Benessere, qualità e sviluppo: l’idea di Politecnico di Francesco Cupertino

by Daniela Tonti

E’ il più giovane tra i candidati al ruolo di Rettore del Politecnico di Bari. E il 2 luglio si confronterà con i suoi quattro competitor per il secondo turno, sempre a maggioranza assoluta, dopo essere stato il più suffragato oggi al primo turno, ottenendo il 46%.
Francesco Cupertino, ingegnere, classe 1972, ha trascorso tutta la sua vita accademica, come studente prima e come docente poi, all’interno del Politecnico barese. Oggi è docente di “Convertitori, macchine e azionamenti elettrici” nel Dipartimento di Ingegneria Elettrica dell’Informazione.

Il futuro Rettore sarà il settimo della storia del Politecnico di Bari e si avvicenderà con l’attuale, prof. Eugenio Di Sciascio (nominato oggi vicesindaco della Giunta Decaro), a far data 1° ottobre 2019.

103 voti dai docenti e più della metà dei voti degli studenti, uno score rilevante che ha portato il prof Francesco Cupertino ad un passo dalla meta. “C’è stato un risultato importante tra gli studenti, bisogna raccogliere qualche preferenza in più tra il personale amministrativo e tra i docenti, ma immagino si possa ben operare per il secondo turno elettorale”.

Si attendono le alleanze e i possibili ritiri. Intanto noi di bonculture l’abbiamo intervistato, poco dopo l’esito dei risultati di questa tornata elettorale.

La presenza di una università contribuisce allo sviluppo sociale economico e culturale di un territorio tanto più se è efficiente e stimola idee e opportunità. Tanto che oggi gli atenei, nel suo caso il Politecnico, sono proposti come “sviluppatori urbani”. Che ne pensa? Anche a Bari è così?

Assolutamente sì. Le università in generale, e il Politecnico in particolare, sono il volano propositivo di idee per lo sviluppo sostenibile di un territorio. Basti pensare alle idee, agli studi e alle ricerche che conduciamo sul trasporto ecosostenibile, risparmio energetico, bioedilizia, gestione del ciclo dei rifiuti. Tematiche fortemente interdisciplinari, che sono tra le attività consolidate nel Politecnico e coinvolgono molti di noi. Dobbiamo considerare anche che il Politecnico sta progressivamente assumendo il ruolo di “sviluppatore urbano diffuso”, con attività pulsanti dislocate in vari punti della nostra provincia (penso ad esempio alle attività nell’Isolato 47 a Bari vecchia, o allo splendido Fab Lab creato grazie alla lungimiranza del Comune di Bitonto).

Parliamo del Politecnico. Ultimamente si è molto parlato del suo buon posizionamento nelle classifiche nazionali, come procedono le immatricolazioni?

Il numero complessivo dei nostri studenti è in costante crescita. Inoltre, per quanto riguarda la formazione, registriamo sempre più interesse verso corsi di recente attivazione (Disegno Industriale, Ingegneria dei Sistemi Medicali, in collaborazione con l’Università di Bari). Siamo anche molto attenti a tenere aggiornati i corsi più “tradizionali” di Ingegneria e di Architettura con continue revisione dei contenuti e una sempre maggiore attività di laboratorio.

Cosa pensa si possa fare per rendere l’università più attrattiva?

Possiamo fare ancora meglio, continuando sulla strada del rinnovamento e dell’ampliamento dell’offerta formativa sia di livello magistrale sia di master post lauream. Bisogna incrementare le nostre relazioni con gli enti e le aziende del territorio che devono essere coinvolti nella definizione dei percorsi formativi garantendo maggiori opportunità di stage e tirocini ai nostri studenti per prepararli efficacemente all’inserimento nel mondo del lavoro. In costante aumento sono anche le iniziative a favore di esperienze all’estero nei programmi di mobilità studentesca finanziati in ambito comunitario.

C’è in programma l’attivazione di nuovi corsi di laurea nel Politecnico di Bari?

