Le “Riflessioni” di Murè e quell’incontro fatale con Sgarbi e l’astrattismo

by Antonella Soccio

Sindacalista e artista, con la scoperta quasi per gioco della pittura in età adulta, si ritrova ad essere oggi apprezzato dalla critica e amato anche dal mercato.

Pasqualino Festa, in arte Murè, fino al 19 maggio esporrà le sue tele più recenti nello spazio del centro polifunzionale di Parcottà a Parco San Felice a Foggia.

Per la presentazione della mostra, dal titolo “Riflessioni”, lo scorso 6 maggio, molti appassionati si sono dati appuntamento insieme al presidente del Teatro Pubblico Pugliese Giuseppe D’Urso e al critico Gaetano Cristino e alla curatrice della mostra Lulù La Porta, che ha riscontrato negli ultimi lavori di Murè una forte dimensione interiore. Come ha scritto, nell’accompagnamento critico all’esposizione Cristino, nelle sue tele “scompare il chiaroscuro, l’uso tonale del colore, la costruzione prospettiva, la mimesi della realtà, a vantaggio di una costruzione formale quasi astratta che fa leva sulla matericità del colore- assunto anche nella sua novità della luminescenza metallica- sui suo timbri e sul gesto unificante dell’artista”.

Ritmi cromatici e colori forti dissolvono l’elemento figurale immergendo lo spettatore nella sua peculiare visione del mondo, che è positiva, energica, di un vitalismo brioso.

“I miei lavori si sono trasformati dalla mera pittura di ritratto ad una che si fa sempre più interiore. Oggi più che mai sento che questo mio modo di esprimermi genera un personalissimo modo di guardare alle cose che ci circondano ogni giorno- ha detto Murè nel corso della presentazione- non vi sarà affatto difficile riconoscere nelle mie tele i luoghi che comunemente frequento, gli oggetti di tutti i giorni, i colori della nostra terra. Alla mia tenera età, non saprei guardare il mondo diversamente da come lo interpreto nelle mie tele, che spero possano servire da spunto di riflessione e di interpretazione interiore. La luce genera bellezza e il mondo ha bisogno di bellezza, noi e la nostra città abbiamo bisogno di bellezza, quella stessa bellezza che vi auguro di trovare nelle mie opere e nella vostra vita”.

Con Bonculture Pasqualino Festa- Murè ha ripercorso le tappe della sua arte. “Ho cominciato nel 1988, mia figlia studiava alla Sapienza a Roma e quando rientrava a casa faceva degli acquerelli, aveva una passione e io glieli correggevo. Nel Natale del 1988 mi regalarono delle tele e dei colori ad olio, io non avevo mai dipinto ad olio, avevo solo corretto i chiaroscuri di mia figlia. Mia moglie mi incitò a dipingere. In quel regalo nel biglietto c’era scritto: sbizzarrisciti come vuoi e non rompere più. Era firmato da madre e figli. Nei giorni successivi mi sono messo a dipingere una copia da una foto di Padre Pio. Sono partito come ritrattista-figurativista. Poi sono passato ai paesaggi, mi piace la natura, mi piacciono i boschi. Ho continuato a realizzare altre tele sacre”, racconta.

Nel 2012 l’incontro della vita a Cremona con Vittorio Sgarbi a cui Murè chiese dei consigli. “Faccia quadri astratti- mi disse Sgarbi- le nuove generazioni vogliono i colori forti, materici. E così dal 2012 sono passato all’astrattismo. Questi miei nuovi quadri funzionano molto, li vendo, la gente ama regalare le tele agli amici. Sono iscritto all’albo nazionale dei pittori e tanti mi cercano, apprezzano i miei lavori”.

Nelle tele di Murè si rintracciano tanti linguaggi pittorici, tanti generi, tante scuole. Alcune ricordano Pollock in altre ci sono influenze cubiste, in altre ancora si vede l’anima impressionista del pittore. Ma è nei paesaggi scomposti e rielaborati al multicolor, secondo il flusso delle emozioni, che si individua lo stile più originale e più vitale di Pasqualino Festa. Nei tramonti blu, nei prati dal verde acceso, nei piccoli borghi frazionati.

Tutta l’energia e l’ottimismo di Murè conquistano i giovani, per delle tele che sono facili compagne del luxury design contemporaneo.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.