L’avanguardia futurista di “quelli che vanno” nella grande mostra a Palazzo Blu

by Michela Conoscitore

Una delle avanguardie artistiche più sovversive ed estranianti del Novecento è nata in Italia, e una mostra a Pisa, ospitata presso Palazzo Blu su Lungarno Gambacorti, ne sta celebrando la potenza non soltanto espressiva, ma soprattutto innovativa di un linguaggio che non solo ha travolto i canoni artistici dei primi del Novecento, ma ha trasformato l’immagine dell’essere umano, immerso nella civiltà delle macchine e della velocità.

Futurismo, visitabile ancora per pochi giorni fino al 9 febbraio, celebra con un percorso rigoroso e completo il Movimento fondato da Filippo Tommaso Marinetti, che vide la luce sulle pagine del quotidiano francese Le Figaro il 20 febbraio 1909, e annoverava tra i firmatari, e quindi padri fondatori del movimento, Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Luigi Russolo e Gino Severini: all’epoca, il Futurismo ebbe risonanza internazionale poiché fu una vera e propria rivoluzione che spazzò via l’arte accademica per lasciare il posto all’arte della ‘civiltà industriale’. Secondo Marinetti, culturalmente il mondo contemporaneo doveva mettersi al passo coi tempi, e indossare le peculiarità che avevano reso la società di allora quella della velocità. Effettivamente, Marinetti parlava di un nuovo ritmo del mondo, non cadenzato e piano, ma immediato e incalzante. Per allinearsi a questa nuova partitura, l’intellettuale si rivolse ai giovani artisti scrivendo nel Manifesto del Futurismo:

Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un’automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un‘automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia

Per Marinetti, i musei erano cimiteri e chiedeva di portare fiori alla Gioconda, esempio di arte così distante e remoto per le nuove leve del Futurismo.

La mostra, curata da Ada Masoero, è un vero e proprio tuffo nell’universo futurista, analizzato nei campi in cui ebbe più presa, ossia la pittura, la scultura, l’architettura e la letteratura. Infatti, il percorso espositivo organizzato per sezioni, guida il visitatore in una conoscenza graduale e sistematica del movimento, in un percorso che non è solo contenutistico ma temporale, poiché la mostra di Pisa illustra tutta l’evoluzione del Futurismo, dagli esordi fino al suo superamento concettuale.

La sezione iniziale ospita principalmente le prime opere di Boccioni, Carrà e Russolo; Boccioni, a Parigi, aveva appreso la tecnica del Divisionismo e la esportò in Italia, elargendola ai suoi colleghi e compagni: esposte in questa parte del percorso espositivo, infatti, opere ancora legate a forme definite, anche se costituite da punti che preannunciano il distacco e la smaterializzazione di esseri ed oggetti. Significativi, a questo proposito, i due dipinti di Balla, Luna Park-Parigi e Affetti.

Proseguendo, nelle sezioni successive, si assiste alla nascita del Futurismo vero e proprio: in esposizione, il Manifesto Futurista, seguito poi da quello della pittura, scultura e architettura futurista. A testimoniare lo sconvolgimento messo in atto da questi documenti fondativi, ovviamente i dipinti dei nuovi artisti: il Movimento non ha lasciato spazio al concetto di progressività, ma è esploso letteralmente con colori e astrazioni, travolgendo il ‘vecchiume’ dell’arte museale. Ne sono un esempio opere come Quelli che vanno di Boccioni, dove la materia dei corpi scompare, per lasciare spazio alla geometricità delle azioni nello spazio. Possiamo citare anche Compenetrazione di prismi di Carrà, L’autobus di Severini e Automobile+velocità+luce di Balla, tutte testimonianze di una nuova civiltà che ha dato il benvenuto alla scissione dettata dalle nuove macchine, che siano esse automobili, tram o treni, i nuovi miracoli della scienza meccanica.

Poi si passa dalla linearità architettonica dei progetti di Antonio Sant’Elia alle letterarie Parole in libertà di Marinetti, come scritto precedentemente, un linguaggio quello futurista che ha investito vari campi del sapere umano, sovvertendo le usuali ‘leggi’ della cultura approvata dai benpensanti. Altra tematica approfondita e cara al Futurismo, sempre ricondotta alle innovazioni apportate dalle macchine, è quella della guerra: la guerra dei Futuristi è combattuta coi cannoni di Severini, che in una commistione di colori e parole quasi festeggia il sovvertimento mondiale rappresentato dal primo conflitto bellico, o Il paesaggio guerresco di Fortunato Depero che associa linee che richiamano il tricolore italiano a ‘nuvole’ verdi e confuse di prati trasformati in campi di battaglia, e il rosso delle esplosioni.

Al termine della Prima Guerra Mondiale, il Movimento Futurista acquista nuova vitalità e altri artisti entrano a far parte di questa rivoluzione artistica, che è proceduta spedita nell’acquisire nuove forme per esprimere le novità della società di allora. Seguendo il percorso, si incontrano dipinti come Cavallo che passa di Depero, oppure Linee forze di paesaggio+giardino di Balla, che testimoniano la maggiore forza espressiva e prorompente acquisita dal Movimento, ormai lontano dal 1909. Plasticità e dinamicità sono le parole d’ordine dei Futuristi del periodo post bellico, che salutavano come uomo simbolo in cui si riconoscevano una personalità che, successivamente, oltre che scomoda, li avrebbe associati all’epoca dei totalitarismi: ritratto da Gerardo Dotti, Il duce, Benito Mussolini.

A questo punto, il visitatore è giunto quasi al termine dell’avventura futurista che espone, tra le novità, l’aeropittura in cui fu maestro Tato, con il suo Volo su Sabaudia con richiami alla mitologia fascista, ma nella quale non fallì nemmeno uno dei padri fondatori del Movimento, Giacomo Balla con Celeste metallico aeroplano.

Gli sperimentalismi futuristi si concludono con opere che già sembrano anticipare le correnti artistiche degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, con opere di Fillia e Enrico Prampolini, segno che questo Movimento non solo ha inaugurato una nuova maniera, ha anche individuato espressioni moderne per concepire l’arte, intesa come manifestazione principale dell’evoluzione dell’uomo nella società industriale.

Depero, Solidità di cavalieri erranti
Fillia, Più pesante dell'aria
Fillia, Superamento terrestre
Balla, Affetti
Balla, Automobile + velocità + luce
Balla, Espansione di primavera
Balla, Celeste metallico aeroplano
Balla, Feu d'artifice
Balla, Folla+paesaggio
Balla, Forme grido. Viva l'italia
Balla, Linee forze di paesaggio+giardino
Balla, Pessimismo e ottimismo
Balla, Vortice
Dottori, Il Duce
Benedetta Cappa Marinetti, Cime arse di solitudine
Boccioni, Corpo umano
Boccioni, Quelli che vanno
Brunas, Twilight
Carrà, Ciò che mi ha detto il tram
Carrà, Compenetrazione di prismi
Balla, Luna Park-Parigi
Tato, Volo su Sabaudia
Sironi, Trincee
Severini, Cannoni in azione
Crali, Prima che si apra il paracadute

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