso la magia dell’improvvisazione.  E appariva lui stesso – in verità – divertito all’idea di non dover neanche un secondo negoziare con la meno autentica parte di sé. Sarà perché spesso interpreta troppi io differenti dal suo, o perché in fondo sa che molti ancora faticano a distinguere il vero Luigi Lo Cascio (che dietro Peppino Impastato viveva) dall’essenza di Peppino, che attraverso Luigi ha potuto brillare ne “I cento passi” nel migliore dei modi possibili.

Già mentre si accomodava sul divanetto rosso del salotto più colto, caldo, accogliente e libero della città, gli occhi dell’interprete-scrittore offrivano continui e imprevisti guizzi di luce. Si stava dando inizio a uno degli incontri più desiderati e insperati, un momento d’intensa e allegra intimità mentre lui compiaciuto dall’atmosfera quasi “carbonara” annunciava che avrebbe raccontato cose “molto personali” e per questo “niente video perfavore” altrimenti si sarebbe impigliato per imbarazzo o distrazione. E poi subito chiarisce: “Ad alcune domande non so rispondere. Per fortuna però, da Marco Tullio Giordana ho imparato a prendere tempo prima di rispondere. Nessuno mai starà lì a fartelo notare e neanche al giornalista interessa poi tanto che davvero tu risponda esattamente a quello che ti ha chiesto”. 

Intanto quei guizzi di luce nello sguardo cominciavano ad assecondare il ritmo di un racconto appassionato: del come e del perché è nato con Feltrinelli “Ogni ricordo un fiore”.  In particolare, a cominciare dal come e dal perché il suo autore temeva che quel libro, un libro non sarebbe mai potuto diventare. “Non avevo nessuna pretesa che fosse originale, ma ogni lettore vuole affezionarsi a una storia …e questi erano soltanto incipit”. Dopo sarebbe persino capitato che qualcuno lo considerasse un volume di poesie “ma per me è stato un gran complimento”. E che altri lo ringraziassero perché “signor Lo Cascio, finalmente si realizza la rinascita del punto e virgola!”.

Certo è che il Luigi interprete-scrittore ha cominciato a scrivere “quando ha cominciato a leggere”. Poi un bel giorno si accorse che si tramutava presto in suggestione ogni cosa in cui s’imbatteva, o qualcosa che gli era appena accaduta “avrebbe potuto suggerire l’inizio di una storia”. E accadde che tutti questi pensieri si trasformarono piano piano in incipit. Centodieci precisamente.  A cui seguì l’idea della cornice del viaggio accanto a quella del protagonista Paride Bruno che risolse il problema, facendo propria la tribolazione che fu dell’autore. Ed eccoci qui. Con trecento pagine che, assicura l’autore, possono permanere per lungo tempo in qualunque stanza della casa, a solleticare l’immaginazione. Per costruire una storia o giocare a proseguirne la narrazione. “Non ci si deve mai vergognare di nessuna frase”. E quanto è bello leggerle ad alta voce.

D’altronde Luigi, sia nel teatro che nel cinema ha sempre scritto monologando prima “muovendo questo magma che avrei sciolto nel modo di comporre il copione”. Ogni ricordo un fiore è insomma un flusso di sensi, segni e significati e versi…dove persino la morte – insieme all’amore – è presente. Sempre però in modo vitalizzante. E va bene. Lui ha detto anche “Non volevo scrivere un libro”. Ma poco dopo ha aggiunto “Penso che in qualche modo questo sia un romanzo”. Altro che “incompiutezza cronica multifattoriale”.  Anche questa – a lasciar parlare la forza degli applausi –  non v’è dubbio che possa diventar capolavoro. 

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.