Vertigine della memoria: Antonello Morsillo viaggia nella sofferenza e nell’urgenza etica dell’arte

by redazione

Il bozzetto preparatorio e l’opera, ognuna dedicata ad un protagonista, una vittima della Shoah o della Storia e del suo credo filosofico ed ideale. Si chiama “La vertigine della memoria: l’arte come urgenza etica”  la mostra di Antonello Morsillo inaugurata in Fondazione dei Monti Uniti a Foggia in Via Apri e comprende molte opere che lo stesso artista ha esposto a Roma nel 2015 col patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Culturali e al Turismo e l’Istituzione Biblioteche di Roma presso i locali del Caffè Letterario.

Conscio dell’universalità del dolore, Morsillo tenta con la sua arte di ricordare le vittime in un abbraccio universale. La crudeltà dell’Olocausto è affidata alle spine, ai graffi lugubri, ai tagli rossi che imperniano la tela e circondano i suoi personaggi. Troviamo Edith Stein, la mistica della croce, impalata ad un legno che ha per base una stella di Davide, abbiamo Massimiliano Kolbe, Anne Frank il cui viso è sormontato da un groviglio di spine e sinapsi di intelligenza violata. Bellissimo anche il quadro dedicato alla grande pittrice Charlotte Salomon, incinta e uccisa nei lager, per il quale Morsillo ha usato proprio i colori che l’artista usava nella sua tavolozza di tinte primarie. Etty Hillesum è invece dipinta nella sua profonda religiosità, con un’opera intitolata L’inchiostro di Dio. Sorprende l’acrilico su tela “I risvolti del pregiudizio”, omaggio a tutte le vittime dei campi di sterminio. Non è semplice dripping di colore: un occhio che ha per iride la stella di Davide versa sangue colorato, come ad indicare la dispersione e l’annientamento delle differenze umane.

Sono due le sezioni della mostra, curata dal critico Gaetano Cristino: la prima dedicata alle vittime della Shoah, appunto, e la seconda alla corrente del Suridealismo, di cui l’artista fa parte.  

“Il viaggio verso l’ideale, intrapreso da Antonello Morsillo, non è rilassante, non è sicuro che vada a finire, può anche fallire. Questi personaggi per la loro natura variegata non sono tutti esemplari di un ideale da perseguire, però tutti sono raffigurati con dei tratti modificati da ciò che è la loro vera realtà. Personaggi che comunque hanno impersonato un carattere ideale e diventano tutti simbolici. È il loro un viaggio libero. Libertà come richiesta di impegno, di ricerca vera, differenza tra di noi”, scrive nel catalogo della mostra Raffaella Petrilli, docente di Filosofia e teoria dei Linguaggi all’Università della Tuscia.

Noi di bonculture abbiamo incontrato l’artista, Antonello Morsillo, nelle sale della galleria della Fondazione.

“Sono fautore in Italia del Suridealismo- spiega- un movimento artistico che sorse in opposizione al Surrealismo, che si basava sull’inconscio. Il Suridealismo riporta l’arte con i piedi per terra e quindi in questa mostra si incontrano tutte persone che hanno dato la vita per nobili ideali. Il mio viaggio è iniziato 18 anni fa, ma la ricerca è nata nel 2011 con il quadro Le fiamme della fierezza dedicato a Giordano Bruno, c’è anche il mantello in mostra”.

Ma non utilizza anche lei i simboli come nel Surrealismo? “Sì, uso i simboli, ma li asciugo, li sintetizzo, come nei miei due quadri, Fiabe Perdute, utilizzato per la locandina della mostra, e la Creazione Interiore, che nel 2018 vinse l’Oscar per le Arti visive a Montecarlo. Voglio che si arrivi ad assolutizzare il concetto. L’Amore anonimo è un omaggio a tutti gli omosessuali uccisi nei campi di concentramento. Secondo alcuni richiama il rito del Phersu etrusco. In quel caso veniva indossata una maschera, nei campi invece un secchiello: gli omosessuali venivano bastonati e fatti sbranare vivi dai cani. Una morte allucinante. Ho realizzato quindi una sorta di altare sacrificale prospettico. C’è un omaggio a Magritte e il soggetto è diventato una sorta di San Sebastiano”.

You may also like

Non è consentito copiare i contenuti di questa pagina.