“I furti delle opere d’arte sono quasi sempre su commissione”. Il recupero dell’Arma: a colloquio col Generale Roberto Riccardi

by Michela Conoscitore

Fin da 1969, la sede del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri è il Palazzetto in Piazza di Sant’Ignazio, a Roma. All’interno di quelle stanze sono stati studiati e messi in atto alcuni dei recuperi più significativi per l’arte del nostro Paese: come raccontato dalla mostra L’arte di salvare l’Arte dello scorso anno, ospitata presso il Palazzo del Quirinale, il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, in cinquant’anni di attività, è riuscito a riportare a casa opere come i Grifoni di Ascoli Satriano e la Madonna di Senigallia di Andrea Mantegna.

Un anno fa, proprio in occasione del cinquantenario del TPC, un cambio al vertice ha visto la promozione a comandante di questa sezione speciale dell’Arma del Generale Roberto Riccardi: originario di Bari, ufficiale sì ma anche giornalista e scrittore, ha all’attivo la pubblicazione di romanzi gialli e thriller. Il Generale Riccardi era a Firenze nei giorni scorsi per l’inaugurazione della mostra Storie di Pagine Dipinte a Palazzo Pitti, che vede tra i protagonisti proprio il TPC, e bonculture gli ha posto alcune domande per conoscere il prezioso apporto di questa sezione speciale dei Carabinieri:

Generale Riccardi, qual è il significato della nuova mostra di Palazzo Pitti?

Storie di Pagine Dipinte dimostra come le opere d’arte possono tornare a casa grazie al lavoro di tanti operatori impegnati su questo fronte, da chi è custode dei beni, e quindi ha la responsabilità di catalogarli e custodirli, a chi svolge una ricerca e una documentazione utile per il lavoro investigativo e che, poi, va a cercare i beni quando affiorano nel mercato illegale internazionale, o da possessori ignari della provenienza del bene, sparsi in tutto il mondo. L’obiettivo è riottenere quei beni, e spesso è necessario ricorrere alla diplomazia culturale per conciliare i due diritti contrapposti, quello di proprietà e quello di possesso, dovuto ad un acquisto in buona fede. In questi casi, si concede un indennizzo al possessore affinché il bene torni al legittimo proprietario.

Come operano i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale?

Lo strumento principe è la nostra Banca Dati, la ‘Bibbia’ a cui poter attingere per riconoscere e individuare i beni perduti, in base alle informazioni contenute nel database. La prima informazione è la fotografia dell’opera, poi le dimensioni del dipinto o della scultura, a cui si aggiungono le note tecniche storico-artistiche che servono ad identificare con certezza il bene. Con questo strumento lavorano i nuclei regionali, dislocati in tutto il territorio nazionale. Poi c’è un reparto operativo nazionale che si occupa anche della cooperazione all’estero, e possiede delle sezioni specializzate come quelle di archeologia, antiquariato e falsificazione arte contemporanea. Ciò attesta un elevato grado di specializzazione degli operatori che, pur nascendo come investigatori puri, approfondiscono la propria preparazione nella storia dell’arte.

Il traffico di opere d’arte in Italia: quali sono le dinamiche e qual è il valore del suo giro d’affari?

Il traffico ha, per sua specifica natura, una dimensione internazionale: l’Italia ovviamente rientra in questo traffico e il nostro Paese nella classificazione di questo mercato illegale in paesi d’origine, di destinazione e di transito, è soprattutto un paese d’origine poiché ha un vastissimo patrimonio archeologico, artistico e antiquario, come i codici miniati esposti qui a Palazzo Pitti. Il volume d’affari complessivo si aggira, annualmente, attorno ai sei miliardi di euro, una stima che abbiamo sviluppato e presentato nel 2000 alla Camera dei Comuni di Londra. Le stime successive sono quelle dell’Interpol, e riportano cifre simili.

Chi sono i trafficanti d’arte, oggi?

Ci sono varie filiere, a seconda dei beni cui ci si interessa. Per esempio ci sono settori molto di nicchia e specialistici come quello delle monete antiche e dei francobolli. I principali sono quelli degli scavi clandestini, che vede il tombarolo, l’ultimo anello della catena, che ruba il bene dalle tombe e scava di notte. Spesso è quello nelle cui mani restano soltanto le briciole di questo commercio. Poi ci sono diversi gradi di mercanti, da quelli locali ai grandi mercanti internazionali che nei decenni passati riuscivano a portare le opere trafugate nei musei più celebri del mondo o presso le case d’asta più importanti. I furti delle opere d’arte sono quasi sempre su commissione, perché gli artisti più famosi non si rubano senza avere prima la certezza di smerciare quell’opera. Spesso la commissione precede il furto, e chi lo commette intrattiene un rapporto di vicinanza o familiarità con un museo o una galleria avendo un basista all’interno per poter commettere il furto, sapendo già come piazzare il bene. L’altra filiera è quella dei falsi: i realizzatori materiali delle opere sono spesso degli artisti mancati, a cui si aggiungono i mercanti che realizzano un commercio parallelo a quello legale, che sempre più frequentemente utilizza canali diretti come la vendita online che aumenta di giorno in giorno, ormai lo spazio più sicuro per loro. Quello è il terreno dove andiamo ad affrontarli.

Generale Riccardi, qual è il recupero di cui è più orgoglioso nel suo primo anno come Comandante del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale?

In cinquantuno anni del corpo, i carabinieri del TPC hanno recuperato tre milioni di beni. Nel mio primo anno al Nucleo sono accadute cose molto belle e importanti, l’ultima significativa, anche per il valore morale, è l’omaggio dello street artist Banksy alle 130 vittime della strage del Bataclan a Parigi. Su una delle porte di sicurezza, l’artista anonimo ha applicato una lastra col suo omaggio, una donna velata in lutto. L’abbiamo recuperata nei giorni scorsi in Abbruzzo, grazie anche alla collaborazione delle autorità francesi che lavoravano su questo furto dal gennaio 2019, quando la porta del Bataclan fu asportata e trafugata.

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