Il primo passo verso la riapertura completa: a Firenze riapre il Museo Galileo

by Michela Conoscitore

Poco prima di iniziare la visita del percorso espositivo, il dottor Andrea Gori, responsabile delle attività educative del Museo Galileo di Firenze, ha raccontato al gruppetto che gli si è formato attorno la sua emozione di qualche ora prima, quando ha accolto i primi visitatori dopo ottantanove giorni di chiusura.

Anche in questi momenti, ci si rende conto di quanto il Covid abbia tracimato gli argini delle nostre esistenze che, fino ad un anno fa, seguivano un percorso tranquillo, quasi banale e ripetitivo. Oggi, ci stupiamo di poter effettuare una visita guidata in un museo, esplorarne le sale mentre si ascoltano le storie che gli oggetti esposti sono in grado di svelarci.

Ritengo che un museo senza pubblico, sia morto”, afferma il dottor Gori a bonculture, “anche se abbiamo organizzato tantissime visite e attività a distanza per le scuole, percorrere queste sale vuote mi infondeva sempre molta tristezza.

Al Museo Galileo, ovviamente, in questi mesi hanno continuato ad essere vicini ai visitatori con varie iniziative digitali, ma come affermato anche dal dottor Gori, una visita online non potrà mai sostituire quella esperienziale al museo. Ciò vale soprattutto per il Museo Galileo, piccolo gioiellino di storia della scienza e della tecnica nel cuore di Firenze, sito accanto ai maestosi Uffizi. L’istituto culturale raccoglie le collezioni scientifiche delle famiglie de’ Medici e Lorena, le casate che governarono il Granducato di Toscana fino all’Ottocento: protagonista indiscusso, lo scienziato di Pisa Galileo Galilei.

Al Museo Galileo hanno pensato di ripartire offrendo delle visite guidate gratuite: l’iniziativa ha riscosso un enorme successo tanto che con le prenotazioni pervenute i visitatori hanno già occupato quasi per intero il mese di febbraio: “Quello delle visite guidate gratuite in questo periodo è un investimento importante per il museo, e rappresenta il primo passo verso la riapertura completa”, spiega il dottor Gori, che prosegue, “nel frattempo stiamo preparando i nostri nuovi laboratori didattici, ma offriamo un’infinità di attività laboratoriali per tutti, l’inclusività è un nostro punto di forza. Un esempio su tutti in merito, ogni strumento nel percorso di visita è tradotto in braille”.

Visitare questo museo equivale ad immergersi nella mentalità del Seicento e del Settecento, a comprendere cosa ci allontana e separa da quei secoli, ad ascoltare attraverso aneddoti e curiosità chi fosse Galileo Galilei, l’uomo che fu costretto all’abiura dopo aver sovvertito l’ordine delle cose, il mondo così come pensava di conoscerlo l’umanità dell’epoca.

Tra mappamondi in cui all’America meridionale manca la Patagonia, allora ancora sconosciuta, e cannocchiali rivestiti di pregiata carta fiorentina, a catalizzare l’attenzione è la Sfera Armillare di Antonio Santucci, costruita per volere di Ferdinando I de Medici che riproduce le credenze dell’epoca, la Terra al centro dell’universo.

Galileo, invece, col metodo sperimentale, e un bel po’ di ingegno e arguzia, dimostrò nella pratica la teoria copernicana, demolì l’uomo rinascimentale per far nascere quello moderno. Ma fu un cammino lungo e tortuoso, non gli credettero in molti, e dopo l’abiura, protetto dai Medici, si ritirò in una villa nei pressi di Firenze, ad Arcetri, dirimpettaio del convento in cui viveva sua figlia, suor Maria Celeste.

E pur si muove!”, disse davanti al tribunale dell’Inquisizione: nonostante il suo ritiro, lo scienziato continuò a studiare il cielo con i cannocchiali che egli stesso aveva ideato, due semplici lenti convesse che a quel tempo, tecnologicamente, erano paragonabili ad un personal computer odierno, e che permisero a Galileo di scoprire le macchie solari e i satelliti di Giove, che egli chiamerà Stelle medicee.

Osservando gli unici due cannocchiali dello scienziato, arrivati fino a noi soltanto perché furono dimenticati in un armadio, salvati dal riciclo in cui spesso oggetti anche preziosi incappavano allora, ci si ricorda che la Chiesa cancellò la sua condanna nel 1992.

Tornando al presente, dopo la visita alle sale del primo piano, si scende nei sotterranei del Museo, risalente all’XI secolo, per scoprire insieme al dottor Gori i laboratori museali, vera chicca dell’istituzione culturale fiorentina che non soltanto promuovono la conoscenza, in ogni fascia d’età, ma anche l’incontro: “L’idea che abbiamo sempre portato avanti è quella di un luogo dove ci si incontra socialmente, dove ci si confronta sulle proprie idee senza aspettarsi un magister che ti trasmette meccanicamente del sapere. I musei non sono luoghi statici”, conclude il dottor Gori. Seppur raccontino il passato, i musei sono sempre più proiettati verso i visitatori contemporanei per appassionarli e sorprenderli. Soprattutto rappresenteranno un supporto prezioso per dare alla scuola quella marcia in più, nel post pandemia.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.