La sfida dei prossimi anni sarà quella di trovare delle forme di contaminazione delle competenze sviluppate nei corsi di studio, che siano coerenti con le figure professionali ma al passo con i tempi. Una delle richieste che più frequentemente emerge dall’ascolto degli studenti è quella di avere percorsi formativi con più attività di laboratorio intesa anche come opportunità per accrescere le “soft-skills” (problemsolving, team working, etc.). Questa esigenza è condivisa anche dal mondo delle imprese e delle pubbliche amministrazioni che intravedono una multipla opportunità: preparazione al mondo lavorativo degli studenti, potenziale trasferimento tecnologico, networking e sinergie per progetti pubblico/privati. Il potenziamento di queste attività sarà una priorità per il Politecnico nei prossimi anni. Per quanto riguarda i progetti di immediata realizzazione, oltre alla già attivata istituzione del corso di laurea magistrale in “ingegneria dei sistemi medicali”, intendo progettare un corso di Laurea in Ingegneria incentrata sulla sostenibilità delle attività industriali nel nostro polo di Taranto.

Nel suo programma punta molto sulla vivibilità degli spazi, sull’abbattimento delle barriere architettoniche e sulla creazione di aree verdi. Ha già individuato delle strade da percorrere o fondi da attivare per questi lavori? Ci sono già dei progetti?

Oltre alla eliminazione delle rimanenti barriere architettoniche, mia priorità assoluta, ho molte idee per valorizzare gli spazi del nostro campus. Innanzitutto, al fine di incrementare gli spazi di studio e socializzazione, intendo destinare la maggior parte della superficie scoperta attualmente disponibile alla realizzazione di aree verdi attrezzate con tavoli e panchine. Sarà poi creata una “palestra a cielo aperto”: vialetti destinati allo jogging che attraversano le principali strutture del campus e spazi attrezzati per fitness. Per quanto riguarda gli interni, gli spazi per lo studio si arricchiranno presto della disponibilità della nuova biblioteca (progetto POLILYBRARY), nonché della riqualificazione di molte aree adesso solo parzialmente utilizzate. Inoltre, al pari di altre realtà universitarie estere, gli spazi esterni diventeranno luoghi per installazioni e workshop di architettura e design sviluppati da docenti e studenti con aziende del territorio in modalità didattiche di tipo “learning by doing”. Per quanto concerne le risorse per realizzare queste idee, oltre alla nostra costante e sempre fruttuosa partecipazione ai bandi ministeriali e degli enti locali, ci rivolgeremo alle numerose aziende che con noi hanno intrapreso proficui percorsi di collaborazione per cercare sponsorizzazioni sui singoli progetti, come già accade in molti contesti internazionali. 

Per la sede di Taranto cosa ha in mente?

Nei prossimi anni occorrerà integrare e radicare maggiormente il Politecnico nel territorio tarantino. Il mio obiettivo è creare un nuovo Dipartimento universitario multidisciplinare,  dotato di piena autonomia di spesa al pari del nostro campus barese, ubicato in zona centrale (ad esempio Palazzo degli Uffici e del Palazzo Delli Ponti) vicini al Dipartimento Jonico dell’Università di Bari, per concentrare un polo universitario ionico. Questa scelta strategica faciliterà l’interazione con gli stakeholders locali che vedranno una ricaduta diretta sul territorio delle risorse umane ed economiche del Dipartimento.

Per quanto riguarda la comunicazione invece ha già qualche idea? Molto spesso grandi progetti non sono molto conosciuti perché si tende a essere accademici e a mantenere magari un linguaggio più da rivista scientifica.

Di certo la principale chiave per accorciare le distanze tra ricerca e impresa è aumentare la visibilità dei nostri importanti risultati. In questo riconosco che abbiamo grandi spazi per il miglioramento, e che abbiamo assolutamente bisogno di collaborare con il mondo dei media. Oltre a questo, dovremo rendere più fruibili i nostri strumenti di diffusione, principalmente il nostro portale web, con un linguaggio più accessibile al grande pubblico.

