Le “Matrioske” che vogliono portare in giro la bellezza. Daniela Tzvetkova e l’arte come strumento di pace

by Nicola Saracino

L’arte nell’arte. Nasce dall’entusiasmo e dalla voglia di fare “Matrioska”, un gruppo di artiste nato dalla voglia di fare arte insieme, attraverso corsi e laboratori per bambini, adolescenti, adulti e anziani. Il gruppo ha già organizzato alcune iniziative a Foggia e ha tutta l’intenzione di affermarsi anche al di fuori dei confini cittadini portando in giro l’arte ma anche la bellezza, di cui c’è particolarmente bisogno soprattutto in questo periodo. Abbiamo incontrato una delle artiste che ne fa parte, Daniela Tzvetkova. Le altre componenti di questo interessante progetto artistico sono Daniela d’Elia, Maria Palmieri, Irma Ciccone, Patrizia Affatato e Monica Carbosiero.

L’arte, Tzvetkova ce l’ha nel sangue. Dalla scuola superiore ha intrapreso studi artistici, partendo dalla scuola per stilista e passando poi per esperienze come la scenografia. Le ricerche, personali e professionali, l’hanno portata poi all’arte “pura”, che è quello che oggi le sta regalando tante soddisfazioni.

Daniela, come è nata l’idea delle “Mastrioske”?

Alcune persone già si conoscevano tra di loro, io sono entrata a far parte di questo gruppo dopo una mostra a cui avevamo partecipato quasi tutte, dal titolo “Donne della Shoah” che si è svolta di recente alla Fondazione dei Monti Uniti.

Qual è la vostra formazione?

Noi abbiamo un background molto ricco e variegato quindi abbiamo deciso di organizzare qualcosa che ci coinvolgesse tutte e da lì abbiamo messo in atto diverse attività tra cui lavori artistici con i bambini, anziani e mostre. Abbiamo intenzione di promuovere anche dei corsi che diano la possibilità a chi li fa di portare a casa delle conoscenze concrete. L’ultima iniziativa svolta è quella del Pop up Store, un negozio temporaneo della durata di un giorno, che appare e scompare e che al momento si svolge presso il laboratorio di Patrizia Affatato a Foggia.

Come mai il nome “Matrioska?”

Il senso è che si parla di arte nell’arte, come se in ognuna di noi ci sia una parte del “totale” che ha senso solo se ci uniamo.

L’arte può essere uno strumento di pace, soprattutto in un momento come questo?

Credo che l’arte debba innanzitutto sviluppare un pensiero critico, che in questo momento manca nella società. Si tende a seguire qualcosa o qualcuno ma non ricercare e seguire quello che decidi. L’arte è uno specchio della società quindi nel momento in cui viene a mancare questo, si avverte come una mancanza.

A Foggia c’è spazio per gli artisti emergenti?

Gli artisti hanno bisogno di lavorare e di spazi che consentono di esprimere il loro potenziale e a Foggia non ce ne sono molti. Qui abbiamo avuto problemi, ad esempio, con la Pinacoteca 900 ma per fortuna siamo riuscite lo stesso a organizzare iniziative. L’altro fattore è la comunicazione, intesa come ciò che ritorna all’artista. Quindi non solo esposizioni ma anche vedere che c’è gente che apprezza quello che fai. A Foggia ci sono parecchi talenti ma spesso trovano più spazio al di là della città.

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