La Serpara, arte e natura si rincorrono oltre i bambuseti

by Fabrizio Stagnani

Più su di Graffignano, un po’ prima di Litigata, di fatto nel Comune di Civitella d’Agliano, in provincia di Viterbo c’è La Serpara. 

Quattro ettari di arte contemporanea en plein air e rinaturalizzazione impreziosita da bambuseti di planetaria provenienza, il tutto appoggiato ad un torrentello affluente del Tevere.  Nasce tutto dal genio e sensibilità dello svizzero Paul Wiedmer, a lavoro con la sua arte già dal 1967. Ad infervorarlo le matrici del ferro e del fuoco, plasmate insieme da sempre nelle sue opere materiche.

Era il ’97 quando con sua moglie s’innamorò della Valle della Serpara. Ne acquistò prima uno spicchio, poi altri. Sarebbe dovuta essere, ed è, la residenza della famiglia. Ancora oggi, due casolari ed altre strutture sincreticamente amalgamate con il contesto ospitano le abitazioni ed i laboratori.

“Tutti gli alberi qui, nella piana, li abbiamo piantati noi. Come i bambuseti, sono una collezione di ricordi dei nostri viaggi in giro per il mondo!”, racconta il figlio d’arte Samuele Vesuvio, anche lui inevitabilmente emanatore e produttore di elaborati artistici, pur se giustamente di più contemporanee fattezze e stili.

Cosa ne fa un clan di artisti di un parco? Una galleria, una mostra permanente! Si sarebbero mai potuti fermare solo a questo? No, senso su senso, stratificazione esponenziale di significati. Il valore aggiunto è concepire per quel luogo opere d’arte, installazioni, che si sviluppino, non necessariamente in maniera comunemente considerata positiva, in simbiosi o meno con il microsistema biologico lì presente.

Deterioramenti, imbrunimenti come schiarimenti, inspessimenti e sgretolazioni, ruggini, tappezzamento spontaneo di licheni e muschi sulle rocce scolpite, sono tutti più che ben voluti, cercati e pensati pur se lasciati al naturale decorso. Il primo ad approfittare di questo museo dinamico fu giustamente il fondatore Paul Wiedmer, il quale depositò lì quel che la sua mente maieuticava. Alberi, trombe, mostri, portali, dimensioni forgiate di ferro ed animate dalle fiamme pronte a suggestionare gli avventori. Per ognuno dei soggetti un testo come questo non basterebbe a definirli e contenerli, ma suggerire fra le righe l’andare a viverli di persona resta la cosa migliore da fare per certo.

Bandita da La Serpara l’autoreferenzialità, il Maestro italianizzato svizzero nel corso del tempo ha aperto i cancelli del suo giardino a colleghi che periodicamente ogni anno, in occasione di una grande festa in grado di coinvolge e rianimare tutto il solitamente silente vicinato, aggiungono tasselli. Una, massimo due opere all’anno, ora imponenti o pesanti, ma anche minimali, sono tutte pensate per “arredare” un particolare punto della valle, ansa del torrentello che poco più giù serpeggi se non anche coltivazione di bambù. 

Più di quaranta ormai le installazioni. A volerne provare ad assaggiare qualcuna con le parole c’è James P Graham che nel 2018 ha realizzato “Forbidden Fruit”, all’epoca un giovanissimo alberello che fu ingabbiato da una struttura in alluminio semplicemente sopra di lui poggiata. Ora sarà il tempo a dire cosa accadrà, oggi il l’arbusto ha già i suoi primi rami che escono dalla prigione, chissà fra venti anni se l’avrà inglobata a cinque metri da terra nel suo tronco o cosa. Immancabile sotto una cascatella quel che rimane di quello che fu il raduno di tosaerba, ufficialmente calendarizzato in un passato prossimo, ora le macchine esauste riposano all’ombra delle frasche godendosi il ruscellare.

Daniel Braeg ha lasciato nel 2006 un carretto del mercato ortofrutticolo esposto alle intemperie, “Frutta per la Serpara” che, appunto, da allora espone frutti ermeticamente sigillati in barattoli che stanno ancora adesso cambiando colore e forma. Senza voler escludere nessuno, solo presentando magari gli interventi più narrabili, nel mezzo di un boschetto giace un pezzetto di linea ferroviaria attraversando la quale e leggendo i messaggi riportati su ogni traversa, secondo l’autore Thorsten Kirchhoff, si dovrebbe essere in grado di allontanarsi dalla vita del conformismo consumistico e dalla ferocia del mondo del denaro, nel 2012 la chiamò “Mantra”. Passando da un’opera all’altra, ricordatevi di non andare troppo veloci, Vesuvio, figlio di Wiedmer, ha posizionato indicatori di velocità per natanti, volatili e camminanti.

“Costi di gestione non ne mancano, siamo stati costretti ad introdurre un sistema per multare i trasgressori, il più delle volte pesci, uccelli, bipedi o quadrupedi!”, si scherza mentre scorrono disegni dei video trappolaggi. E poi “Poltergeist” la torre di chiodi giganti di Davide Dormino del 2019, il gigantesco, faticosamente deposto, “Polpopugno” di Jérémie Crettol che dal 2010 sta vedendo la sua pietra animarsi di muschi grazie ai quali il pezzo acquista sempre più struttura cromatica e tattile. Senza voler dimenticare nessuno, dopo la “Betonbanane” di Thomas Baumgärtel e le “Miss…” firmate da Severin Müller degli altri tocca ai prossimi ospiti farne scoperta. 

Una residenza d’artisti, per artisti, “La Serpara – Il Giardino di sculture di Paul Wiedmer”. Per visitarla tocca prenotare, è pur sempre casa loro. Massimo in dieci si viene accompagnati dagli autoctoni. Niente ticket, corretto è lasciare l’offerta libera consapevole. Due ore servono per visitarla. l’ideale sarebbe riuscire a tornarci più volte per farsi incantare da quel micro e macro cosmo nelle diverse fasi della giornata. Ora di giorno le fiamme e le luminarie potrebbero risultare meno appariscenti quanto di notte le sculture più inquietanti.

Se si è là appositamente cosa fare il resto della giornata? Volete ancora badilate d’arte e natura nei pressi? Potreste raggiungere il Parco dei Mostri a Bomarzo, antesignano in Europa del genere, ma anche il Giardino di Tarocchi di Niki de Saint Phalle a Capalbio, non saltando Villa Lante a Bagnaia, passando da La Scarzuola di Tommaso Buzzi a Montegabbione. Non vi volete perdere un’altra esperienza unica? Va visitata Civita, lasciando il vostro mezzo a Bagnoreggio. Fidatevi. Bisogno di natura senza arte? Un bagno al Lago di Bolsena o un’escursione all’Oasi del Wwf Lago di Alviano. 

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