“Da quando impera la pandemia siamo qui immobili e pazienti in attesa di essere fotografati”. Dalla parte del patrimonio culturale, il diario fiorentino di una guida turistica

by redazione

Ci risiamo, e in realtà ci siamo sempre stati. Siamo quadri, statue, oggetti d’uso comune, pagine di manoscritti, disegni e incisioni. La nostra casa è il museo, la chiesa, il palazzo storico, le cui porte hanno riaperto proprio in questa fine di gennaio 2021. Una sola la condizione di riapertura in Italia: un colore, il giallo. E la Toscana da cui vi parliamo lo è. Così a Firenze, la città dai musei famosi in tutto il mondo, hanno già aperto le porte il Giardino museo di Boboli, Palazzo Pitti e gli Uffizi, rispettivamente lo scorso 19, 20 e 21 gennaio, dopo la chiusura del 5 novembre 2020. Il David e tutte le altre opere d’arte sue compagne custodite alla Galleria dell’Accademia di Firenze dovranno attendere ancora il 16 febbraio per rivedervi, cari ospiti.

Teniamo a dirvi che è da quando impera la pandemia Covid-19 che siamo qui, immobili e pazienti in attesa di essere fotografati, immortalati in un ricordo, in una emozione. Si, facciamo anche questo, produciamo emozioni e lo facciamo da migliaia di anni, a volte. Ci chiamate opere d’arte, o beni culturali. Avevamo voglia di rivedervi, perché siete voi visitatori che ci riportate in vita e date giustizia al nostro essere opere d’arte. Qui chiusi non avremmo senso.

Amiamo il dialogo sordo con voi. Si connette al vostro pensiero e con alcune persone addirittura all’animo. Stiamo pian piano riaprendo le nostre case, ma già siete accorsi a farci visita in discreto numero e agli Uffizi c’è chi può testimoniarlo. Non provenite soltanto dal nostro Paese, abbiamo riconosciuto le vostre lingue: francese, inglese, quelle asiatiche. Forse sentivate anche voi fortemente la nostra mancanza. E di questo ne siamo fieri. Esiste ancora speranza per l’uomo che crede nel potere della storia e della riflessione.

Non siete numerosissimi, ma questo ci ha permesso di sentire i vostri respiri e i vostri commenti, e voi avete potuto fermarvi a leggere le didascalie che un po’ ci descrivono, ma che prima erano nascoste dalla folla. Vi siete cimentati a indovinare e interpretare cosa rappresentiamo. E anche se non lo sapete abbiamo sorriso. Siete un pubblico diverso, non il solito che eravamo abituati a vedere. Emerge il vostro spirito intellettuale, curioso, si percepisce la vostra erudizione e a volte la vostra cultura. Alcuni visitatori addirittura giocano con noi facendosi foto scherzose ma rispettosissime della nostra anzianità. Sono quelli che ci conoscono bene, ma così bene che sono nostri amici.

Nessuna guida turistica è adesso impegnata a spiegare e a guidare un gruppo di visitatori. Ma non vediamo l’ora di rivederle. Sono loro capaci di far rimbalzare tutta la nostra storia, di raccontare quel tempo che ci ha prodotto come se fosse presente, conoscono gli autori come un parente, di cui padroneggiano pure sentimenti, passioni, difetti. Le più brave riescono quasi a raccontare l’odore che avevamo noi quando prendevamo forma nell’atelier dell’artista che ci ha prodotto, come quello della polvere dei marmi per le sculture e l’odore pungente delle pitture per i quadri.

Sono molti i protagonisti di un museo. Senza modestia noi, a volte posti dietro vetri protettivi e dentro particolari climabox. Poi voi visitatori, immancabili nella percezione dell’arte. Le già citate guide turistiche, che raccontano chi siamo. Ma poi ci sono i direttori dei singoli settori disciplinari, il direttore generale, i curatori di settore, gli allestitori, il personale delle pulizie generali, gli addetti alla sorveglianza, gli impiegati in biglietteria, ai centralini telefonici. Baristi e camerieri. I responsabili della nostra comunicazione sui siti web ufficiali del museo. Lavoratori, che nella riapertura abbiamo salutato con gioia. Non abbiamo potuto non notare un cambiamento nel loro lavoro: non danno più per scontato nulla, non sbuffano di stanchezza, non si fanno prendere dagli automatismi del lavoro, sono più gentili e rispettosi verso di voi. Desiderosi di venirvi incontro pur con le distanze obbligatorie di prevenzione sanitaria.

Il virus covid19 vi ha cambiati, con dolore forse, ma in positivo. Ci auguriamo visitatori più attenti e lavoratori alla cultura più rispettosi. Perché un collega è un compagno di viaggio e il visitatore è un ospite prezioso e atteso, e noi opere d’arte siamo le più anziane di tutti perciò bisognose ci cura e rispetto. I musei sono luoghi importanti e insostituibili per la mente e lo spirito del presente. Potete a casa nostra non solo respirare ossigeno, ma rigenerarvi con il vostro passato personale, consegnarci le vostre ferite e forse sanarle. Sappiamo assorbire stati d’animo di ogni tipo, siamo in questo i serbatoi più capienti e sicuri e a volte diamo risposte alle vostre domande personali. Niente di magico, è solo la storia che nei libri è scritta ma attraverso di noi è manifestata, tangibile: la potete vedere. Ve la possiamo mostrare tutte le volte che lo desiderate e che avrete la possibilità di farci visita.

L’uomo, essere umano, è capace di grandi opere e di grandi sbagli, di incredibili passioni e notevoli interpretazioni, di importati scoperte e fantastici segreti. Noi, opera umana, lo sappiamo e lo mostriamo nel nostro spettacolo preferito. Anche voi siete uomini. Non dimenticatelo. Tenetevi pronti ad inaugurare un periodo migliore, post pandemia.

Valeria Nanni

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