Confondere e disorientare, inondare le pupille di colore e allo stesso tempo guidare all’osservazione critica, basilare per poter distinguere la street art dal mero atto vandalistico.
È questa la sfida di Zip, lo streetartist foggiano, in mostra, dopo due collettive, con una sua personale nello spazio di Parcocittà, dal titolo “L’arte non è dove pensi di trovarla”.
In questi giorni è stato inaugurato anche un suo stencil per l’Admo, sempre in forma anonima come ha spiegato la guida turistica e storico dell’arte Paolo Delli Carri.
Zip infatti non si fa conoscere, usa solo i canali social per dialogare e proporre la sua arte, giunta fino a Segonzano per un progetto scolastico. Il giovane artista agisce in totale anonimato lasciando i suoi pezzi a Foggia dal 2015 in particolari contesti urbani, quartieri di periferia spesso degradati, cabine elettriche, muri di palazzi lasciati all’incuria del tempo e dell’uomo.
Zip non ha mai scelto palazzi rilevanti a livello storico artistico o pareti e facciate importanti dalla grossa visibilità, va alla ricerca di angoli improbabili e dimenticati, marginali. È lì che dipinge con tecniche miste su diversi materiali per restituire bellezza, ironia e leggerezza ai luoghi dell’abbandono, a quei posti che sfuggono alla vista del passante distratto e insofferente.
In posti assolutamente inusuali si muovono dunque figure senza tempo, molto spesso innocenti e quasi malinconiche; bambini colti in atteggiamenti apparentemente usuali ma che rivelano il caos, le ipocrisie, i conflitti della nostra società attraverso oggetti dal significato ambiguo.
Zip si rifà molto a Banksy e molte opere esposte a Parcittà mostrano i tributi al famoso streetartist newyorkese: sono tanti gli stencil o i murales di bambini colti nella loro innocenza reinterpretazioni della notissima baloon girl, mentre fanno volare fiori o cuori o semplici nastri, in un cielo nichilista che avvolge tutto. L’infanzia è sempre ritratta, anche in Zip, in un rapporto di fiducia con l’altrove, in una dimensione onirica, ludica (volano spesso teschi o lettere che rinviano all’esperienza dell’arte verbo visiva) o fortemente ironica. Non mancano infatti i gesti irriverenti, come il dito medio mostrato in segno di scherno, come cenno di affetto e di ribellione insieme.
Bellissima la bambina che si difende da un proiettile che ha scheggiato il vetro del quadro e lo fa con una assoluta purezza, con la mano, per uno stop non violento.
Il richiamo fortissimo a Banksy si nota anche in una opera con un immenso elefante blu, che ricalca il famoso detto l’elefante nella stanza, il problema è nella stanza ma nessuno se ne accorge.
“Vi invito a scovare le sue opere a Foggia, per strada, se lo fate taggatelo su Instagram, che è un mezzo di comunicazione libero”, ha detto Delli Carri, curatore della sua mostra di Zip a Parcocittà.