Il portale di San Martino: testimonianza dell’arte mariana in Capitanata

by Lorenzo Tomacelli

La Cattedrale di Santa Maria, ubicata nel cuore del nucleo storico di Foggia, è un luogo particolarmente significativo e identitario per la storia della città. Oggi si presenta agli occhi del visitatore come un palinsesto, un edificio modificato nelle sue forme originali e trasformato nel tempo secondo il gusto predominante.

La veste barocca lascia indovinare poco di quelle che dovevano essere le originarie forme medievali, di cui, a causa di calamità naturali e non, sopravvivono poche testimonianze. Reliquia preziosa di questo periodo è la parte inferiore delle mura d’ambito, la quale presenta un prezioso fregio nel cornicione e il famoso Portale di San Martino, accesso secondario del lato settentrionale della chiesa oggi murato.

Riemerso soltanto dopo grandi lavori di ristrutturazione successivi alla seconda guerra mondiale, con l’abbattimento della cappella di Sant’Antonio che ne occultava completamente la vista, esso è composto da un arco che lo sovrasta, segnato in alto da un fregio in pietra verde a motivo di dente di sega finalizzato a differenziare questo spazio dalle campate contigue, segnandone in questo modo l’importanza. Diverse preziose sculture lo decorano, seppur ormai alcune di esse siano molto danneggiate e di difficile lettura. Esse sono frutto di un “collage” di pezzi provenienti da diverse zone della chiesa, composto probabilmente durante antichi restauri. Si può dividere il manufatto in quattro livelli differenti. In alto, al di sopra dell’arco stesso, si trovano due grifoni alati che sembrano spiccare il volo oltre il cornicione seguiti in basso da Cristo in gloria fra due angeli (maiestas domini) e da tre figure misteriose. Infine, nella lunetta vera e propria del portale, è collocata la Madonna in trono fra due angeli.

Un dibattito attorno alla dedicazione del portale si aprì proprio quando si cercò di dare un’identificazione alle figure, non tutte, come già accennato, di facile interpretazione. Quella centrale del cavaliere, di cui intravediamo ormai solo parte del mantello, ha generato le teorie più fantasiose. Indicata da molti come un San Martino, a causa del mantello fluttuante alle sue spalle che dovrebbe indicare l’atto di tagliare il mantello per il povero, resta in realtà di dubbia identificazione. È sicuramente San Martino, invece, la statua del vescovo barbuto che lo affianca, riconosciuto grazie a una piccola iscrizione. Chiude il gruppo Sansone che lotta col leone. Ma se le altre figure hanno suscitato modesto interesse, fu il cavaliere identificato come San Martino quella di cui si scrisse di più, arrivando persino a ipotizzare che potesse raffigurare un importante sovrano o persino l’imperatore.

Grazie alle fonti antiche e agli studi preziosi dello storico Jean Marie Martin, sappiamo che fra XII e XIII secolo la città di Foggia vide accrescere il suo potere all’interno del Regno di Sicilia. Quella che era nata come piccolo agglomerato di sparuti villaggi, era diventata inclita sedes imperialis, sede prediletta dell’imperatore. La sua posizione strategica al centro del tavoliere e l’importanza assunta dalla dogana delle pecore suscitarono le attenzioni di Federico II, che qui costruì una lussuosa reggia delle cui rovine si favoleggia ancora e di cui rimane probabilmente l’unica testimonianza visibile nell’antico portale in piazza Vincenzo Nigri. Sia le teorie che i fatti storici lasciano propendere per un intervento di Federico nella costruzione della chiesa stessa, mettendo spesso in secondo piano l’importanza che ebbe invece il Capitolo della cattedrale e il suo clero. Proprio nello stesso periodo, i canonici di Foggia assumevano sempre più potere grazie a donazioni cospicue a quello che era ormai era considerato un luogo sacro importantissimo. Qui era (ed è) custodito un sacro tavolo raffigurante una vergine in trono, la cosiddetta Madonna dei Sette Veli, ritrovata nei pressi di un laghetto paludoso grazie alla presenza miracolosa di tre fiammelle che ne indicarono la presenza ad alcuni pastori.

Dall’analisi dei blocchi di pietra e dagli studi condotti finora, grazie ad uno studio del tessuto murario, è emerso che le uniche sculture ivi collocate ab origine siano quelle del gruppo della vergine fra i due angeli. Questo perché probabilmente il Capitolo, mosso dalla necessità di lavori di adeguamento della chiesa, commissionò un portale dedicato alla Madonna. All’immagine vennero attribuiti diversi prodigi e la fama di questa miracolosa icona travalicò i confini pugliesi. Ne è prova una composizione facente parte del testo delle Cantigas de Santa Maria, raccolta di 427 canzoni monofoniche in galiziano in onore della Vergine.

Questo inestimabile testo, di cui restano quattro copie manoscritte, era una vera e propria enciclopedia della musica medievale. Centinaia di cantigas de miragre che raccontano episodi sovrannaturali legati al culto mariano e ai santuari di svariate località del continente. Inserito nel contesto europeo dei trovatori, il corpus dei componimenti, fatto redigere dal re di Castiglia e Leon Alfonso il Saggio fra il 1270 e il 1280 ca., raccoglie la tradizione orale e le leggende legate al culto mariano circolanti in Europa. In esso si narra di una donna al seguito dell’imperatore Corrado che gioca a dadi con alcune sue compagne nei pressi di una statua in marmo della vergine posta nelle vicinanze di una chiesa. Avendo perso, scaglia adirata il dado verso la Madonna, che miracolosamente si anima e solleva un braccio come per voler proteggere il bambino Gesù dal colpo. Successivamente il re, venuto a conoscenza del miracolo, provvide al restauro ad eccezione del braccio, al fine di lasciare una testimonianza ai posteri del miracoloso avvenimento.

Sembra più di una coincidenza quindi che la miniatura che accompagna tale episodio, riproduca proprio il Portale di San Martino, con la sola immagine mariana in bella vista a decorarlo. Tali aspetti rimarcano che in passato tale luogo ebbe grande importanza per la vita della città, testimonianza di un culto popolare che ha molti esempi simili in tutta la Capitanata e di cui le nostre sculture ne sono esempio tangibile ancora oggi. Ignorato dai pochi turisti e quasi nascosto nel cortile interno della Chiesa, il cosiddetto portale di San Martino attende solo di essere valorizzato e riscoperto come manufatto di primo piano nel panorama storico e artistico pugliese (e non solo).

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