“Crazy. La follia nell’arte contemporanea”: ventuno artisti giocano con le maschere della pazzia al Chiostro del Bramante

by Michela Conoscitore

Un catalogo della follia, intesa come declinazione infinita della creatività umana, ha invaso uno degli spazi espositivi più celebri di Roma: il cinquecentesco Chiostro del Bramante accoglie la mordace contemporaneità con la nuova mostra, Crazy – La follia nell’arte contemporanea, curata da Danilo Eccher, che sarà visitabile fino all’8 gennaio 2023.

Nella più ampia accezione di ‘follia’, non di rado sinonimo di ‘creatività fantastica’”, afferma Eccher, “l’arte si è sempre ritrovata a proprio agio, ma è soprattutto con i primi studi psicanalitici e neurologici d’inizio secolo scorso che il rapporto fra disturbi psichici e arte si è fatto più intenso e consapevole. Nel corso del tempo, il confine netto fra il dato medico e l’orizzonte poetico si è via via attenuato, svaporato, liberando piani di confronto e contaminazione, la folle creatività ha cominciato a occupare la scena mostrando le sue innumerevoli maschere”.

Ventuno artisti, nazionali ed internazionali, ben undici le opere site specific, i visitatori si ritroveranno in una dimensione d’artista, parallela a quella esterna che lasciano appena entrano nel Chiostro, un ‘parco giochi’ per adulti e bambini il cui percorso inizia con quattro opere site specific. La prima, la più scenografica, è Passi di Alfredo Pirri che ammanta il pavimento dell’atrio: una superficie di specchi che si modifica costantemente al passaggio dei visitatori che lo possono percorrere. Frantumazioni che si riflettono interiormente, a significare che la vita è in perenne mutamento, non lo si può negare. Sarebbe folle affermare il contrario.

Costeggiando l’atrio del Chiostro si incontra la Poured Staircase di Ian Davenport: una colata di colori fluo che cadono da una scalinata, l’artista sembra voler ricoprire tutto con la forza del colore che, apparentemente, pare ingovernabile ma cela la follia magica di Davenport nel saper controllare l’incontrollabile. Le scritte luminose di Alfredo Jaar salutano il visitatore già nell’atrio, e lo accompagnano nell’intero percorso espositivo, ponendo interrogativi pop su cui ragionare: la follia è saper maneggiare le parole.

La prima opera che si incontra, saliti al piano superiore, è quella di Thomas Hirschhorn, Break Through: un soffitto che crolla e da cui fuoriesce l’impensabile che destabilizza. L’imprevisto porta con sé sempre un po’ di follia. Si prosegue tra i morbidi ed enormi fiori di Janet Echelman fino all’ambiente disturbante di Anne Hardy, una stanza verde ambulatorio che attinge dai ricordi del visitatore per acquistare fisionomia. I candelabri di cera, pendenti dal soffitto, di Petah Coyne raccontano la delicata follia della fragilità umana. Non poteva mancare uno dei padri dell’arte contemporanea, Lucio Fontana, che col suo Ambiente Spaziale, un (non) luogo immerso nel bianco abbacinante, fa sperimentare al visitatore la catarsi dell’artista, perdersi e ricominciare con nuovi stimoli creativi.

Le luminarie al led di Massimo Bartolini ricordano al visitatore le decorazioni luminose delle feste di paese ma a differenza di quest’ultime, poste in alto, l’opera di Bartolini è posizionata sul pavimento. Per il visitatore funge da ‘faro’ e illumina l’instancabile rinnovamento dell’arte contemporanea. Le curiose sculture del duo di artisti cinesi Sun Yuan & Peng Yu le ritroviamo nella sala 7 con Teenager Teenager. Il visitatore le aveva già intraviste nell’atrio: esili corpi sormontati da massi giganti, al posto delle teste, stanno a significare il lavorio mentale che precede la creazione di un’opera d’arte. I due artisti ambiscono, follemente, a rendere visibile la massa indistinta delle spinte creative. Il viaggio è quasi giunto al termine: dall’armadio di Sissi si entra in Topoestesia di Gianni Colombo, l’opera site specific riprodotta al Chiostro del Bramante nella sua strutturazione del 1970: all’entrata il visitatore è accolto dal buio, poi percepisce il pavimento sconnesso, le luci intermittenti e sfuggenti che accentuano la sensazione di spaesamento, Topoestesia è straniamento che porta ad una nuova consapevolezza.

Nemmeno le superficie verticali del Chiostro sono rimaste immuni dagli impulsi folli degli artisti, così le farfalle di Carlos Amorale accompagnano il visitatore mentre esplora il secondo piano del Chiostro; invece, la Trappola d’Amore di Fallen Fruit ricopre la sala delle Sibille invitano a perdersi in un sogno multicolor.

Crazy esplora, con lucida ironia, un binomio che da millenni concede agli artisti di dare forma a ciò che ancora non esiste nella dimensione del reale, ma ha perfettamente senso in quel che i normali chiamano follia.

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