Nel Novecento. I disegni da Modigliani a Schiele e da De Chirico a Licini

by Michela Conoscitore

Avete ancora pochi giorni a disposizione per visitare la mostra Nel Novecento. Da Modigliani a Schiele. Da De Chirico a Licini, presso il museo Novecento di Firenze in piazza Santa Maria Novella. Fino al 17 ottobre, potrete sicuramente godervi una mostra diversa dalle altre, perché troppo spesso si reputa arte unicamente qualcosa ritratto su tela e con una cornice importante intorno. Quel che il percorso espositivo, curato da Saretto Cicinelli e Stefano Marson, fa comprendere è che il disegno, semplici tratti di matita e colori su un foglio bianco, può rivelarsi altrettanto affascinante e affabulatore quanto un quadro.

La mostra raccoglie i nomi dei più grandi artisti del XX secolo, il cosiddetto secolo breve, e mette in comunicazione due musei: proprio il Novecento fiorentino e la Galleria Nazionale D’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. Tutto nasce dal lascito fatto alla città di Firenze da Alberto Della Ragione, ingegnere navale e appassionato collezionista di opere grafiche. L’ingegnere non solo ha donato una così preziosa collezione al capoluogo fiorentino, ma ha arricchito notevolmente anche il repertorio proprio della Galleria Nazionale di Roma. Facendo valere il suo mecenatismo, ha diffuso l’amore per i suoi artisti preferiti, dall’amato Oskar Kokoschka fino ad Amedeo Modigliani, Otto Dix, Telemaco Signorini, Mario Sironi ed Egon Schiele. Unica donna presente in mostra, Antonietta Raphaël col suo Senza Titolo.

Un percorso, quello espositivo, che esercita una certa fascinazione sul visitatore, complice anche l’atmosfera raccolta e intima dello spazio che accoglie le opere d’arte. Si inizia con i tre disegni di Telemaco Signorini, per poi passare a due dei pezzi forti della mostra, ovvero Ragazza in piedi con vestito verde di Schiele e Nudo femminile di Gustav Klimt: se il primo risalta dal foglio per i suoi colori quasi neon, irriverenti e pronti a stupire a distanza di cento anni, il disegno di Klimt sorprende per la sua sensuale semplicità, poiché l’artista ha abituato il pubblico ad opere estremamente dinamiche e vivaci. Il Nudo, invece, invita all’ammirazione del corpo di donna al pari di una scultura canoviana.

Si prosegue con il delicato Ragazza che legge di Kokoschka, opera risalente al 1913, che sembra riassumere in sé tutto lo sperimentalismo realista dell’artista austriaco. Mentre le opere di Enrico Prampolini rompono gli schemi della figura umana e immaginano nuove forme e movimenti, come testimoniano Esaltazione coreografica di un essere in fuga e Dinamica cromatica di una ballerina.

Interessante e significativa l’opera di Otto Dix, La cameriera (1923), che sembra catapultare il visitatore in un fumoso bar di provincia tedesco, negli anni venti, quando la Repubblica di Weimar era una certezza e il nazismo un virgulto che stava per fiorire.

Altre due opere importanti e suggestive sono La sposa fedele di Giorgio de Chirico e Il gendarme di Amedeo Modigliani, vere e proprie testimonianze di come l’arte italiana, durante il secolo scorso, abbia saputo innovare e rinnovare se stessa, in un processo di rigenerazione che ha scovato sempre nuovi assiomi grafici e di colore. Ci si sposta negli anni Quaranta per ammirare Studio per “Fucilazione in campagna” di Renato Guttuso, tra i quadri più famosi del pittore siciliano, che si ispirò a Goya e ricorda la fucilazione del poeta Federico Garcia Lorca. Al pari dell’originale, anche il disegno colpisce per la crudezza dell’azione ritratta.

Le nature morte di Giorgio Morandi e il paesaggio di Mario Sironi concludono l’allestimento che lascia dentro chi ha visionato le opere, un qualcosa di indefinito, poiché se le emozioni sono risolte dalle pennellate, i tratti a matita, così provvisori e sottili, concedono a chi li guarda di vagare nella mente dell’artista e concepire l’opera d’arte come un qualcosa di infinito, libero ed eterno.

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