Medium, criminali, schiave, femministe: le mille anime dell’immensa Chiara Fumai

by Anna Maria Giannone

Il Teatro Margherita torna a ricoprire il ruolo di contenitore vocato ai linguaggi del contemporaneo,  snodo al centro del Polo delle Arti Contemporanee della città di Bari, immaginato a partire dal 2015. Lo fa celebrando una delle artiste baresi più accreditate nella scena internazionale, Chiara Fumai, scomparsa nel 2017 a soli 39 anni.

Inaugurata l’8 febbraio e in corso fino al 6 marzo, la mostra, ideata da Anna Fresa e Paola Marino con la curatela di Antonella Marino e la consulenza scientifica di Francesco Urbano Ragazzi, è realizzata da Regione Puglia e Comune di Bari, insieme al Teatro Pubblico Pugliese. Una retrospettiva in forma di omaggio al lavoro di Chiara Fumai, la cui pratica performativa complessa, colta, a di fuori di ogni schema  è oggi riconosciuta da tutto il sistema dell’arte contemporanea mondiale.

Era il 2010 quando  nelle vetrine di Palazzo Mincuzzi a Bari, la Fumai, già nota al pubblico europeo come dj elettronica col nome di Pippi Langstrumpf, si esponeva nei panni di una novella donna baffuta, in una performance pensata per la rassegna nazionale Gemine Muse. Solo l’anno dopo, su invito di Carolyn Christov-Bakargiev , la Fumai partecipava alla XIII edizione di Documenta a Kassel. Da lì un’ascesa inarrestabile con riconoscimenti quali il Premio Furla per l’Arte Contemporanea (2013) e il New York Prize (2017) e numerose mostre all’estero e in Italia in istituzioni importanti come la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, il Museion di Bolzano, la Fondazione Querini Stampalia a Venezia, David Roberts Foundation di Londra, Maison Rouge di Parigi, ISCP di New York. Fino alla partecipazione al Padiglione Italia alla 58° Biennale Arte di Venezia, a un anno da quell’agosto 2017 in cui Chiara ha deciso di uscire di scena, togliendosi la vita.

Quella in corso al Margherita è una mostra  che arriva con ritardo di due anni”,  sottolinea a bonculture Antonella Marino, curatrice dell’esposizione ma anche fra le prime a intuire il talento della Fumai, di cui segue fin dagli esordi il percorso. “La burocrazia e molti intoppi non previsti hanno rallentato la realizzazione di questo omaggio, che finalmente si realizza grazie alla volontà del Comune di Bari e della Regione Puglia, e alla tenacia del Dipartimento Turismo, Economia Della Cultura E Valorizzazione del Territorio diretto da Aldo Patruno”. Un momento molto atteso e sentito, come dimostrano i tantissimi visitatori che, già nelle prima settimana di apertura, hanno attraversato la mostra.

Bari e la Puglia sono il preludio  a un omaggio internazionale all’artista che si realizzerà nella retrospettiva in programma al Centre d’Art Contemporain di Ginevra in primavera, con una tappa in Italia al Centro Pecci di Prato. “Chiara è un personaggio nel sistema dell’arte internazionale che conta – continua Antonella Marino – quello che esponiamo è una chicca pensata in stretta connessione con gli spazi del Teatro Margherita, concepita come un’unica grande installazione.”

In mostra a Bari si incontrano tanti di quei personaggi femminili cui Chiara Fumai ha dato voce e corpo nel corso della sua intensa quanto breve carriera artistica. Medium, criminali, schiave, femministe, in un continuo gioco di rimandi e decostruzioni, attraversando con estrema libertà femminismo radicale, spiritualismo, filosofia, occultismo. 

Il percorso nel Teatro Margherita inizia in un buio quasi accecante. La parte centrale del foyer è dominata dalla presenza dell’artista, una figura in cui è sottile il confine fra il soave e il diabolico, nei panni di  Zalumma Agra, attrazione di punta del Circo Barnum, pesata per Shut Up Actually Talk, performance creata per Documenta. Riflessa in uno specchio dorato, la donna pronuncia il testo di Io Dico Io, manifesto filosofico sulla soggettività scritto da Carla Lonzi. Le parole sulla rivolta femminile, incarnate nelle distorsioni vocali di Chiara Fumai, si intrecciano all’oppressione della donna schiava con improbabile parrucca riccia, in quel gioco complesso che percorre tutte le opere della Fumai.  

