Un prete controcorrente come don Fausto Parisi, in un libro

by redazione

Una associazione col suo nome ed un pamphlet di ricordi amicali dal titolo …Dio è strabico, ha occhi solo per il povero. Frammenti di vita di un prete controcorrente in memoria del prete foggiano don Fausto Parisi, ad un anno dalla morte, avvenuta il 4 febbraio del 2018.

Il libro sarà distribuito lunedì 4 febbraio al termine della Santa Messa in sua memoria, che sarà celebrata alle 19 alla parrocchia di San Michele Arcangelo a Foggia.

Un gruppo di amici, che lo ha amato, si è ritrovato a commemorare don Fausto con la certezza che la sua avventura umana ha segnato molti giovani.

Dall’esperienza di educatore scout, all’essere pastore di due parrocchie di Foggia, docente e direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSR), presidente della fondazione ‘buon samaritano’, giornalista nonché autore di varie pubblicazioni scientifiche, e tant’altro ancora don Fausto Parisi ha rappresentato una voce importantissima della vita pubblica della città di Foggia.

20 i frammenti. Eccoli: Da Viterbo; Fausto e lo scoutismo; L’uomo l’amico il sacerdote; Monte Sacro; Segezia; Ci vediamo sul tratturo domattina, nebbia permettendo; Dedicato a don Fausto; San Giuseppe Artigiano; In Albania; La fondazione ‘buon samaritano’; Aneddoti; Il teologo moralista; Il direttore dell’ISSR; Il professore; Il giornalista libero e scandaloso; L’esperienza socio-politica;  Sinteticamente…Faustino e la Sicilia; La malattia; Carissimo don Fausto.

Bonculture pubblica il primo frammento di Sergio Clemente “Un anno dopo” del libro curato dal professor Lorenzo Infante. 

Un anno dopo

Vita sine proposito vaga est (La vita senza una meta è vagabondaggio): così scrive Seneca a Lucilio quasi duemila anni fa (Epist. 95, 46), ricordandogli che, nella direzione del ‘porto’ da raggiungere, l’uomo deve saper orientare ogni sua azione, ogni suo comportamento, ogni sua parola, al pari dei naviganti capaci di dirigere il loro corso, guardando a qualche stella. La stella di don Fausto Parisi? La sua coscienza di sacerdote non sempre allineato, ma anche di uomo libero, per così dire, divergente e provocatorio: una voce critica, insomma, rispetto alla società contemporanea, immersa in una sorta di frenesia del nulla ed orientata come non mai a consumare attimi di presente, in nome della grossolana filosofia materialista dell’hic et nunc – concepita come una cattiva versione moderna del carpe diem di memoria epicurea – con l’inevitabile conseguenza per l’uomo di scivolare sempre più verso la desertificazione del cuore e della mente.

Così stando le cose, in questa stagione storica che stiamo attraversando, caratterizzata da amnesia storica e da ‘assenza’ di progettualità, c’era spazio per una sorta di damnatio memoriae nei confronti di un personaggio ‘scomodo’ come don Fausto che, invece, è riuscito foscolianamente a fermarsi… ‘al limitare di Dite’, davanti alla soglia dell’oltretomba, grazie all’ ‘eredità d’affetti’ che è riuscito a lasciare intorno a sé, tra i suoi familiari e soprattutto tra i suoi amici e quanti lo hanno incontrato lungo il loro cammino. Per questo don Fausto, ad un anno dalla sua scomparsa (4 febbraio 2018) è ancora oggi ‘vivo’ nella memoria collettiva foggiana, quale ‘protagonista’ fondamentale della realtà socio -politica di Foggia e del Paese intero, oltre che come uomo fortemente impegnato non solo sul piano religioso ed ecclesiale, ma anche su quello culturale e sociale, come testimonia anche questa pubblicazione che vedrà la luce in occasione dell’anniversario della sua morte (4 febbraio 2019). Non serve in questa sede indugiare sulla poliedrica personalità di don Fausto (classe 1950), ante diem, per un malore improvviso, sottratto ai suoi affetti, e sui molteplici incarichi rivestiti durante la sua esistenza (direttore dell’Istituto ‘Sacro Cuore’, delegato episcopale, presidente della Fondazione Antiusura ‘Buon Samaritano’, docente di Antropologia culturale presso l’ISSR ‘Giovanni Paolo II’ di Foggia, docente di Lingua e Letteratura italiana presso il Cumberland Counthy College, Vineland NJ, collaboratore assiduo de ‘l’Attacco’, ecc.), tutti ricoperti con dignità e professionalità, così come il suo impegno quotidiano di sacerdote, svolto in particolare tra Segezia e San Giuseppe Artigiano. Interessa, invece, ricordare la fonte di tutto questo impegno espresso ai vari livelli indicati: sto parlando della sua straordinaria humanitas, ciceronianamente intesa quale disponibilità totale verso gli altri e profondamente innervata – per dirla con il filologo classico del secolo scorso Isaak Heinemann – nella dimensione sociale, culturale ed estetica del suo modo di vivere con dignità nella società degli uomini. Non serve in questa sede indugiare sulla poliedrica personalità di don Fausto (classe 1950), ante diem, per un malore improvviso, sottratto ai suoi affetti, e sui molteplici incarichi rivestiti durante la sua esistenza (direttore dell’Istituto ‘Sacro Cuore’, delegato episcopale, presidente della Fondazione Antiusura ‘Buon Samaritano’, docente di Antropologia culturale presso l’ISSR ‘Giovanni Paolo II’ di Foggia, docente di Lingua e Letteratura italiana presso il Cumberland Counthy College, Vineland NJ, collaboratore assiduo de ‘l’Attacco’, ecc.), tutti ricoperti con dignità e professionalità, così come il suo impegno quotidiano di sacerdote, svolto in particolare tra Segezia e San Giuseppe Artigiano. Interessa, invece, ricordare la fonte di tutto questo impegno espresso ai vari livelli indicati: sto parlando della sua straordinaria humanitas, ciceronianamente intesa quale disponibilità totale verso gli altri e profondamente innervata – per dirla con il filologo classico del secolo scorso Isaak Heinemann – nella dimensione sociale, culturale ed estetica del suo modo di vivere con dignità nella società degli uomini.

Una grande ‘umanità’, la sua, a doppio filo intrecciata con la simplicitas connaturata nella sua personalità (poliedrica e vulcanica ad un tempo) e con il suo solido convincimento (etico e valoriale) della dignitas che è in ogni uomo e che lo spingeva continuamente a muoversi, sempre e comunque, lungo la strada della solidarietà e del ‘servizio’, nonostante qualche eccentricità (artificis fictio?) nel modo di ‘rappresentare’ il suo pensiero ‘libero’ e senza condizionamenti di sorta, facilmente perdonabile e spiegabile con l’esuberanza del suo temperamento ‘sanguigno’ e della sua incontenibile ‘passione’ civile. Credo proprio, infine, che don Fausto sia andato via aequo animo, con cuore imperturbabile, con la consapevolezza, cioè, di aver fatto sino in fondo il suo dovere di sacerdote e di uomo, oltre che di cittadino consapevole ed attivo, come attestano le testimonianze presenti in questa pubblicazione. La città di Foggia non può e non deve dimenticare questo volto storico della Chiesa locale e questo suo ragguardevole cittadino. Noi amici, che abbiamo avuto la fortuna e l’onore di incontrarlo lungo il percorso della nostra vita, non lo faremo.

Addio per sempre, don Fausto.

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