Giovani talenti, Gaetano Narducci videomaker dei Fanoya

by Federica Carretta

Si intitola “Ricordi gli accordi” il singolo d’esordio del gruppo musicale foggiano Fanoya. Oltre alla musica e al testo, ciò che colpisce è la particolarità del videoclip diretto e ideato da Gaetano Narducci. Bonculture l’ha intervistato. Protagonista del filmato – girato completamente a Foggia tra il centro, i locali del Cineporto e il ristorante Sushi Xian – è l’attore e coreografo giapponese Hal Yamanouchi.

Allora, Gaetano, parlaci di te, del tuo percorso – anche universitario – che ti ha portato a ideare e dirigere videoclip musicali.

Ho cominciato a produrre e dirigere video nel 2012, quando studiavo ancora  Lingue a Bologna. In questo periodo c’era una call to action per “sponsorizzare”, per così dire, l’Università di Bologna, appunto. Da qui, è stato un concatenarsi di fattori: avevo un amico che studiava Cinema e a me piaceva tantissimo questo ambito, ma non mi ci ero mai veramente applicato. Così, ho rintracciato la persona in questione e insieme abbiamo prodotto un video che è poi risultato vincitore del contest. Essendoci stata immediatamente una grande sintonia tra me e il team, composto da quattro persone, per un po’ di anni abbiamo continuato a collaborare dividendoci i compiti: io avevo più che altro il ruolo di sceneggiatore. Abbiamo, nel tempo, realizzato vari video, tra cui alcuni spot aziendali. Dopo aver conseguito la Laurea Triennale a Bologna, mi sono iscritto all’Università degli Studi di Foggia, presso il Dipartimento di Studi Umanistici. Devo dire che ho dovuto ambientarmi, nonostante abbia origini foggiane, qui non avevo mai abitato.

In che modo ha inciso questa tua decisione di tornare da Bologna a Foggia sulle tue ambizione in questo campo?

In questo passaggio, a livello di vivere quotidiano, è chiaramente cambiata la percezione degli spazi: si passa da un ambiente grande a una città più “contenuta”, ecco. In linea di massima, però, posso sicuramente dire di non aver vissuto alcun trauma, come si potrebbe pensare. Anzi, posso affermare di aver fatto un piccolo salto di qualità qui a Foggia grazie all’Università. Durante il mio primo anno di specialistica, ho partecipato a un Festival per la produzione di un cortometraggio con un tema fornito dalla commissione che poi avrebbe valutato gli elaborati, organizzato proprio dall’Ateneo e aperto a tutti gli studenti iscritti. In collaborazione con un amico, abbiamo realizzato un corto dal nome “Il prof. di filosofia”, che è risultato vincitore del contest; in palio c’era una borsa di studio, consistente nell’esonero di un anno dalle tasse universitarie. Quindi, diciamo che questo avvenimento ha riacceso in me il fuoco della passione per questo genere di attività.

Nel video c’è l’attore Hal Yamanouchi nelle vesti di un cuoco avanti con l’età che, mentre dorme adagiato su una sdraio nel suo locale, viene costretto da alcuni clienti a svegliarsi e cucinare. L’occasione gli fornisce un pretesto per uscire dal locale e andarsene in giro per la città. Questa sceneggiatura è interamente frutto della tua immaginazione oppure è ispirata a qualche avvenimento particolare?

Il soggetto, in realtà, non è un’invenzione totale. Anni fa, quando studiavo ancora a Bologna, successe a me e ad un amico di entrare in un ristorante cinese (non giapponese come in questo caso) e di vedere il cuoco che dormiva, appunto, su questa sdraio con un cappotto addosso che fungeva da coperta. Il locale era completamente deserto, con trenta o forse quaranta coperti e nessuno seduto a mangiare. C’era, poi, una donna – sempre di origini asiatiche – che ci ha guardati stranita per un bel po’, prima di capire che fossimo dei semplici clienti. A quel punto, la donna sveglia il cuoco che con fare non proprio amichevole ci prepara da mangiare. Quindi, poi ho pensato di tradurre in videoclip questo ricordo molto simpatico degli anni bolognesi.

Quali sono state le difficoltà pratiche nel realizzare un video musicale di questa portata?

La difficoltà più grande è proprio quella di far comprendere a pieno l’idea di partenza a tutto lo staff. La mia paura era, in questo caso, quella della verosimiglianza della location, dei posti, delle strade, etc. Il protagonista, inoltre, è molto eccentrico e di conseguenza ero preoccupato non ci fosse empatia tra di noi. Poi, in realtà, Hal ha conferito una consistenza molto particolare al personaggio, quindi il risultato finale è a mio avviso molto positivo.

Ad un certo punto del video si vede il cuoco che abbandona il ristorante, attraversa la città e si lancia in un ballo solitario all’interno di un altro locale pieno di gente. Questo scarto ha una valenza particolare?

La canzone parla della generazione dei trentenni di oggi; il testo a un certo punto dice: “Generazione sushi, figli del car sharing, stasera solo Negroni”. Potrebbe tranquillamente trattarsi di una frase spensierata, ma nel sottotesto emerge un non so che di malinconico. Poiché è difficile, se non impossibile, raccontare in maniera lucida cosa effettivamente prova un trentenne di oggi che si trova immerso in un clima di negatività sociale dilagante, se vogliamo, ho pensato di giocare con un cortocircuito tra il testo e quello che avevo in mente io. Ho voluto esporre, cioè, una stratificazione di significati tra ciò che lo spettatore vede nel video e ciò che poi ascolta. Per cui, se nella canzone si parla di generazione sushi, io ho ribaltato il punto di vista: non già chi lo consuma, ma chi lo produce; non un trentenne, ma un settantaduenne; e così via. Secondo me, in quel segmento vuoto che si viene a creare tra ciò che si ascolta e ciò che si vede, lo spettatore è costretto a metterci del suo attingendo dal proprio dato esperienziale.

By Federica A. Carretta

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