Sotto la cupola del foyer, ricostruito grazie alla collaborazione dell’associazione diretta da Cesare Urbano Ragazzi, domina la stella a sette punte, il grande sigillo di Babalon disegnato da Aleister Crowley per The Book of the Law, testo sacro scritto dall’occultista britannico nel 1904. A questo simbolo di potere oscuro, Chiara Fumai aggiunge un motto: Follow This You Bitches, la frase fu pronunciata da Cher durante ogni tappa del suo Tour (2002-2005). Ancora una volta Chiara Fumai rende possibile l’incontro tra pensieri, personalità ed epoche, creando un sistema di alleanze inedite e per questo invincibili.  

Nel video The Book of Evil Spiris, Chiara Fumai riunisce molti dei personaggi incarnati durante le sue precedenti performance: attrazioni del vittoriano Circo Barnum come Annie Jones, la donna barbuta, Zalumma Agra, la nota terrorista tedesca Ulrike Meinhof. Con il video la La donna delinquente torna al Margherita il lavoro, pensato proprio per questo spazio in occasione del Premio Lum del 2011. Questa volta la Fumai veste i panni di Eusapia Palladino, medium di Minervino Murge che con i suoi poteri paranormali, in realtà banali trucchi, era riuscita a ingannare l’Europa di metà 800.

Nell’unico punto illuminato dell’esposizione prende forma una Stanza di Chiara in cui sono riunite opere, appunti, dischi, mobili, così come la Fumai gli aveva lasciati a Bari, a casa di sua madre. Un modo per aprire al pubblico il mondo di Chiara Fumai, che concepiva il suo studio d’artista “come una chiesa, luogo di culto e di archivio allo stesso tempo”. Fra tutti questi oggetti alcuni documenti legati alla sua celebre performance Chiara Fumai Presents Nico Fumai, in cui l’artista lavora sulla figura del proprio padre, immaginando per lui una carriera da star della disco music anni’80. 

Abbiamo portato in mostra tutto il  materiale che aveva messo da parte in previsione del suo imminente trasferimento al Bruxelles, dove aveva acquistato una casa”, racconta a bonculture Liliana Chiari, madre di Chiara erede dell’opera della Fumai  e  presidente dell’associazione The Church of Chiara Fumai che riunisce un folto numero di curatori, collezionisti e artisti vicini all’artista. “Tutto l’archivio di Chiara, che abbiamo con l’associazione contribuito a catalogare e studiare, è ora custodito al Castello di Rivoli di Torino – continua Liliana Chiari. È giusto che Chiara sia in un contesto internazionale il suo mondo era là. È comunque importante che anche la città di Bari mantenga un presidio. Per fortuna siamo riusciti, anche con molte difficoltà, a realizzare questa mostra.”

A sua volta attrice, Liliana Chiari, animerà la Stanza di Chiara, ogni settimana per tutto il periodo della mostra, creando una performance nella performance. Un momento per dare voce al complesso mondo di artista e figlia, portarlo fuori dal privato per consegnarla allo studio e alla condivisione con il pubblico.

 “Dove ci sono le cose di Chiara mi sembra ci sia anche lei” – racconta Liliana Chiari –  “vado ogni giorno in mostra e la presenza di Chiara è una realtà. Mi emoziona la riposta di pubblico e l’affetto dimostrato dalla città. Tutta questa gente e poi curatori, artisti studiosi attorno al suo lavoro: un giorno, durante l’allestimento della mostra, c’erano cinquanta persone a lavorare, ho pensato con grande stupore a quello che Chiara è riuscita a costruire attorno a sé”.

Se il corso del lavoro di Chiara Fumai  segue una naturale proiezione internazionale, la città di Bari e la Puglia non possono evitare di dare attenzione a questa artista così importante. “Stiamo pensando di fare ogni anno, in occasione del mese del compleanno di Chiara, febbraio, un momento di studio e approfondimento sulla sua ricerca artistica”, rassicura Antonella Marino.

Primo appuntamento di quelli che potrebbero chiamasi Studi fumaiani, il 22 febbraio, giorno in cui Chiara avrebbe compiuto 42 anni, con un convegno  nell’ex Palazzo delle Poste in collaborazione con l’Università di Bari. E Il compleanno di Chiara non poteva non concludersi con la sua musica. La festa si sposterà la sera al Teatro Margherita dove si potranno ascoltare alcune tracce dai suoi dj set, oltre alla voce di Eleonora Magnifico, artista che amava molto.

Mostra con ingresso gratuito aperta tutti i giorni dalle 10:30 alle 21:30 ad eccezione del 23 febbraio.

*Le foto della mostra sono di Cosmo Laera

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