Angelika Kauffmann, la prima influencer della storia dell’arte, amica di Goethe e ritrattista dei re

by Michela Conoscitore

Il 2020 è stato l’anno della riscoperta di una delle più importanti pittrici non soltanto del Neoclassicismo ma della storia dell’arte mondiale: Angelika Kauffmann. Due celebri istituzioni culturali estere, il Kunst Palast di Düsseldorf e la Royal Academy of Arts di Londra le hanno dedicato due retrospettive che sono già visitabili o lo saranno dal prossimo mese di settembre. Perché ricordare un’artista come Angelika Kauffmann? Per quanto sia nata circa duecento anni fa, la pittrice possedeva una personalità estremamente anticonformista e moderna. Inoltre, ha lasciato un proprio rimarchevole segno nel mondo dell’arte, tanto da modificare la maniera della ritrattistica a lei coeva.

La pittrice nacque nel 1741 a Coira, in Svizzera; i genitori erano il noto pittore Joseph Kauffmann, e la madre l’ostetrica Cleofe Lutz. Se il padre trasmise alla piccola Angelika la passione per la pittura, la madre le insegnò a cantare, la conoscenza delle lingue e l’appassionò alla letteratura. Cleofe morì quando Angelika aveva soltanto sedici anni, fu una prova difficile per un’adolescente, che superò grazie alla vicinanza del padre e alla passione per la pittura. Il padre Joseph accortosi dell’enorme talento della figlia, decise di investire su di lei, puntando su un’istruzione artistica d’eccezione: fu così che Angelika cominciò a viaggiare per l’Europa, soprattutto in Italia sua seconda patria, un po’ come i letterati del Grand Tour, ma lei toccò i principali centri italiani per apprendere dai geni che avevano magnificato la penisola nel corso dei secoli. Fu a Milano, Venezia, Firenze, Roma e Napoli: nel capoluogo toscano si diplomò all’Accademia di Belle Arti, mentre a Napoli fu ben accolta alla corte di re Ferdinando IV, la cui consorte, Maria Carolina, apprezzò enormemente il naturale talento di Angelika tanto da volerla nominare pittrice di corte, evento straordinario ed inusuale per una donna all’epoca. Per i Borbone di Napoli realizzò il famoso ritratto della famiglia reale, oggi custodito al Museo Nazionale di Capodimonte.

In Italia conobbe artisti celebri come Giambattista Piranesi, Pompeo Batoni e Giovanni Battista Canova, ma anche molti inglesi e tedeschi tra questi il famoso Johann Joachim Winckelmann che scrisse di lei: “La giovinetta di cui parlo è nata a Coira, ma fu condotta per tempo in Italia da suo padre, che è pure pittore; parla assai bene l’italiano e il tedesco. Parla inoltre correntemente il francese e l’inglese. Si può chiamare bella e gareggia nel canto con le nostre migliori virtuose. Il suo nome è Angelica Kauffmann”.

Col padre, dopo Napoli e Roma, si spostò a Venezia dove conobbe l’ambasciatore inglese John Murray e la moglie, Lady Wentworth. Con la donna, Angelika instaurò un legame confidenziale e fu lei a suggerire alla pittrice, già affermata e richiesta, di trasferirsi a Londra per ampliare le proprie conoscenze e fare nuove esperienze. Nella capitale inglese, Angelika fu ben accolta, tanto da essere ammessa insieme a Mary Moser, su trentaquattro membri, come unica donna fondatrice della Royal Academy of Arts. Oltre alla fama che aumentò esponenzialmente, a crescere furono anche i pettegolezzi sulla sua reputazione: una donna sola e libera fa sempre paura, e quindi il suo nome affinché venisse screditato, fu associato a numerosi amanti, di cui molti artisti. Un’opera, inoltre, del collega Nathaniel Hone, Il congiurato, la ritraeva sul fondo della scena, in abiti discinti: immediata fu la reazione di Angelika, che protestò pretendendo la rimozione della propria raffigurazione. Il matrimonio con il conte svedese, Frederick de Horn, non andò a buon fine, Angelika ottenne l’annullamento nel 1780. Un anno dopo il padre concesse la sua mano al pittore veneziano Antonio Zucchi.

Dopo un breve intervallo a Venezia, Angelika e il marito si trasferirono definitivamente a Roma, presero casa in via Sistina 72, dove l’artista aprì anche il suo atelier. Racconta Bettina Baumgärtel, curatrice della mostra di Düsseldorf che la pittrice sapeva benissimo quello che voleva ottenere e come ottenerlo, definendola la prima influencer della storia. Si circondava di personalità importanti, che elevavano il suo status sociale, e per chi lo desiderava, poteva recarsi nel suo studio e assistere alla creazione delle sue opere in estemporanea. Una tattica di marketing personale che del Settecento possiede davvero poco, e infatti era questa la caratteristica innovativa della personalità di Angelika: conosceva le sue potenzialità e sapeva di riscuotere grande favore tra i suoi ‘fan’.

Roma continuava ad essere una delle tappe più ambite del Grand Tour, e accolse tra gli altri lo scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe. Il letterato entrò in contatto con la pittrice, divenuta ormai una celebrità; non si hanno testimonianze in merito, ma si pensa che tra i due possa esser nata una relazione amorosa. Di lei, Goethe scrisse: “Guardar quadri con lei è assai piacevole; tanto educato è il suo occhio ed estese le sue cognizioni di tecnica pittorica”. Però, se lui nella Capitale si divise tra Angelika e altre conquiste femminili, la pittrice si invaghì clamorosamente dello scrittore tanto da subire un tracollo fisico e mentale quando Goethe abbandonò Roma, per non farvi più ritorno.

A proposito di quei giorni, lei stessa scrisse: “Il suo commiato mi ha trafitto l’anima. Il giorno della sua partenza è stato tra i giorni più tristi della mia vita”; i due, negli anni seguenti, continuarono a scambiarsi lettere, lei le conservò tutte fin quando nel 1789 le bruciò, per andare avanti e dedicarsi al marito, unico uomo, con il padre, ad esserle rimasto sempre accanto.

Antonio Zucchi morì nel 1795, nel frattempo Angelika non smise mai di lavorare, divenendo tra l’altro un punto di riferimento per tutti i giovani pittori dell’epoca. Accademica ed eminente ritrattista, alla sua morte avvenuta nel 1806, i romani le volevano riservare l’onore di una sepoltura al Pantheon. La pittrice, prima di morire, però asserì di voler riposare nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, accanto al marito. Nonostante tutto, dopo funerali solenni contraddistinti da una larga e commossa partecipazione, i cittadini dell’Urbe posero comunque un suo busto nel Pantheon, accanto alla tomba di Raffaello Sanzio. Così fu incoronata nell’Olimpo dell’arte la pittrice innamorata dell’Italia.

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