“La vitalità è il nostro obiettivo”. Intervista ad Eike Schmidt, direttore a Firenze dei Poli museali più importanti al mondo

by Michela Conoscitore

Per lui si stava profilando quasi un ritorno in patria, era atteso alla direzione del Kunsthistoriches Museum di Vienna, e invece, fortunatamente, in extremis ha deciso di rimanere alla guida delle Gallerie degli Uffizi per altri quattro anni.

Eike Schmidt, riconfermato alla guida di uno dei poli museali più importanti e visitati al mondo, non ha mai fatto mistero del suo amore per Firenze e per gli Uffizi, nel cui circuito rientrano anche Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli: il tedesco venuto da Friburgo, e voluto fortemente alla guida del museo fiorentino nel 2015 dal ministro del Mibact Dario Franceschini che, al suo ritorno nella squadra di governo quest’anno, ha ritrovato Schmidt pronto per altri quattro anni, per lavoro ha trascorso alcuni anni a Bologna e Firenze, per poi spostarsi per altri incarichi negli Stati Uniti, dove ha ricoperto posti di rilievo. Tornato in Italia come primo direttore straniero degli Uffizi, Schmidt ha infuso una carica di vitalità all’organismo culturale da lui diretto.

Bonculture lo ha intervistato in occasione della nuova mostra inaugurata a Palazzo Pitti, “Ai piedi degli dei: l’arte della calzatura tra Antica Roma, cinema colossal e moda contemporanea”, per farsi svelare i segreti di questo suo successo:

Direttore Schmidt, innanzitutto, questa mattina ha inaugurato un’altra mostra innovativa e peculiare qui a Palazzo Pitti:

Sì, infatti è la prima volta che una mostra viene dedicata alle scarpe, alle calzature antiche greche e romane, e questo sorprende perché a noi sembra che sia una cosa piuttosto ovvia, invece è una novità che i reperti archeologici in esposizione siano delle calzature, finora mai esposte, insieme a sculture, rilievi e raffigurazioni, affiancati a due campi moderni e contemporanei che si rifanno al modello antico: il primo è la moda contemporanea, spesso ci sono degli stilisti che guardano ai modelli di calzature greco-romani per ispirarsi, e l’altro ancora più diretto, più chiaro è il cinema. Infatti, abbiamo nella mostra sia i sandali che Liz Taylor indossò nel colossal Cleopatra e anche gli stivali di Russell Crowe de Il Gladiatore. Ma non solo, sono rappresentati con modelli esposti in mostra anche film come Ben Hur e Alexander. Quindi una mostra adatta senz’altro ad ogni tipo di pubblico, penso soprattutto alle famiglie e ai giovani, non soltanto per insegnanti di latino e greco. Presente anche una video installazione interattiva di Gianmarco D’Agostino, un regista con il quale abbiamo già collaborato in passato.

Negli ultimi tempi il polo museale da Lei diretto sta ospitando innumerevoli mostre, e così sarà anche per i prossimi mesi. Ciò coincide con la notizia della sua riconferma alla guida degli Uffizi: questa vitalità espositiva rientra nel ‘metodo Schmidt’?

La vitalità è senza dubbio un nostro obiettivo, anche se non mi sento di ricondurre il successo unicamente alla mia persona. Sono affiancato da una grande squadra che lavora insieme, grazie a questo riusciamo ad inaugurare una serie di mostre anche in bassa stagione. Ecco, questo forse magari rientra nel mio metodo: non concentrare le inaugurazioni delle grandi mostre solo nel periodo estivo, perché comunque nei musei c’è già parecchio pubblico. Avere più mostre, in inverno, permettendo così a tutti di poter accedere ai musei in tranquillità, senza dover aspettare grandi file, e godersi la mostra. La vivacità che interessa questa mezza stagione è rappresentata dalla mostra su Pietro Aretino, dai grandi bronzi fiorentini di Plasmato dal Fuoco, e la più recente, quella sui soffitti rinascimentali, i lacunari, inaugurata lo scorso 9 dicembre. Questa è la nostra idea, ospitare più mostre possibili nella stagione invernale per poter approfondire, ritornare a visitare il polo museale fiorentino e poter imparare sempre di più.

Dopo quattro anni alla direzione di uno dei musei più importanti al mondo e la sua recente riconferma, cosa significa per Lei essere un dirigente museale in Italia?

Potrò esprimermi in merito al termine di questa mia avventura fiorentina, alla fine di tutti i miei mandati. Però quello che posso dire già adesso è che anche in Italia, nonostante le voci pessimiste che quotidianamente si sentono e si leggono, si può fare tantissimo e si può cambiare tantissimo. Credo che anche la mostra inaugurata oggi sia una dimostrazione, artisticamente innovativa, e che presenta tanti nuovi risultati di ricerca filologica e archeologica. Questo è l’ideale delle mostre che vorremmo allestire: unire il bello con l’utile.

Bonculture è un magazine culturale pugliese, quindi del meridione. La domanda è d’obbligo: secondo Lei c’è disparità nella gestione dei musei tra nord e sud Italia?

Credo ci siano disparità anche tra musei dello stesso nord e gli altri musei del sud. Molto dipende da chi li dirige e da chi ci lavora. Al sud ci sarebbe un enorme potenziale, ma i turisti che lo scelgono, lo concepiscono unicamente come meta balneare invece che culturale. Quindi, sì si potrebbe fare molto di più per attivare il meridione in campo artistico. Un cambiamento in atto, da alcuni anni, già al centro e al nord Italia. L’Italia meridionale possiede un patrimonio inestimabile che non è stato finora adeguatamente valorizzato. Ci sono però alcuni esempi virtuosi con delle squadre veramente ottime, basti pensare al MANN di Napoli dove il cambiamento è in atto e si vede, oppure il Parco Nazionale di Sibari che diventerà un museo autonomo ed è molto importante che nel meridione ci saranno sempre più musei autonomi.

Direttore Schmidt, quanto sono importanti i social nella promozione museale?

Non solo per la promozione, ma anche per raggiungere gli obiettivi fondamentali di un museo, ossia la comunicazione e l’educazione. L’account Instagram delle Gallerie degli Uffizi è tra i più seguiti dei musei d’Europa. L’idea è di non utilizzarlo esclusivamente per motivi promozionali, piuttosto di servirsene in modo del tutto indipendente dalla visita o meno al museo: ovviamente la visita è importante, e rimanere in contatto col museo aiuta ma grazie al fatto che, ogni giorno, postiamo una o più immagini su un soggetto, una tematica o un’opera d’arte, corredati rigorosamente da un testo bilingue, italiano e inglese, stiamo riuscendo a centrare anche un altro obiettivo, ovvero quello didattico. Sappiamo che molti studenti seguono il nostro account Instagram per esercitarsi con l’inglese, e un gruppo di persone in Sudamerica lo usa per imparare l’italiano. Quindi una didattica non solo legata all’arte, ma anche alla lingua italiana.

 

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