Verso lo Strega, Lux di Eleonora Marangoni

by Michela Conoscitore

Manca poco all’annuncio della cinquina di libri finalisti al Premio Strega 2019, e dopo Nero Ananas, Bonculture vi consiglia Lux di Eleonora Marangoni (Neri Pozza Editore, pp. 251, 17 €). Presentato agli Amici della domenica dalla scrittrice Sandra Petrignani, la stessa ha spiegato che per lei il fascino di Lux sta nel suo mistero, che si disvela a poco a poco, procedendo con la lettura.

Lux è quel romanzo che, inevitabilmente, si riempie di sottolineature e le cui citazioni, alcune davvero illuminanti nemmeno a dirlo, e stimolanti lasciano dentro qualcosa che non si dimentica, anche a distanza di tempo. I libri, una volta letti, si lasciano decantare nella mente e se, dopo un po’, quella storia ha fatto fermentare nuove idee e riflessioni, si può affermare che si è incontrato decisamente un’opera di valore.

Eleonora Marangoni è al suo esordio, e ha già riscosso un notevole successo: studiosa di letterature comparate e di Marcel Proust, è proprio dello scrittore francese che si ascoltano molteplici echi nella lettura del romanzo, come in questo passo: “Aveva l’impressione di trovarsi non in un luogo, ma nel ricordo di un luogo”. Sono innumerevoli le tematiche che la Marangoni tocca con la sua scrittura delicata ed elegante, e la narrazione, quasi d’antan, cattura il lettore come un sortilegio. Oltre alla storia, è questa la forza del libro. La capacità della scrittrice di affabulare e tenere viva l’attenzione, proprio perché non lascia comprendere al lettore dove e come terminerà il viaggio in cui lo sta conducendo.

Lux inizia col narrare di Thomas Edwards, trentenne e architetto, metà italiano metà inglese, con la discordia che l’unione di queste due nazionalità scatena nell’animo del protagonista. Tom vive a Londra, frequenta Ottie, chef con figlio a carico, e ha una nostalgica ossessione per il suo ‘unico’ amore, Sophie, una ragazza che non ha più visto da quando la lasciò, sette anni prima. Orfano di entrambe i genitori, un giorno Thomas riceve una telefonata dallo studio notarile che si occupa degli affari di famiglia: lo zio Valentino, fratello maggiore della madre Cecilia, è deceduto e ha designato il nipote come erede di un’isola nel sud Italia con un vulcano spento, una fonte d’acqua minerale, una piantagione di baobab nani e lo Zelda, un hotel scalcinato e sconosciuto anche ai viaggiatori più esperti. Ci sarebbe già un’acquirente interessato, così l’uomo decide di sistemare al più presto la faccenda. Tom, Ottie e il piccolo Martin partono all’avventura, non sapendo che il viaggio sovvertirà non solo i loro equilibri ma, anche quelli degli altri ospiti che soggiorneranno all’hotel.

Questo è soprattutto il romanzo del passato che deve essere superato. Accanto a Thomas si agita, dentro Lux, tanta altra umanità che si ritroverà con lui allo Zelda, un fine settimana a riflettere su quel che hanno vissuto e su come poter riprendere il cammino. L’isola dove sorge l’hotel donerà ad ognuno di loro qualcosa: è descritta dalla Marangoni come un luogo sperduto e quasi irraggiungibile, caratteristiche necessarie affinché il percorso di rinascita sia efficace e chiarificatore. La ‘lux’ del titolo si riferisce proprio alla valenza epifanica di questo posto, perché i personaggi comprenderanno che il passato non li ha condizionati come credono.

I protagonisti che affollano Lux meditano molto sull’amore: per Tom è l’amore perduto, a cui ha deciso di dire addio, pentendosene subito dopo. Così, quel sentimento ha lasciato tracce indelebili non soltanto dentro di lui, ma anche ombre sul mondo esterno che lo riportano continuamente a ciò che poteva essere, e non è stato. Poi, ci sono gli elenchi d’amore dello scrittore Gandini, che enumera le sue donne per non dimenticare chi è. Oppure l’amore segreto della biologa Olivia Lubic che “ci rende estranei a tutto, perfino a noi stessi.

L’hotel Zelda assume le caratteristiche di un posto incantato, anche perché in attesa di essere venduto al futuro proprietario, durante una notte di tempesta descritta dalla scrittrice con contorni che ricordano il realismo magico, prende vita e fa comprendere a Thomas che non spetta a lui decidere del futuro di quel posto. L’hotel appartiene solo a se stesso, e non rinuncia alla sua missione: salvare i suoi ospiti dalla nostalgia e dalle labirintiche, ed inutili, macchinazioni della mente. Chi giunge allo Zelda, per caso e per fortuna, comprende che la vita non è fatta di definizioni ma di sensazioni.

Al tempo stesso, tutto lo interessava e tutto lo lasciava indifferente; solo la bellezza di cose minuscole e di connessioni effimere pareva colpirlo nel profondo, perché in quegli attimi passeggeri scorgeva la parte più vera e durevole di se stesso, quella che sapeva resistere alla noia e allo strano uso che le abitudini facevano del tempo.

Lux è anche il romanzo che parla della bellezza delle piccole cose, quelle che danno senso ad un’intera esistenza: possono essere insignificanti e minuscole osservazioni quotidiane da condividere con la persona amata, o con chiunque altro. Oggetti che contengono un’anima visibile solo a pochi. Inclinazioni di luci che svelano paesaggi inaspettati, nel momento giusto. I momenti giusti sono gli altri grandi protagonisti della storia, indovinarli e saperli riconoscere è quasi impossibile. D’altronde, non è nemmeno così scontato che esistano davvero.

Mia madre avrebbe trovato delizioso essere qui adesso. E credeva che le cose deliziose, in un modo o nell’altro, avrebbero salvato il mondo”: Lux di Eleonora Marangoni rientra, decisamente, tra queste.

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