Nicoletta Malavolti, maestra decoratrice di maiolica a Firenze, dove gusto e bellezza non hanno eguali

by Michela Conoscitore

Qualche giorno fa mi sono diretta verso San Pierino, il cuore medievale di Firenze, che contende a Borgo San Frediano il titolo di quartiere più genuino, dove è ancora possibile trovare e percepire la vera fiorentinità. Venendo dall’antico ospedale di Santa Maria Nuova, ho notato che le strade si facevano, man mano, più strette e anguste, segno che stavo entrando nella storia, nella parte più antica e affascinante della città, lontana dalle canoniche mete turistiche. La zona di San Pierino è ricca di ristoranti, ritrovi con cibo tipico toscano ma, soprattutto, botteghe artigiane. Ed in una di queste avevo appuntamento con la maestra decoratrice di maiolica, Nicoletta Malavolti.

La maiolica fiorentina, così come quella della vicina Montelupo, è una delle più apprezzate al mondo, e le botteghe del posto, ogni giorno, sfornano veri e propri capolavori, inestimabili non solo per tutta la storia artigiana che racchiudono, ma perché sono nati dalle mani degli ultimi, forse, maestri tornianti e decoratori fiorentini. Ad accogliermi nella bottega, dove la signora Malavolti svolge il lavoro di maestra decoratrice da ventuno anni, trovo l’artista e Mario Guerriero, presidente dell’associazione che cura i corsi di tornio e decorazione. Infatti, la bottega ospita non solo appassionati che hanno scelto la maiolica come hobby, oppure proprio come nuovo lavoro, pure persone affette da disabilità di vario tipo perché oltre che un’eccellenza del made in Tuscany, l’arte della maiolica è anche terapeutica.

bonculture ha dialogato con la maestra Malavolti e il signor Guerriero per scoprire questo ‘mondo’ che, si spera, non andrà scomparendo in una società come la nostra dai ritmi, ormai, troppo veloci e che pare non avere tempo per la Bellezza.

Quali sono le caratteristiche e le tecniche decorative che rendono la maiolica toscana così famosa ed apprezzata nel mondo?

Nicoletta Malavolti: La maiolica si potrebbe definire sì toscana, Montelupo per esempio è uno dei centri più conosciuti della sua produzione, anche Sesto Fiorentino era un altro centro molto importante. Però la maiolica in Italia è una lavorazione che troviamo partendo dal nord, e che troviamo fino in Sicilia. Cosa posso dire? Le maioliche sono belle! Abbiamo una grandissima varietà di forme, di decori, colori e smalti. Le maioliche sono presenti anche in altre parti del mondo, ma non con la varietà che abbiamo in Italia e in Toscana, mi permetto di dire. Se guardiamo alle varie località di produzione della maiolica, nelle varie epoche, il ventaglio di decorazioni è molto ampio. Il decoro, per chi se ne intende, ti parla della sua provenienza e a che epoca appartiene. Le nostre maioliche sono portatrici di un gusto e una bellezza che non hanno eguali: si capisce che sono di parte, vero?

Insegnare l’arte della maiolica cosa aggiunge al suo lavoro?

Nicoletta Malavolti: Sicuramente piacere nell’aver tramandato una cosa bella, e di averlo fatto nel modo più giusto e appassionato possibile, oltre che una grande soddisfazione quando vedo che le persone vanno avanti, raggiungono dei risultati. Loro ne sono contenti, e questo fa contenta anche me. La nostra scuola è aperta a tutti, adatta per qualsiasi età e con obiettivi diversi: ci sono giovani, soprattutto, che vengono qui per imparare e farne, a loro volta, un lavoro, mettendo su un piccolo laboratorio. Altri vengono in cerca di compagnia, e allo stesso tempo, imparare una cosa bella che, magari, in passato non hanno avuto modo di coltivare per via di lavoro e famiglia. Molti stranieri fanno una piccola esperienza, quindi per brevi periodi, e poi ci sono quelli che sono con noi da anni perché nel mondo della maiolica non si finisce mai di imparare, e questo vale per tanti altri artigianati. Accogliamo anche persone con disabilità di vario genere, che vengono molto aiutate da questa attività: abbiamo riscontrato che per tanti, la maiolica è terapeutica. Parlo di persone, per esempio, con sindrome di Down o autismo, con diversa gravità. Anche se si sta vivendo una fase difficile della propria vita, come un disagio depressivo, questo lavoro aiuta molto perché è rilassante e si sta con persone che ti fa piacere avere vicino e che ti seguono. È una realtà fatta di tante realtà.

Come nasce l’associazione?

Mario Guerriero: L’associazione nasce all’interno di una casa famiglia, che ospitava ragazzi delle scuole medie, inferiori e superiori, che non rendevano molto a scuola. Quindi si pensò all’arte della maiolica come un supporto e una valvola di sfogo. In seguito, abbiamo notato apprezzamento anche da gente esterna, e quindi ci siamo strutturati in una vera e propria associazione. Con l’arrivo di Nicoletta, la scuola si è perfezionata. Il suo ingresso ci ha permesso di esporre oggetti in importanti mostre, ma anche in musei come quello de Il Cairo.

