Natalia Goncharova, l’avanguardia russa femminile in mostra a Firenze

by Michela Conoscitore

Questa è una storia che nasce con un duello, in un freddo pomeriggio di febbraio del 1837, a San Pietroburgo. Due uomini si sfidarono per l’onore di una donna, accusata di tradimento. Uno dei due duellanti era il famoso e apprezzato scrittore Aleksandr Puškin, la presunta fedifraga, invece, la moglie: Natalia Goncharova. Il duello si concluse con la morte di Puškin, e un alone leggendario continuò ad avvolgere i Goncharov, appartenenti alla piccola nobiltà terriera russa. Anni dopo, la famiglia, come nei migliori romanzi di Tolstoj, diede vita ad un nuovo colpo di scena, definiamolo così, con mani per dipingere e cervello programmato per andare controcorrente: il colpo di scena si chiamava Natalia Goncharova, proprio come la sua antenata, e proprio come lei avrebbe dato scandalo.

Palazzo Strozzi a Firenze dedica una mostra a questa grande pittrice del Novecento, e attraverso le 130 opere ospitate nell’allestimento, si avventura nella vita artistica di Natalia, esplorando non soltanto riferimenti pittorici, ma seguendola in viaggi ed esperimenti culturali, in un unicum che ha contribuito a renderla tra le artiste donne più collezionate e quotate in un’asta.

Natalia si interessava a tutto quel che, poi, poteva trasformare in arte, animata da quel sacro fuoco proprio degli artisti eletti, nati con quello scopo nella vita: pittura, disegno, e anche teatro, infatti l’artista russa collaborò con Sergej Djaghilev (presenti in mostra, i suoi bozzetti dei costumi ideati per la compagnia), famoso impresario che fondò i Ballets Russes, le cui tournée toccarono tutto il mondo. Proprio Djaghilev disse di Natalia: “Questa donna trascina tutta Mosca e tutta San Pietroburgo dietro di sé; non si imita solo la sua opera, ma anche la sua personalità”.

Goncharova nacque nel governatorato di Tula nel 1881, in campagna nelle tenute della sua famiglia. Nel 1891, si trasferirono a Mosca, dove la futura artista frequentò la Scuola di pittura, architettura e scultura, scegliendo scultura, già questa una scelta anticonvenzionale per una donna, all’epoca. Solo in seguito, prenderà in mano colori e pennelli, avvicinandosi alla pittura. Nel 1900 incontrò Mikhail Larionov, artista come lei, con cui intraprese una relazione, libera e aperta, che sarebbe culminata solo nel 1955 nel matrimonio, per tutelare il lascito di entrambi. Insieme, divennero due personalità influenti, nella Russia dell’epoca, dettando legge nel campo dell’avanguardia pittorica.

La mostra si apre con dei dipinti di Cezanne, Matisse, Gauguin e Picasso, coloro i quali ispirarono Natalia all’inizio del suo percorso da pittrice: dai colori, alle forme e dimensioni, l’arte di questi grandi passò sotto la sua lente di artista giovane e spericolata, cercando di far evolvere quel che già esisteva, in un qualcosa che sconvolgesse e precorresse i tempi. Perché Natalia non usò soltanto colori e pennelli per creare arte, ma anche la testa, poichè si avvicinava alle correnti artistiche e le modificava a sua immagine e somiglianza. Così, in mostra possiamo vedere che il Primitivismo francese di Gauguin, in Natalia si trasforma: l’esotico lascia spazio al folklore russo, non facendo però rimpiangere le tinte forti, a cui la pittrice farà sempre ricorso nel tempo.

Scene di vita quotidiana nei campi, contadini ritratti nei costumi tradizionali, e poi lei stessa, in un autoritratto con abiti d’epoca, intenta a ricordare quell’antenata che, forse, le ha trasmesso il gusto di scioccare i benpensanti. Natalia si ritrae anche al lavoro, nel famoso Autoritratto con gigli gialli: nel suo studio a Mosca, sullo sfondo appesi alle pareti i suoi quadri, e poi lei in primo piano, dimessa e in abiti semplici, mentre stringe dei gigli tigrati invece che dei pennelli, come a voler dire che non è l’oggetto che mi qualifica come pittrice, ma il mio essere nel mondo.

Natalia ha vari primati, che detiene curiosamente ancora oggi: nel 1910 fu la prima donna ad esporre in mostra dei nudi femminili, per i quali fu accusata e processata per offesa alla pubblica morale e pornografia. Da queste accuse fu, poi, assolta. Ma la storia si è ripetuta proprio in occasione della mostra di Palazzo Strozzi: tra le opere più importanti in mostra, il dipinto Modella (su sfondo blu) è stato utilizzato per il materiale informativo e pubblicitario, postato su vari social, incluso Instagram, che ha censurato, anche nel 2019, il dipinto di Natalia, e oscurandone quindi la visione sulla piattaforma. Questo sta a dimostrare quanto un’immagine possa essere forte e innovativa, anche a distanza di decenni, se dietro c’è la volontà forte dell’artista di valicare dei limiti.

Goncharova si approccerà a varie correnti artistiche e viaggerà moltissimo, in tutta Europa, decidendo, in seguito, di lasciare la Russia, in occasione della Rivoluzione d’ottobre, e trasferirsi definitivamente a Parigi. I suoi quadri possono essere associati, oltre che al Primitivismo, anche al Futurismo, o Cubofuturismo, e al Raggismo, corrente artistica che esplora il non visibile e la trasformazione fisica della materia; rientrando tra i fondatori del Raggismo, prima corrente artistica non figurativa russa, anche in questo frangente, Natalia anticipò i tempi. A questo periodo appartengono i dipinti La foresta e La fabbrica. Famoso e presente in mostra anche Il ciclista, che richiama gli esperimenti futuristi di Giacomo Balla e Umberto Boccioni. Infatti, in una sala della mostra sono presenti numerose opere dei futuristi italiani, con cui sia la Goncharova e Larionov entrarono in contatto nei loro soggiorni italiani.

Dopo l’Italia, la Spagna, nel 1916, sempre al seguito di Djaghilev, che provocò in Natalia notevoli suggestioni, abbandonò momentaneamente i colori vivaci delle sue opere precedenti per avvicinarsi agli ocra e a tinte più vicine alla terra, e a composizioni più composte e passionali, un esempio è Donna Spagnola, che faceva parte originariamente di un polittico.

L’allestimento, curato nei minimi particolari e con un gusto spiccato per l’armonia dei colori, che si accorda con le opere vivaci e piene di vita di Natalia Goncharova, e inoltre la scelta stessa di organizzare una retrospettiva sull’artista russa, contribuendo non soltanto a promuovere la personalità di un’artista fuori dagli schemi ma pure a diffondere un pezzo significativo di storia dell’arte del Novecento, rende Palazzo Strozzi uno dei musei privati più interessanti del panorama italiano.

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