Il viaggio di Giovanni e Telemaco Signorini nell’immagine di Firenze

by Michela Conoscitore

Nel quattrocentesco Palazzo Antinori, nel centro di Firenze, è ospitata la mostra La Firenze di Giovanni e Telemaco Signorini, aperta al pubblico fino al 10 novembre, ed allestita al piano nobile del palazzo, eccezionalmente aperto al pubblico.

La mostra, curata da Elisabetta Matteucci e Silvio Balloni, nasce dal ritrovamento di un carteggio tra padre e figlio, Giovanni e Telemaco Signorini, dove emergono oltre ai rapporti famigliari, anche lo stretto legame che univa i due artisti alla città, loro musa ispiratrice, gelosamente protetta dalla modernità sempre più pressante.

I Signorini sono sicuramente gli artisti più famosi dell’Ottocento fiorentino, e non solo: se il padre Giovanni, apprezzato vedutista alla corte dei Lorena, ha ritratto il capoluogo toscano in una sorta di momento magico e sognante, quando Firenze conservava ancora quello status di città antica e senza tempo, il figlio Telemaco ha cercato non soltanto di preservare quell’anima d’antan della città, ma ha anche ritratto i paesaggi che coronavano Firenze, da Settignano alla Capponcina, e si è reso capostipite di una delle correnti artistiche più famose dell’ottocento italiano, quella dei Macchiaioli, che avrebbero anticipato con grande successo i futuri Impressionisti.

I Macchiaioli, termine dispregiativo usato da un giornalista per descrivere la ‘nuova arte’, nascono come gruppo d’artisti che reagisce all’arte delle Accademie, affermando che il quadro è un insieme di macchie, di luce e ombre, che insieme danno vita a forme e dimensioni. Tra gli appartenenti a questa corrente artistica, oltre a Telemaco Signorini, si annoverano Serafino De Tivoli, Giovanni Fattori, Silvestro Lega e Raffaello Sernesi.

Nelle splendide sale di Palazzo Antinori sono esposti ben sessanta quadri che ripercorrono, in un viaggio unico nella Firenze che fu, non soltanto l’arte dei Signorini ma anche di chi aderì al movimento dei Macchiaioli, e amò, soprattutto, Firenze.

Il percorso espositivo parte con dei ritratti dello stesso Telemaco Signorini, e prosegue, poi, con i paesaggi tra i più belli dipinti dal padre Giovanni, Veduta dell’Arno e Piazza Santa Croce a Firenze: ad esser ritratti non sono solo dei luoghi prettamente topografici, bensì luoghi dell’anima in cui si può ravvisare forte l’affetto di un uomo per la sua città. Altri due quadri di Signorini padre, Veduta dell’Arno verso Ponte Vecchio e Veduta dell’Arno da Ponte alla Carraia, sono in grado di trasportare il visitatore contemporaneo indietro nel tempo, per apprezzare la Firenze dell’epoca, genuina, bucolica e quasi incantata.

L’atmosfera fiorentina ritratta dal padre non è la stessa che riprodurrà il figlio, nei suoi dipinti più famosi: Firenze intraprende, dal passaggio dai Lorena al regno sabaudo, una trasformazione urbana che nel 1865 la vedrà insignita del titolo di capitale d’Italia, anche se per poco. Questi stravolgimenti dell’assetto cittadino snaturarono un po’ il capoluogo toscano, tanto da spingere Telemaco Signorini e altri, come Silvestro Lega e Odoardo Borrani a prediligere i dintorni più rustici di Firenze: così nacque l’esperienza della Piagentina, periferia suburbana della città, dove il dipinto Il ponte sull’Affrico ne è una splendida testimonianza. Anche nel Panorama di Firenze dal Colle di San Miniato, sempre del Signorini figlio, si percepisce quella nostalgia per la città che fu, ormai, però, assimilata alle grandi capitali europee come Parigi.

I boulevards arrivano anche a Firenze quindi, così come un certo gusto parigino nel vestirsi e nel vivere: lo si nota prepotentemente nel quadro Ponte Santa Trinita di Ruggero Panerai, oppure ne L’Epoca di Antonio Puccinelli, Ponte Vecchio e Passeggio su Ponte Vecchio rispettivamente di Signorini e Giovanni Lessi. Firenze si trasforma sotto gli occhi dei Signorini e degli altri pittori Macchiaioli, attraversando epoche e mode, mantenendo però intatto il fascino di ‘città gioiello’.

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