Nicoletta Malavolti: Io sono arrivata qui perché ho conosciuto il maestro torniante Romano Pampaloni, un’artista dalla bravura immensa e una persona straordinaria. Con il mio arrivo, sono nati i corsi di decorazione. L’associazione nasce con l’intento di tramandare l’arte della maiolica, che è la parte nobile dell’artigianato ceramico. Coltiviamo il desiderio che questo artigianato, ma io la definisco Arte, non si perda e si prosegua a praticarlo sempre.

È un’arte che richiede pazienza, esperienza ed ovviamente, passione. Cosa si prova emotivamente durante il processo di ideazione e creazione di una maiolica?

Nicoletta Malavolti: L’oggetto che stai creando è parte di te, un qualcosa che nasce e quando va via, perché viene venduto, ti dispiace. Parecchio anche! Si è contenti perché l’oggetto è stato apprezzato, però è come se si lasciasse andare un pezzo di sé stessi. È decisamente dura separarsene.

La storia della maiolica in Toscana, e a Firenze, risale a tempi molto antichi. Ed è una delle eccellenze del made in Tuscany. Sembra, però, che il mondo artigianale fiorentino stia attraversando un periodo di crisi. Oppure è semplicemente mancanza di gente interessata a queste arti?

Mario Guerriero: L’artigianato in genere, purtroppo, sta vivendo un momento di difficoltà. Si vedono botteghe che chiudono dall’oggi al domani, non arrivano grossi aiuti né dallo stato e nemmeno dal comune. Per organizzare una mostra, noi facciamo tutto in autonomia perché ci sarebbero, altrimenti, costi ingenti da affrontare come l’occupazione di suolo pubblico. Diventa sempre più difficile tramandare questi antichi mestieri, e il rischio è di veder perse queste preziose abilità. Nel settore della maiolica, i maestri tornianti sono quasi scomparsi. In mancanza di questa figura, si ripiega sui calchi ma non è quella l’arte della maiolica, Noi, per fortuna, abbiamo un torniante che ha appreso con Romano, e quindi riusciamo a portare avanti la vera tradizione. Se si va ad Impruneta o a Montelupo, tutti dicono la stessa cosa: il settore è in crisi. Le vendite, che a noi come associazione interessando marginalmente, ci toccano comunque perché supporterebbero le nostre attività. Questi oggetti, poi, sono compresi solo da appassionati ed intenditori: un oggetto nato in un laboratorio come il nostro, dalla creazione alla rifinitura, acquista un valore che non regge la competizione con i prezzi del mercato attuale, dove abbondano i pezzi prodotti in serie.

Nicoletta Malavolti: Le problematiche sono quelle di tutti gli artigiani, in questo momento. Perché se ne parla tanto di artigianato che va risollevato, che meriterebbe più considerazione ma, in realtà, quello che viene fatto non è granché. Eppure chi acquista una maiolica compra, oltre che l’oggetto, anche la storia e la tradizione, e il tempo impiegato, inoltre, non solo per creare quell’oggetto, ma per apprendere l’arte del creare maioliche. Questo non viene valutato quasi mai.

Se l’arte della maiolica, ma anche le altre arti che hanno reso grande questa città, per secoli, e sono legate al territorio fiorentino, non si perpetrassero, Firenze e la Toscana tutta perderebbero anche la loro identità, nella sua totalità?

All’unisono rispondono subito sì, e poi aggiungono:

Mario Guerriero: Sarebbe bello se, in città, anziché vedere sorgere come funghi alimentari, gelaterie e pizzerie, si incentivasse la presenza di botteghe artigiane: da quelle della pelle alle cartiere, oppure le seterie.

Nicoletta Malavolti: Firenze era piena di artigiani: vogliamo parlare dei doratori, intarsiatori, il commesso fiorentino, i fabbri, gli argentieri. Tutti mestieri che vanno scomparendo.

Il turismo potrebbe aiutare a recuperare questi preziosi mestieri che, a questo punto, possiamo definire proprio identitari?

Mario Guerriero: Sicuramente non il turismo mordi e fuggi, e commerciale. La tipologia che è diffusa a Firenze. Anche le guide turistiche, forse, dovrebbero promuovere dei tour degli artigiani fiorentini. Così si rivaluterebbe e si proteggerebbe l’intero comparto manifatturiero locale.

Nicoletta Malavolti: Il turista a Firenze non ha nemmeno il tempo di voltarsi e guardare un po’ in giro, perché sono diretti esclusivamente verso la loro meta e hanno le ore contate. Questa città è sì arte, storia e cultura ma è, soprattutto, artigianato artistico a livelli molto elevati. Sto parlando di maestri, artisti, che nel corso dei secoli hanno scritto la storia della Bellezza a Firenze.

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