Lady Florence Phillips, una donna e il suo sogno in mostra a Siena dalla Johannesburg Art Gallery

by Michela Conoscitore

Una donna la si può raccontare attraverso la sua passione per l’arte, e la sua speranza che quest’ultima diventi inclusiva in una terra, come il Sudafrica, dilaniata per decenni dall’apartheid: questo era il sogno di Lady Florence Phillips, fondatrice della Johannesburg Art Gallery, il museo più importante del continente africano, e la mostra nel museo di Santa Maria della Scala celebra proprio il suo impegno per far sì che l’arte diventi il mezzo di comunicazione tra due mondi, quello bianco e quello di colore solo apparentemente separati.

Lady Florence Phillips, moglie del magnate delle miniere sir Lionel Phillips, nacque a Cape Town nel 1863; si sposò nel 1885, e ben presto si trasferirono a Johannesburg. Le vicende che interessarono le attività imprenditoriali di sir Lionel, costrinsero la coppia a tornare in Gran Bretagna e fu qui che Lady Florence, dapprima timidamente, e poi con sempre più interesse si entusiasmò al mondo dell’arte. Alla nobildonna venne in mente di creare una collezione permanente di opere che avrebbero, poi, trovato casa in un museo sudafricano quando lei e sir Phillips sarebbero potuti tornare. Il primo nucleo di acquisizioni fu finanziato dalla vendita di un diamante di enorme valore che il marito le regalò tempo addietro. Alla passione di Lady Florence, si aggiunse la professionalità di sir Hugh Lane, cultore e collezionista di arte contemporanea che affiancò la nobildonna nella missione che avrebbe visto la nascita della futura JAG, guidandola nella scelta dei quadri da acquistare e degli artisti da tenere d’occhio.

Il sogno di Lady Florence Phillips – La collezione della Johannesburg Art Gallery, visitabile fino al 10 gennaio 2021, non è solamente un percorso che guida il visitatore nell’esplorare artisti e correnti principali che si sono susseguite nel nostro continente tra metà Ottocento e buona parte del Novecento, ma è anche la scoperta di un altro tipo di arte, quella rimasta sconosciuta agli europei, ovvero quella sudafricana che Lady Florence ha incoraggiato e finanziato, anche per combattere il razzismo strisciante. La JAG fu inaugurata nel 1910, i primi anni ebbe come direttore proprio sir Lane, ma accolse i primi quadri di artisti di colore nel 1940 quando questi ultimi ebbero la possibilità di esprimersi artisticamente.

L’allestimento, semplice nella sua linearità, è luminoso con gli sfondi che si accordano, a seconda delle sezioni, alle opere esposte, e lascia al visitatore la possibilità di immergersi nell’opera d’arte, osservandone anche le infinitesimali particolarità come le pennellate sognatrici dei dipinti impressionisti o le linee ondivaghe e geniali di Pablo Picasso.

Il percorso espositivo si apre proprio con un ritratto di Lady Florence Phillips, opera dell’italiano Antonio Mancini, a cui se ne aggiungono altri, tra cui quello firmato da Giovanni Boldini e di cui Lady Florence si circondò nella sua casa di campagna a Vergelegen. Grazie a sir Hugh Lane, la collezione della JAG offre al visitatore uno sguardo d’insieme sull’arte più significativa che si è diffusa, tra Gran Bretagna e Francia, a partire dall’Impressionismo e i Preraffaeliti; infatti, se la maggior parte dei collezionisti britannici erano anglo-centrici, sir Lane apprezzò enormemente il fervore dell’ambiente artistico francese che vide nascere non soltanto l’Impressionismo, ma anche altre significative correnti artistiche come il Puntinismo e il Cubismo: quindi, nella mostra a Santa Maria della Scala si può assistere agli albori di quello che sarebbe stata la corrente artistica di Claude Monet, rappresentato in mostra da Primavera, con dipinti di Corot, Courbet e Pisarro. Poi ci sono alcune chicche di grandi esponenti della pittura tra fine Ottocento e inizi Novecento come Van Gogh e Picasso, e lo straordinario Due ballerine di Edgar Degas. Importanti anche l’opera di Cézanne, una litografia, e quello di Alfred Sisley, Sulla riva del fiume a Veneux, dove il pittore si pone come punto di congiunzione proprio tra Gran Bretagna e Francia, per la sua origine anglofona.

Tornando in Gran Bretagna, lascia senza fiato la Regina Cordium di Dante Gabriel Rossetti, tra gli esponenti più celebri del movimento preraffaelita, e affascina per l’ambientazione la sapienza pittorica de La morte del primogenito di sir Lawrence Alma-Tadema. Spazio anche per il nostro Amedeo Modigliani con Ritratto di M.me Van Muyden, un affascinante disegno a matita del genio livornese.

La mostra termina con una carrellata davvero rilevante sugli esponenti più importanti dell’arte sudafricana che nelle loro opere hanno ritratto e denunciato la propria realtà fatta di soprusi, vessazioni e, purtroppo, violenza: tra i nomi più importanti c’è quello di George Pemba, molte donne come Gladys Mgudlandlu, e i dipinti socialmente impegnati di Selby Mvusi.

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