Quella volontà di esprimere se stessi: 50 anni di scatti per il FotoCineClub in una mostra

by Antonella Soccio

Le foto di Nicola Spadafranca, recensite da Alessandro Leogrande, e i meravigliosi paesaggi delle terre di Puglia insieme agli sguardi carichi di pietas di Monica Carbosiero. “Cinquant’anni e non sentirli… ma vederli”, sarà inaugurata oggi alle ore 18 presso la sede della Fondazione dei Monti Uniti, in via Arpi 152 a Foggia, la collettiva mostra fotografica organizzata dalla Fondazione Monti Uniti di Foggia e dal FotoCineClub di Foggia per celebrare i 50 anni di attività dell’associazione foggiana, nell’ambito della VIII edizione di “Foggia Fotografia. La Puglia senza confini”.

Al vernissage della mostra, che sarà visitabile fino al 7 dicembre 2019, prenderanno parte il presidente della Fondazione dei Monti Uniti, Aldo Ligustro, il presidente del FotoCineClub di Foggia, Nicola Loviento, Fulvio Merlak, presidente onorario della Federazione italiana associazioni fotografiche) e Lino Aldi, direttore dipartimento interni Fiaf.

Noi di bonculture abbiamo visitato la mostra in anteprima e abbiamo rivolto alcune domande al presidente del club foggiano Nicola Loviento.

Cinquant’anni e non sentirli, ma vederli…c’è una storia di immagini e di ricerca incredibile in queste 5 decadi. Che storia è, Loviento?

E’ stato fin qui un lungo percorso, cominciato al trotto e trasformatosi in una galoppata.  Così pensiamo di descrivere la vita fino ad oggi del FotoCineClub di Foggia nato come un circolo di pochi amatori della fotografia nel 1969 e divenuto cinquant’anni dopo, una delle realtà più note e più attive di tutto il meridione d’Italia.

A partire dal 2004, anno del trentacinquennale, è stato un moltiplicarsi di attività, i corsi svolti nella sede del circolo, ma anche nelle scuole, gli incontri con gli autori, le tante mostre spesso esportate fuori dai confini regionali  e nazionali tra cui è doveroso qui  ricordare, la collettiva “La Puglia a Berlino” al Museo delle Culture Europee di Berlino nel 2012, la mostra “Fuori Misura” esposta al  Circolo Artistico di Venezia – Palazzo delle Prigioni nel 2014, la mostra permanente sul tema del territorio inaugurata nel 2015 presso la nuova sede della Camera di Commercio di Foggia, le video proiezioni e le mostre in Turchia ad Ankara e Tekirdag tra il 2015 e il 2016.  In tutto questo si sono susseguite a ritmo incessante le affermazioni di tanti soci che hanno ottenuto premi e riconoscimenti in Italia e all’estero e ciò ha portato al circolo tanti altri soci e avvicinato numerosi estimatori che hanno contribuito a un’ulteriore affermazione del FotoCineClub di Foggia che si è potuto fregiare del riconoscimento di BFI (Benemerito della Fotografia Italiana) nel 2005 e del riconoscimento di EFI (Encomiabile della Fotografia Italiana) nel 2016.

Il percorso è stato davvero ricco di emozionanti incontri, Virgilio Bardossi, Marcello Materassi, solo per citarne alcuni e poi Stanislao Farri che portò a Foggia due mostre nel 2006 e nel 2008.

Nel 2012 il FotoCineClub di Foggia, in stretta collaborazione con il Comune di Foggia, la Fondazione dei Monti Uniti e altri Enti, dà il via alla prima edizione di “FoggiaFotografia: La Puglia senza confini” una manifestazione che ha coinvolto i circoli pugliesi e di altre regioni, che ha coagulato intorno alla fotografia altre espressioni artistiche quali il teatro, la musica, il cinema, la poesia e i fumetti e che ha portato a Foggia i più grandi autori, da Mario Dondero a Franco Fontana, da Giuliana Traverso a Maurizio Galimberti, da Mauro Galligani a Francesco Cito, senza dimenticare Chiara Samugheo, Gabriele Rigon e Raoul Iacometti, e le mostre delle foto originali di Mario Giacomelli e di Giuseppe Leone. Tutta questa attività ha portato FoggiaFotografia: La Puglia senza confini a ricevere la Menzione d’Onore per la settima edizione.

Infine le tre edizioni del Concorso Nazionale “FoggiaFotografia” che, partito in sordina, ha visto la partecipazione di un buon numero di autori di livello internazionale.

Come avete immaginato questa mostra?

Abbiamo preso le fotografie dello zoccolo duro del Foto Cine Club. In mezzo a noi c’è gente pluripremiata, gente che ha fatto delle mostre personali e altri che non hanno avuto queste esperienze: noi abbiamo fatto una selezione del meglio prodotto negli ultimi anni. Il senso era di cercare di segnare il punto della situazione, per mostrare come siamo noi adesso, a 50 anni.

