La Sipontina, la statua lignea della Theotokos  di Siponto, una interpretazione iconografica e un raffronto tra vecchio e nuovo

by redazione

Come è noto sono due le immagini o Icone della Madre di Dio  che hanno tenuto viva per secoli  la Fede della  “Pia gens Sipontina”: una icona,dipinta su tavola di cedro, della Madre di Dio  del tipo Hodighitria del XIII Secolo detta poi “Madona di Siponto” , e una scultura lignea  della Madre di Dio detta “La Sipontina” secondo alcuni databile V/VI Sec., secondo altri del IX – X Sec.

Di quest’ultima  tento di fare una analisi iconografica, anche del suo significato teologico.

La Statua  della “Sipontina” è in “legno di carrubo”, scolpito a tutto tondo e rappresenta ,a grandezza naturale,la Madonna col Bambino secondo il tipo della Blephocratousa Nikopeia e cioè:

Colei che porta il  Bambino”

che è la Vittoria (Nikopeia) della vita sulla Morte, del Bene sul Male.. Aggiungerei anche  oltre a queste due forme iconografiche,per la statua,   il modello della  Bassilissa o la Vergine Regina cioè la Regina in Trono.

La Vergine infatti, nella Statua è seduta leggermente  su un’alta sedia con spalliera comune e cuscino, un probabile riadattamento del trono originale, in una perfetta e rigida posizione  frontale. Il perfetto verticalismo tra la Madre e il Figlio, ci riporta alla trsdizione iconografica orientale  di provenienza Bizantina in ambito greco come gli  occhi della Vergine  che sono grandi fissi, ricordando e di molto a quelli  delle  statue muliebri  greche.Per questi occhi ,grandi  e fissi, sarà detta anche la “Madonna dagli occhi sbarrati” per via di una leggenda che vuole che Lei abbia assistito , proprio nella Cripta della Basilica , ad una violenza subita da una giovane e per questo, inorridita, spalancò gli occhi. Tornando alla descrizione della statua,

   Lei è  seduta sul trono ,come premio ricevuto da Dio, ma nel contempo,fa da trono alla Divina Sapienza che è il Figlio suo, che si è incarnata:   Maria  lo tiene sulle  sue ginocchia :

Egli benedice  con la destra alla maniera greca  (pollice,anulare e mignolo uniti)  e indice e medio dritti a mò di segno di Vittoria della  Vita sulla morte ma anche di rappresentazione della doppia natura del Signore : quella umana e quella divina,mentre le tre dita unite richiamano alla Trinita’, Uno e trino. Il Signore stringe con la sinistra il rotolo  che aprirà, secondo l’Apocalisse di Giovanni, nella  sua venuta ,la  PARUSIA  per giudicare nell’Ultimo giorno ,ma è anche il vero Maestro.

Il Figlio ha i piedi scalzi, per simboleggiare la Kenosis, l’abbassamento del  Dio che diventa Uomo, anzi il più umile degli uomini. Nelle sue evangeliche parole dirà che

il figlio dell’Uomo non ha nemmeno un sasso dove poggiare il capo”.

La  Theotokos Sipontina  ha un atteggiamento  straordinariamente materno : mentre  poggia una mano sulla spalla del Bambino, come per tattenerlo,  con l’altra lo porge  e  lo sfiora  ad una gamba  più che per trattenerlo,assume il gesto di offrire il frutto della sua divina maternità a chi guarda, perché sa che non è suo, ma che Dio ha un altro progetto per il Bambino.

Infatti, lo sguardo della Madre, come in tutte le icone della tradizione, è triste, perché le è presente la premonizione di Simeone alla Presentazione al Tempio di Gesù:

“E a te una spada ti trafiggerà l’anima”

facendo intravvedere così la sofferenza  e il dolore  della Croce.

Gesù ha il  viso da adulto in un corpo da bambino, perché  Dio non ha eta’: Egli è vecchio e govane allo stesso tempo, Egli è il Tempo:  

(Deus creatus est simul cum tempore non in tempore..) ( S.Agostino)

(Dio è stato creato col tempo, non nel tempo)

  In effetti in tutte le icone della tradizione , il Figlio di Dio porta,sul nimbo crociato, le tre lettere greche  omicron,omega,ni (Colui che è : Egli è il Dio che si rivela a Mosè sul Sinai).

Il volto della Madre, come  già detto, ha un aspetto triste. L’incarnato sia della Madre che del Figlio sono bruni, olivastri e questa Statua, a ragione, faceva (perché dopo il restauro non lo è piu’)  parte della serie di “Madonne Nere “ proprie  per l’incarnato. Ma di questo  dirò in seguito.

