Gino Paoli festeggia 60 anni di carriera con un nuovo album e ancora tanta voglia di sperimentare

by Marianna Dell'Aquila

Se Mogol non avesse avuto l’intuizione di far cantare Il cielo in una stanza a Mina nel 1960 non ci sarebbe stato uno dei testi più belli e poetici della canzone italiana e con esso probabilmente sarebbero mancati molti altri capolavori scritti e cantati da Gino Paoli. Testi che hanno segnato un’epoca, ma che continuano ad emozionare il pubblico, anche di chi negli anni ’60 ancora non c’era.

Gino Paoli festeggia quest’anno i suoi sessanta anni di carriera e lo fa non solo con un nuovo concerto evento il 12 maggio all’Auditorium Parco della Musica di Roma, ma anche con un nuovo disco uscito il 19 aprile scorso, Appunti di un lungo viaggio.

Appunti di un lungo viaggio è una raccolta in due cd di pezzi di repertorio (completamente riarrangiati) e di alcuni inediti. Nel primo disco sono inclusi quattro brani inediti intitolati con i nomi delle quattro stagioni, Estate, Inverno, Primavera e Autunno scritti da Paoli e arrangiati dal compositore e suo collaboratore di lunga data Danilo Rea. Le ha definite “canzoni interrotte” perché non sono nate seguendo uno schema preciso, ma solo l’istinto e l’improvvisazione del cantautore. Canzoni in cui, per sua stessa ammissione, ha voluto dire solo l’essenziale. Nel secondo disco invece vengono riproposti alcuni successi storici e immortali come Che cosa c’è, Il cielo in una stanza e Sapore di sale reinterpretati in chiave jazz con la collaborazione di Rita Marcotulli (pianoforte), Alfredo Golino (batteria), Ares Tavolazzi (contrabbasso) e dalla Roma Jazz String Orchestra diretta dal maestro Marcello Sirignano.

Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, Paoli abbandona la linea melodica e pop delle sue canzoni, proponendo testi (soprattutto i primi dell’album) quasi destrutturati. Non è pure sperimentazione, ma è pura esperienza. E’ pura poesia. Con questo album Paoli fa un viaggio nei suoi ricorsi, nelle sue malinconie, nel suo passato. Rivive le sue esperienze. Ascoltare Appunti di un lungo viaggio infatti non dà semplicemente la possibilità di riascoltare alcune delle canzoni più belle della musica italiana, ma soprattutto di coglierne la bellezza senza tempo, come in un viaggio (appunto) che non ha per forza un inizio e una fine.

A 84 anni Gino Paoli infatti ci propone una lezione d’arte e di poesia. Sessanta anni di carriera, d’altronde, sono una marea e Paoli non deve dar conto di niente a nessuno. Il suo nuovo album è il racconto di un artista che ripercorre la sua vita e che, come molti sanno, nel suo caso non è stata sicuramente priva di avvenimenti importanti. Dagli esordi incerti fino ai successi più memorabili, dall’intensissima vita sentimentale fino all’impegno politico, dall’alcolismo fino al tentato suicidio del 1963 di cui ha parlato anche poche settimane fa dichiarando, in un’intervista rilasciata a Walter Veltroni per la rivista Sette, “Non avevo un motivo preciso per farlo. Mi sparai solo perché volevo vedere cosa c’era dall’altra parte”.

Gino Paoli torna oggi a parlare con il suo pubblico raccontando i suoi ricordi, indagando le sue emozioni più intime (l’amore, l’amicizia, la morte) e può farlo anche senza cercare la nota perfetta o la melodia più adatta. Ascoltiamo le canzoni di Paoli e lo immaginiamo appoggiato ad un pianoforte con la sigaretta in mano a cantare le sue poesie con voce invecchiata, malinconica e un po’ roca. Ma non è l’atteggiamento di un artista stanco. E’ l’atteggiamento di un artista rivoluzionario che ha ancora molto da dire e speriamo non smetta mai.

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