Fortunato Depero e il misterioso Omino futurista di Giovinazzo

by Fabrizio Simone

Il Gran Bar Pugliese, fondato nel 1926 nella centralissima Piazza Vittorio Emanuele di Giovinazzo, in provincia di Bari, custodisce un piccolo tesoro: un disegno tipicamente futurista, attribuito da Aguinaldo Perrone, studioso di futurismo e di cartellonistica (dal 2014 insegna all’Accademia di Belle Arti di Bari), a Fortunato Depero, noto ai più soprattutto grazie al sodalizio con l’industriale milanese Davide Campari, iniziato nel 1924 (Depero realizzò bozzetti, manifesti e arredi pubblicitari per la ditta, ma soprattutto disegnò la famosa bottiglietta del Campari Soda nel 1927, prodotta però solo nel 1932).

Secondo Perrone, autore di un delizioso saggio edito da Graphe.it edizioni (L’Omino di Giovinazzo. Fortunato Depero: 1926, passaggio in Puglia, ricco di splendide illustrazioni), l’elegante omino in frac e cilindro, rinvenuto casualmente in seguito alla ristrutturazione del bar, sarebbe stato realizzato da Depero durante un probabile viaggio in Puglia, forse motivato dall’amicizia col musicista futurista Franco Casavola, residente a Bari. Casavola, autore del Manifesto sul Futurismo musicale in Puglia, aveva collaborato con Depero alla realizzazione di un balletto meccanizzato, Anhiccam del 3000, in cui i ballerini erano travestiti da locomotive e la coreografia riproduceva i movimenti e i rumori delle locomotive (la trama stessa ruotava intorno all’amore non corrisposto tra un capostazione e una locomotiva). Però dello sfortunato balletto, allestito nel 1924, sopravvive solo un poster e un bozzetto di scenografia. Il 1926, comunque, rappresentò per Depero un anno ricco di eventi, tanto che l’artista soggiornò in Calabria (partecipò alla IV Biennale calabrese d’arte e d’industrie artistiche di Reggio Calabria, portando a casa una bella medaglia d’argento) e in Sicilia, ma della tappa pugliese non v’è traccia negli archivi.

Eppure sono troppi gli elementi che rendono certa l’attribuzione a Depero. Dal punto di vista stilistico-formale, l’omino in movimento, che accenna un saluto col cappello a cilindro, presenta forme dinamiche e geometrie scomponibili tipiche di molti disegni di Depero, soprattutto quelli d’ambito teatrale. I decori a mezzo rombo e le forme geometriche a parallelepipedo, infatti, sono riscontrabili in diversi lavori realizzati tra gli anni ’20 e gli anni ‘30. Se sul lato destro del foglio è scritto “Giovinazzo 1926”, sotto il piede sinistro dell’omino compare una F puntata di Fortunato, tratteggiata con la grafia usuale di Depero. E poi, come non notare, sempre sulla destra, la lettera C cubitale che prorompe futuristicamente da una bottiglia? Quel getto dinamico di liquore fuoriuscito dalla bottiglia travolge una C che rimanda al dinamismo della grande scritta Campari 1931, posta in apertura del Numero Unico Futurista Campari 1931. Ma anche i due elementi decorativi collocati a sinistra dell’omino rimandano a delle C, seppure capovolte. I riferimenti alla C contenuta nel dipinto a olio Squisito al Selz, dedicato al commendator Campari e presentato nel 1926 alla XV Biennale d’Arte di Venezia, sono evidenti. Infine, il nome scritto in grande sotto il disegno (Orazio Bellini) è da intendere più come un appunto che come la firma di un artista sconosciuto.

Tutto conduce a Depero, insomma. Anche se musei, collezionisti e alcuni studiosi interpellati dal prof. Perrone negano l’attribuzione all’artista futurista. Manca, secondo loro, la poetica del tratto. E mancano importanti documenti a sostegno della sua tesi. Nel frattempo, però, l’Omino di Giovinazzo campeggia sulle bustine da zucchero del bar, salutando tutti quelli che ordinano un caffè. Non dev’essere semplice la vita di un logo d’artista.

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