Passando alle vesti della Madre di Dio,come in tutte le icone della tradizione orientale, notiamo una veste inferiore   di colore leggermente azzurrino, ricoperta da una   veste  di colore rosso: il blu/azzurro simboleggia l’Umanità, mentre la dalmatica di colore rosso indica la Divinità:

Maria, umile donna (il colore blu) è stata ricoperta dalla Divinità simboleggiata dal colore rosso del manto

 Un altro particolare  della figura di Maria, è il collare di color bianco che simboleggia  la diaconia, il servizio. Il riferimento alla risposta all’Angelo  dell’ Annunciazione al quale Maria risponde alla chiamata di Dio,:

               “eccomi, sono la serva del Signore…avvenga di me secondo la Sua volonta’”..

 L’inverso dei colori,nelle icone,si ha per Gesù :  in tutte le icone il rosso (la sua Divinità) è ricoperto dal  manto blu che  simboleggia la sua Umanità. .

Un particolare evidente della statua della Vergine è la mancanza del dito mignolo della mano destra :  secondo la leggenda, i turchi presero la Statua in una delle loro razzie e se la portarono in Turchia, ma la statua, misteriosamente fu ritrovata nelle paludi Sipontine, e ciò per ben tre volte, quando i Turchi le staccarono in dito mignolo della mano dx per verificare la veridicità della sua scomparsa e apparizione e, ritrovandola di nuovo, la lasciarono  li’ tenendosi il mignolo  e  dedicandole una moschea.

La Madonna Sipontina fu detta anche la “Madonna del vomito” secondo  cui la Vergine durante una delle traversate per mare, ebbe il mal di mare e vomito’ un liquido bianco che le macchiò  la parte inferiore del mento: questa macchia,anche dopo tanti interventi per coprirla, ricomparve sempre. Degi occhi sbarrati e della laggenda che ne derivò, ho già accenato.

 Questa una delle tante tradizioni popolari  che sarebbe molto lungo elencare ma che mi riprometto di fare   in un’altra occasione,  se avrete la pazienza di leggermi.

Nella sistemazione  ultima ( XVI Sec. ) della chiesa inferiore, o Cripta, di Siponto, la statua era collocata in una nicchia a conca sulla base marmorea : lungo il bordo si poteva leggere:

(Verit)AS Q(uae) VICIT MUNDI CRIMINA XPISTUM.

“(La Verità che ha vnto i crimini del mondo)

 Voglio riprendere , infine, l’argomento sull’incarnato della  Madre di Dio.

Secndo la tradizione, la “Sipontina” fa parte delle icone definite anche delle Madonne Nere, per via del color  bruno del volto. Di esempi di Madonne col volto scuro, olivastro e brune dette perciò,  “Nere” ce ne sono moltissime, sia di statue che di tavole dipinte.

Esempio tipico la Madonna di Tindari (ME), quella di  Montserrat in Spagna, di Loreto, di Capocolonna KR, di Montevergine,  di San Severo,la Bruna di Matera, e tante altre …

D’altronde, chi si accingeva a raffigurare la Vergine, aveva in mente una donna con la caratteristiche somatiche di un tipo mediorientale, con l’incarnato scuro, bruno, proprio perché Maria era una donna Palestinese con il viso abbrunito dal sole del deserto.

Maria, è la donna, citata dal Cantico dei Cantici:

“Nigra sum sed formosa “

 (sono bruna ma bella).

Molti canti popolari ricordano il viso della Madonna Sipontina :

“Madonn de Siponte,

Madonna nera e bella….”

Oppure:

“Dall’oriente giungesti

Ai giuncosi lidi di Siponto

Di Asfodeli opulenta

e di papaveri dormienti

la Regina diventasti

o Madonna bruna…” ecc.

Purtroppo, secondo una mia personale opinione, gli ultimi restauri, risalenti al 2012, sulla statua lignea della Sipontina ne hanno profondamente modificata  la “facies”…

Scomparso l’incarnato bruno  sia della Madre che del Figlio:  quello della Madonna completamente  privato del suo colore originario, della sua macchia biancastra del “vomito”,con delle innaturali gote rossicce che ne hanno tolto il naturale colore  olivastro che ne connotava la sua giusta provenienza mediorientale.

Rimane, fortunatamente, ancora nella nicchia della Cripta che nei secoli ne ospitò la venerata Statua, (traslata nel 1972 nel Duomo di Manfredonia in una apposita Cappella), una grande fotografia  di dimensioni reali, fatta negli anni ’60, da un fotografo di Manfredonia che va ringraziato ,e  che mantiene intatti i colori, il fascino, la Bellezza Sipirituale che ne ha determinato nei secoli la fama e la Devozione non solo della “Pia Gens Sipontina” ma di una infinità di altri fedeli di altri luoghi che nei secoli sono accorsi  a Lei per conforto  con purissima Fede.

Le due foto rendono conto delle differenze  di come era la Sipontina e di come  è stata modificata.

Sicuramente,   chi l’aveva vista prima  come me , adesso stenterebbe a riconoscerla.

NB. Per la piu’ facile comprensione si consiglia di guardare la foto della statua prima del restauro ed infine di fare il raffronto con dopo restauro.

Aldo Caroleo il 9 dicembre 2022..

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