“Trovare Dio anche tra le pentole della cucina”: Marina Abramovic in “Estasi” torna a Napoli

by Marianna Dell'Aquila

“L’Italia ha dimostrato grande coraggio e un profondo senso di comunità e umanità. Italia ti amo e il mio cuore è con te” è con queste parole che Marina Abramovic, la più famosa perfomance artist del mondo, saluta il nostro Paese in occasione di Estasi la mostra che la vede protagonista fino al 17 gennaio 2021 al Castel dell’Ovo di Napoli.

Organizzata da Vanitas Club in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli e la curatela di Casa Testori, Estasi segna il ritorno dell’artista serba nel capoluogo campano dopo 46 anni. Risale infatti al 1974 Rythm 0, la una performance definita da molti “disturbante” che la Abramovic mise in scena negli spazi della Galleria Studio Morra di Napoli. L’artista restò per sei ore a completa disposizione del pubblico. Tra lei e gli spettatori solo un tavolo pieno di oggetti di ogni tipo – dai fiori alle armi – e tutti erano autorizzati a fare quello che volevano: gettarle oggetti addosso, graffiarla, urlarle contro. L’obiettivo dell’artista non era di mettere in mostra la sua figura, ma l’interazione e la reazione dello spettatore dinanzi al suo corpo.

Questa volta la nuova mostra a Castel dell’Ovo è tutt’altra cosa. Innanzitutto Marina Abramovic non è presente fisicamente, ma solo attraverso le sue opere che, tra l’altro, non sono inedite (anche in Italia sono già state esposte nel 2019 nella sala Sottofedericiana della Veneranda Biblioteca Ambrosiana a Milano). La mostra infatti è composta dal ciclo di video intitolato The Kitchen. Homage to Saint Therese, un’opera molto significativa nella quale Marina Abramovic si relaziona con una delle più importanti figure del cattolicesimo, Santa Teresa d’Avila, una figura chiave della Riforma cattolica avvenuta nel corso del ‘500. L’opera si compone di tre maxi video che documentano altrettante performance tenute nel 2009 dall’artista nell’ex convento di La Laboral a Gijón, in Spagna, trasformato poi in teatro. Le performances sono ispirate ai diari della Santa in cui si narra delle visioni e delle crisi mistiche (era soggetta anche a fenomeni di levitazione) che capitavano alla suora nei momenti più banali della giornata, ad esempio mentre preparava del cibo perché “trovava Dio anche tra le pentole della cucina”.

Marina Abramovic, vestita con un abito monastico completamente nero, si mostra in tre fasi:mentre sfiora con lemani un teschio di gesso con un gesto che richiama le mani adagiate su un grembo materno, poi in preda ad un tremore interiore che la spinge a scuotere fortemente un pentolino di lattee infine con le braccia e le gambe sollevate a formare una croce.

Fortemente ostacolata dalle sue stesse consorelle, che la portarono addirittura in tribunale per ostacolarne l’operato, Santa Teresa d’Avila è da sempre una delle figure che più hanno affascinato di più il mondo dell’arte. Basti pensare ad Estasi di Santa Teresa, la bellissima scultura di Gian Lorenzo Bernini posizionata nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma e alla quale la stessa Abramovic si è ispirata. Se analizzato alla luce della complessità delle opere dell’artista serba, The Kitchen. Homage to Saint Therese risulta un po’ privo di quella carica emotiva e artistica che da sempre sono alla base della sua ricerca. Tuttavia, per riprendere le parole di Eleonora de Majo, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli “La mostra Estasi è un progetto di portata internazionale e di una straordinaria valenza emozionale che mette idealmente a confronto, a distanza di circa cinque secoli, due donne di diversa ma intensa umanità che, in un tempo di profonda sospensione come quello che stiamo vivendo, ci suggeriscono una esperienza quasi mistica, sicuramente di grande carica emotiva”.

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