Quanti sono oggi i soci?

Noi siamo poco sotto i 140. Noi facciamo iscrivere tutti quelli che vogliono partecipare ai corsi, molti sono iscritti, frequentano, ma realmente non producono.  

Ci sono stili assai diversi nella mostra, c’è un fil rouge che incrocia i lavori di questi 50 anni?

Il fil rouge lo vedo nella volontà di parte di tutti di esprimersi attraverso la fotografia, di esprimere se stessi. Dietro ognuna di queste foto c’è tanta voglia di fare. Non è un giudizio nostro, ma che ci hanno dato altri, valutando la più che buona qualità dei lavori esposti. Questa mostra non è solo autocelebrativa per dire: noi siamo i meglio. Molto umilmente abbiamo voluto comunicare ad una intera comunità quello che si fa: raccontare che qui ci sono autori che hanno preso premi a livelli nazionali e internazionali, che hanno avuto riconoscimenti, che hanno portato in giro per l’Italia le proprie mostre personali, penso che sia importante. Quelli che hanno ricevuto ultimamente più premi sono sicuramente Alfredo Ingino, Fernando Lucianetti, Daniele Ficarelli, Francesco Lucera. Poi a ruota, ce ne sono altri.

Loro sono quasi tutti nella prima sala dell’esposizione…

Sì, abbiamo fatto una sorta di ordine alfabetico. Ci sono stati riconoscimenti nazionali per Monica Carbosiero, per Gerardo Parrella, per Nicola Spadafranca, di cui è pronta un’altra mostra per primavera.

Ci sono dei soggetti che sono diventati virali o come diceva nella sua lezione il fotogiornalista Michele Smargiassi quasi dei meme. Un esempio su tutti sono le colline e non solo quelle umbre con la fioritura delle lenticchie, ma anche quelle dei Monti Dauni. Ci sono dei soggetti che si sono usurati perché fotografati troppo? In questa mostra si vede la differenza tra la foto amatoriale, magari anche portentosa ma scattata per caso e fortuna, e quella ricercata, autoriale, non è così?

Sì, quella scattata con applicazione. Lo sguardo più attento la nota. Nel paesaggio nostro si sono cimentati in tanti. Volenti o nolenti nel nostro circolo, si è formata una scuola di paesaggio, che non è canonica. Tanti anni fa faceva parte del nostro circolo Renzo Cambi, modenese di origine, ma foggiano d’adozione che ha dato il via alla scoperta del paesaggio soprattutto dei Monti Dauni. Lui lo ha visto con gli occhi di chi scopre una cosa nuova e si è portato dietro Gerardo Parrella, Alfredo Infino, Lucianetti, Lucera, Calabrìa e Raffaele Battista. Lì il fil rouge c’è veramente. Noi abbiamo una natura bellissima, che è più apprezzata da chi della zona non è. Questi autori hanno fatto un percorso importante, perché sono della zona e ne hanno capito la bellezza, magari semplicemente anche solo perché hanno visto le prime foto di Renzo Cambi.

Ci sono ancora scorci dei Monti Dauni che non sono diventati cartoline, vero?

Sicuramente sì, ma noi sul nostro territorio potremmo fare una mostra di grandi autori, che hanno fotografato la nostra terra, come provincia di Foggia. Da Franco Fontana a Stanislao Farri allo stesso Mario Giacomelli. Grandissimi nomi son venuti in questo pezzo di Puglia a fotografare: vuol dire che il nostro paesaggio ha molto da esprimere. Dobbiamo convincercene noi.

Il Foto Cine Club ha generato fotogiornalisti e che stagione vive il fotogiornalismo sia nazionale che più squisitamente locale?

Smargiassi dice che il fotogiornalismo non è morto. Io mi permetto di dissentire, perché di fotogiornalisti noi ne abbiamo ospitati tanti nel corso degli anni. Da Francesco Cito a Mauro Galligani. E abbiamo avuto la conferma delle difficoltà da loro. Con i mezzi che abbiamo adesso e con i soldi che non possono spendere i giornali, non ha più senso mandare una persona a 1000 km a fotografare un evento per raggiungere un risultato. E quindi chiaramente accettano la foto scattata dal passante col cellulare.

Sono fotogiornalisti anche i professionisti che sono al fianco di politici o aziende. Ogni “prodotto” di marketing oggi è una piccola agenzia di stampa personale. Nelle campagne elettorali o di vendita i fotografi vengono assoldati. Che qualità vedi nelle loro foto?

Sì, vengono assoldati. Ma sicuramente potrebbero fare meglio. La stessa comunicazione d’impresa che è importantissima è poco valorizzata. Qui abbiamo ancora il retaggio che il fotografo è un artigiano che impiega poco tempo e quindi non è neanche giusto che sia remunerato in un certo modo. Le aziende sbagliano, ma fanno questo.

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