“People”, Mario De Biasi è intimista e poeta nelle foto custodite da Francesca Mezzadri

by Antonella Soccio
foto De Biasi

“People” è una grande mostra, di cui fino al 28 febbraio si fregerà l’amministrazione comunale di Foggia nella Sala Grigia del Palazzetto dell’Arte “Andrea Pazienza”.

Le opere del Maestro della fotografia Mario De Biasi (1923-2013), curata da Francesca Mezzadri, amica e assistente di De Biasi negli anni 2000, spalancano mondi inesplorati, con uno stile riconoscibile anche per chi non ha mai sfogliato Epoca, l’indimenticato e sorprendente magazine culturale italiano nel quale lavorava.

Mario De Biasi ha fotografato rivoluzioni, uomini famosi, paesi sconosciuti. Ha fotografato vulcani in eruzione e distese bianche di neve al Polo a sessantacinque gradi sottozero. La macchina fotografica fa parte ormai della sua anatomia, come il naso e gli occhi.
Bruno Munari

Fotoreporter professionista, nell’arco di trent’anni realizza centinaia di copertine e reportage in tutto il mondo. Con “Epoca” De Biasi percorre migliaia di chilometri: dalla rivolta di Budapest (1956) al Giappone (1970), dall’eruzione Etna (1964) alla guerra in Israele (1973), dalla Siberia (1965) a Parigi (1968).

Il manifesto dell’Italia che cambia

Con i suoi scatti sono stati illustrati articoli, numeri speciali di riviste, più di cento libri, oltre a numerose mostre e collettive. Tra queste “The Italian Metamorphosis 1943-1968” al Guggenheim Museum di New York, che ha reso celebre lo scatto Gli italiani si voltano, scelto come manifesto ufficiale dell’esibizione. E oggi ritornato di nuovo familiare per la copertina dell’ultimo romanzo di Francesco Piccolo.

La curatrice ed amica

Per l’inaugurazione della mostra era a Foggia anche la curatrice Francesca Mezzadri, che a bonculture in esclusiva ha spiegato il senso dell’esposizione. Ecco il suo intervento.

“Non sono una critica fotografica ma sono stata un’amica e direi assistente e collaboratrice di De Biasi e anche collezionista, ho diverse cose sue. Questa mostra nasce dal fatto che era stata pubblicata un’edizione del volume People andato quasi completamente esaurito. È un volume molto bello edito nel 2005 a cura di Damiani Editore e dal quale sono stati tratti questi scatti. 40 fotografie erano state stampate a cura di Mario De Biasi, che nel 2005 era ancora vivente e aveva visionato la prova del colore. Sono state tutte controllate e approvate da lui.

Da qui l’idea di portarle in mostra. È la prima volta in assoluto che vengono esposte e sono mie. Me le tenevo in casa queste cose bellissime e ho pensato che fosse venuto il momento di rendere un omaggio ad un grande maestro. È una visione un po’ diversa rispetto al De Biasi consegnato alla storia, che è il De Biasi degli Italiani si voltano, che comunque è in mostra, e il grande fotoreporter di Epoca, la rivista nata nel 1950 che si era subito posizionato come il Life americano, non per niente aveva tanti servizi della Magnum, una agenzia straniera internazionale nella quale lavoravano Capa e Cartier-Bresson.

L’obiettivo di Epoca era sprovincializzare l’Italia, per far vedere che anche il nostro Paese poteva avere una rivista intellettuale con dei contenuti esclusivi e con reportage da tutto il mondo. Era questo il loro posizionamento e De Biasi era uno dei loro fotografi. Nel giro di pochissimo tempo fu assunto e fu il primo caso in assoluto in Italia di fotoreporter assunto come impiegato di seconda categoria in un periodico, perché prima si acquistavano i servizi fotografici foto per foto, ma non c’erano freelance, non c’erano assunzioni a tempo indeterminato e De Biasi fu questo.

È diventato subito un nome internazionale per Epoca per esser stato quello degli Italiani si voltano, ma anche colui che ha fatto il resoconto con l’esclusiva mondiale dei fatti di Budapest del 1956 dove fu soprannominato l’Italiano pazzo perché arrivò unico in prima linea e riuscì a fotografare la caduta del dittatore con la folla inferocita.

De Biasi ha fotografato di tutto, a meno 65 gradi sottozero, ha fotografato terremoti come nel caso della foto della mano del bambino tra le macerie del terremoto del Belice.

Ha fotografato personaggi glamour importanti di tutto il mondo, io ho portato in mostra una foto di Maria Callas, Onassis con l’intesa tra i due e il loro sguardo, che fa capire cosa succederà tra loro, la loro tempestosa storia d’amore. Ma la mia mostra ha una particolarità. C’è un De Biasi meno fotoreporter e più intimista, più poeta, che si muove davanti ad un piccolo soggetto. Per lui qualunque cosa è degna di essere fotografata, qualunque evento, fatto o persona e questo è straordinario.

Davanti al suo obiettivo tutto diventa un’esperienza quasi mistica. Un fatto apparentemente banale diventa un’esperienza unica e meravigliosa”.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.