La lista delle ricerche scientifiche che il suo dipartimento sta seguendo in tandem anche con realtà industriali è interessante e molto lungo. Ci può parlare di EFB il progetto con Avio Areo? Ci può spiegare su cosa state lavorando?

AVIO AERO e il Politecnico di Bari hanno avviato nel 2010 un laboratorio integrato multidisciplinare, denominato “Energy Factory Bari” (EFB), per la attuazione di attività di ricerca, sviluppo tecnologico e innovazione nei settori dell’aerospazio e dell’energia. Il laboratorio è in costante crescita ed oggi coinvolge circa 40 unità di personale, tra ricercatori senior di GE Avio, ricercatori junior e personale docente del Politecnico di Bari. La collaborazione con GE Avio si è ulteriormente arricchita nel 2016 di una iniziativa finalizzata alla realizzazione di un nuovo turbopropulsore ad elica. In particolare, il laboratorio EFB è stato selezionato tra le tante sedi per la ricerca presenti nella rete GE in Europa, sede che si erano candidate a questo, per sviluppare l’intero sistema di controllo del propulsore.

Dalla Puglia partiranno i viaggi turistici nello spazio. (lo hanno ribadito qualche sera fa al Festival della Cultura Ebraica a Roma, dedicato all’anniversario dell’allunaggio). Lei che ne pensa? In quale maniera il Politecnico di Bari è stato coinvolto?

Il Politecnico da diversi anni è attivo su questo tema, lavorando sullo studio di fattibilità dello spazioporto a Grottaglie. Abbiamo partecipato a tavoli tecnici e politici svolgendo un ruolo di raccordo tra i tanti enti coinvolti in un progetto così importante. I voli turistici sono solo un esempio delle diverse opportunità che, sia per ricerca sia per fini commerciali, potrebbero essere abilitate dallo spazioporto.

Altro grande progetto è quello con dell’intelligenza artificiale applicata ai molini, ci può spiegare su cosa state lavorando? Sulla molitura sono tornate di moda tutte le antiche tecniche soprattutto in una zona come la nostra regina del grano. In cosa consiste invece la vostra visione?

L’industria molitoria è caratterizzata da processi di produzione che condizionano, miscelano e trasformano grandi volumi di cereali a ciclo continuo, e che si possono organizzare in logiche di gestione automatiche. Allo stesso tempo è richiesta l’esperienza dei mugnai per ottenere la miglior resa da una materia prima che varia in ogni campo e stagione. Infine il mercato e gli utilizzatori finali esigono un elevato livello di sicurezza alimentare, un’ampia gamma di alternative qualitative e la personalizzazione del prodotto finito nei diversi usi previsti (pasta, prodotti da forno, pasticceria).

Queste condizioni sono terreno fertile per l’applicazione di successo di innovazioni sviluppate anche nel Politecnico di Bari e applicate sul campo tramite il laboratorio pubblico-privato Innovation for Mills. Con il fine di ottenere la massima qualità e personalizzazione degli sfarinati, l’efficienza energetica degli impianti e una gestione a “zero difetti” della produzione sono state sviluppate e implementate tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’automazione cognitiva delle macchine, le infrastrutture IoT, il controllo integrato della produzione.  

Professore ha già qualche idea di come incentivare il ricorso alla Terza Missione? In genere le piccole università sono quelle che meno hanno tempo e risorse da dedicarvi. Lei che idea si è fatto?

Noi certamente siamo annoverati tra gli atenei piccoli, ma la nostra natura rivolta alle tecnologie ci ha orientato verso le aziende, gli enti del territorio e gli ordini professionali sin dalla nostra istituzione. Il Politecnico, nei prossimi anni, deve favorire le condizioni per la nascita di start-up innovative, coltivando le idee migliori scaturite al proprio interno e alimentandone lo sviluppo tramite una rete di collaborazioni esterne.

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