Alessandro svela il successo travolgente dei Figli di Putin

by Antonella Soccio
figli di Putin, cover


603.158 like, migliaia di condivisioni per ogni post e più di una citazione sui più importanti giornali nazionali, che la includono tra i contenitori che supportano e alimentano il populismo in Italia.

Questa è la pagina social Facebook e da un anno anche Instagram, “Figli di Putin“, nata dall’idea di un giovane amante della Russia originario della provincia di Foggia e residente in un paese dell’Alto Tavoliere. Per riservatezza, Alessandro preferisce non svelare il suo cognome e la città dove vive e lavora. Già troppi lo individuano tra i responsabili del risultato politico del 4 marzo e di mille altre campagne sovraniste, dice sorridendo.  

Figli di Putin, si legge tra le info social, nasce come pagina satirica e punta ad ironizzare in maniera positiva e mai offensiva sulla figura del Presidente Putin, rispettato ed ammirato, tramite l’utilizzo di immagini scovate nella rete e la realizzazione di meme a lui dedicati.

Democrazia immediata

“I contenuti indirizzano verso il pensiero sovranista, inducono da influencer a sostenere un certo tipo di populismo. Ma io tengo sempre separate le cose, ho capito il linguaggio della rete. Il mio segreto è vedere quali sono le notizie trend topics e attraverso questo lavoro produco macro e meme che tocchino la pancia degli utenti”, spiega Alessandro in esclusiva per bonculture.

Figli di Putin gioca molto sull’incoerenza dei vari leader politici, sempre raffrontata alla magnificenza dello “zar” russo.  

“Cerco sempre il paradosso, l’incoerenza, il politicamente scorretto è il mio pane quotidiano, quando sono abbastanza ispirato riesco ad essere abbastanza str….. Ma ho sempre massimo rispetto per le persone che colpisco coi meme. Ho un filtro molto rigido e modero sempre i commenti”.

La pagina, creata insieme al cugino, è nata quasi per gioco nell’ottobre del 2015, oggi Figli di Putin è un marchio registrato e ha un suo merchandising e non è escluso che possa organizzare per l’estate un grosso evento nel Nord della Puglia, che calamiterebbe migliaia e migliaia di giovani da tutta Italia e non solo.

La forza del presidente russo

 “Volevamo trasformare Putin in un supereroe, come Chuck Norris, eravamo nel periodo della prima crisi in Siria quando Obama minacciava di invaderla e Putin col suo intervento sventò quella guerra. Col tempo ho scoperto con la pagina, ho imparato sul campo a sfruttare al massimo le notizie che saranno più dibattute e condivise. Ho sviluppato una capacità innata nel saper interpretare il pensiero dei social, purché tutto non scada mai nell’insulto”.  

Il ricorso al digitale e ai social media ha permesso di ri-produrre l’agorà. In altri termini, di ri-creare la piazza, dove è possibile a tutti discutere e decidere.
Marc Lazar

Fai una autocensura a monte? Quanto è complesso evitare post violenti?

“È facile scadere nel populismo più becero, cerco di moderare me stesso. Per questo tendo sempre ad essere molto informato, a verificare la fonte della notizia, se becco una dichiarazione di Renzi, cerco di trovare una sua incoerenza. I social network sono di natura populisti dall’enorme consenso, perché danno sfogo ai pensieri delle persone. Cerco di stare bene attento a cosa pubblico. Ad esempio ho scelto di non pubblicare nulla sulle ragazze uccise da migranti, era facile scrivere su Desiree per fomentare l’odio. Cerco di essere originale e selettivo nell’argomento e di non dar modo mai alla gente di sfogare la propria rabbia”.

Grazie ad un’amica russa, sulla pagina compaiono ad intervalli regolari anche delle dirette dalla madre Russia, seguitissime. Quello che fa di Alessandro un fenomeno della rete, oltre alla sua straordinaria originalità ed ironia, è anche l’approccio puro ai social. L’assenza di un sito organizzato gli sta facendo perdere anche molto denaro, incredibilmente Alessandro non monetizza il suo successo social.

Share

“Non pubblico con regolarità né programmo mai i miei contenuti. Credo di aver trovato la chiave giusta per arrivare ad una diffusione massima dei miei argomenti. La condivisione del post è il sintomo che la persona viene colpita da quel contenuto, lo fa proprio. La condivisione è una catena di Sant’Antonio, che ha fatto crescere la pagina, con l’effetto moltiplicatore. Io definisco Figli di Putin una piccola Domenica In di Facebook, perché cerco di attirare in pagina quanta più gente possibile, senza regole fisse. Il segreto è parlare di quello che il social sta vivendo in quel momento in maniera originale e sorprendente”.

Qualche sponsorizzazione c’è e c’è stata, ma con somme minime. 3 euro al massimo a post. Un modo semplice “per oliare la pagina” e per non cadere “nella faccia oscura della luna” dell’algoritmo di Facebook.  

“Il 99% dei contenuti sono miei, ma spesso condivido anche i post altrui se sono belli, non mi faccio scrupoli né sono invidioso di altre pagine. Lo faccio mio e taggo l’altra pagina”.

Alessandro non vive del lavoro sui social né guadagna da questa sua immensa abilità di attirare le masse. In tanti, tra i politici pugliesi o i siti di promozione turistica, gli hanno chiesto una mano. “Le mie capacità sono appetibili, sono in contatto con gente che adotta il mio stesso linguaggio. Luca Donadel, che per primo ha mostrato i video delle Ong o Quarta Repubblica o Tommaso Longobardi, che ha una pagina da 650mila followers, siamo tanti ad avere come linea guida, come ideologia il populismo. Abbiamo un idem sentire, le tematiche sono quelle e si cerca di coordinarci”.

I meme

“Mi sto rendendo conto che il mio stile con i meme piace per l’impostazione di affrontare quei contenuti. Per me c’è molta improvvisazione, perché non è un vero lavoro, ci perdo molto tempo, la sera mi informo su twitter, che non lo preferisco come social network, ma è più istituzionale ed è utile per le news. Facebook negli ultimi anni è cambiato ha delle regole molto più stringenti sul linguaggio e sui termini, sto bene attento, c’è sempre il pericolo che ti blocchino”.

Ti hanno proposto di vendere la pagina? Quanto vale Figli di Putin? “Facebook vieta negoziazioni commerciali. 500.000mila followers superati da poco, 40mila Instagram dove sono da un anno e mezzo, 15milioni di persone vedono i miei contenuti. Sono dati che mi impressionano. Non ho mai accettato offerte, sono geloso della mia creazione. L’amore per la Russia, che ho visitato più volte, viene prima di tutto, ho voluto valorizzare questo amore, con intrecci artistici e culturali. Ho un legame con Russian Tour, condivido i loro contenuti. Non posso vendere la mia creatura”.

by Antonella Soccio

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