Camilla Baresani e la “Gelosia” nell’età delle ansie: “Il politico è privato”

by Michela Conoscitore

Antonio Gargiulo, caprese rampante, pensa di poter decidere la sua vita a tavolino, dimenticando le dinamiche dell’amore e della gelosia. Oltre ad Antonio, gli altri due vertici del triangolo amoroso, raccontato nel libro della scrittrice bresciana Camilla Baresani, Gelosia (La Nave di Teseo), sono Bettina, l’algida moglie nordica, e Sonia, amante e collega di Antonio. Quando la gelosia, forse il più umano tra tutti i sentimenti, si insinua, strisciante, nella vita di Antonio, l’uomo perde le fila di quel che stava cercando di costruire, fino all’impensabile finale.

Camilla Baresani ha analizzato, a tutto tondo, dieci anni di storia contemporanea attraverso i tre protagonisti del suo romanzo che non soltanto sperimentano la gelosia o l’amore, ma anche cosa significa assistere al crollo delle proprie credenze quando qualcuno, o qualcosa, mette in crisi il nostro piccolo macrocosmo esistenziale. La Baresani, già autrice di successo, è in concorso tra i finalisti al premio letterario I Fiori Blu, e il 22 febbraio è stata tra i protagonisti dell’incontro tenutosi alla Biblioteca Provinciale La Magna Capitana di Foggia, dove ha presentato il suo romanzo.

bonculture ha intervistato la scrittrice per parlare più approfonditamente di Gelosia, un’occasione anche per riflettere sulle relazioni amorose immerse nella contemporaneità. 

Può descriverci quali sono i tratti essenziali di Gelosia?

Conta molto dettagliatamente come si arriva alla gelosia: si parte dall’amore, infatti il romanzo è essenzialmente sull’amore. L’amore di una persona che non sa scegliere, che ama più donne. La gelosia subentra verso la fine, ed è un sentimento comune a tutti e tre i protagonisti. Poi è un romanzo sull’Italia contemporanea, perché racconta dieci anni di storia, dal 2007 al 2017, ed è una specie di età dell’ansia: crisi economiche, crisi politiche, emergenze sociali, e racconta come questi fatti della storia italiana ed internazionale riverberano sulle vite private delle persone, con i loro colpi e le conseguenze. Poi, è anche un romanzo che racconta dei figli, di volerli anche quando non vengono, a tutti i costi. Quindi parlo anche di adozione, delle pratiche per avviarle che sono talmente lunghe che spesso durano più dello stesso rapporto sentimentale che lega gli aspiranti genitori. È anche un romanzo sul lavoro, racconta molto dettagliatamente due lavori molto importanti, uno nel turismo e l’altro degli oggetti che si creano per i turisti.

Le relazioni descritte nel suo romanzo sono esclusivamente figlie del nostro tempo o presentano tratti comuni ad ogni epoca?

Da quando c’è la storia della narrativa e del teatro, della poesia, i temi del tradimento e della sofferenza amorosa, della bigamia, ci sono sempre stati, quindi sicuramente le relazioni di cui ho scritto presentano tratti comuni ad ogni epoca. Semmai è paradossale che nel nostro tempo ancora si soffra per amore, perché siamo nella società della condivisione: condividiamo il Cloud, condividiamo le macchine col car sharing, le biciclette, condividiamo tutto, invece sull’amore siamo ancora esclusivi.

In contemporanea con le vicende personali dei protagonisti, scorrono episodi di storia politica ed eventi che influenzano le loro vite o li spingono a riflettere. Perché ha scelto questa architettura narrativa?

Perché volevo che fosse un romanzo ricco. Ci sono descritti bene anche tre posti: Capri, il Lago di Garda e Milano, che sono altrettanto protagonisti. Milano è molto protagonista di questo romanzo. Doveva essere un romanzo ricco, avvolgente, in cui immergersi e che proponesse un racconto dell’Italia contemporanea che potesse servire anche se lo si leggerai tra trent’anni, quindi non soltanto una storia d’amore e di disamore, ma una storia che racconta anche il nostro tempo. Negli anni Settanta si diceva che il privato era politico, per me è il contrario: il politico è privato, perché il mondo con le sue tensioni, crisi e paure che crea, influisce moltissimo sulle vite private delle persone.

 “Ma io sono bravo nella creazione di una necessità che ognuno ha o potrebbe avere e cui non ha mai pensato prima”: Antonio, che è un esperto di essenze e profumi, quindi di un qualcosa di impalpabile e momentaneo, pronuncia questa affermazione che, forse, connota alla perfezione il suo carattere. Come possiamo correlarla al mondo contemporaneo?

Antonio è specialista nel creare necessità che le persone non sanno di avere. Lui rappresenta l’enorme pressione che abbiamo addosso: tutta la nostra vita, ormai, consiste in un continuo difenderci da chi sta cercando di crearci delle necessità che non sappiamo di avere, e che in effetti, se ci si pensa, sono bisogni inutili che ci spingono a spendere. Non abbiamo bisogno di una borsa di Balenciaga o di una vacanza in una Spa.

Si parla soprattutto di amore, ovviamente, in Gelosia: quello che Antonio prova per Bettina e Sonia come si differenzia, ma soprattutto è un sentimento reale o è inconsistente come un’essenza?

L’amore che lui prova per queste due donne, ha accezione differente, chiaramente: da una è dominato, e l’altra la domina. In questo c’è la contraddizione del maschio contemporaneo perché da un lato vuole essere moderno, quindi è compiaciuto dall’avere una donna che sia bella, dominante, che lavora, che è indipendente, non è al traino, è autonoma. È affascinato dalla donna contemporanea che sì è amorosa e sentimentale, ma non la deve mantenere, non c’è bisogno di darle la casa e le cose da cucinare perché si realizzi. Dall’altro, invece, ha questa caratteristica maschile, atavica, di voler creare una donna che non lo metta in discussione. Se da un lato ha la donna bella, dominante, più ricca di lui, che ha il suo lavoro, che se la cava da sola al punto da non essere nemmeno particolarmente gelosa perché ha un suo progetto di vita, l’altra, invece, non lo mette in discussione perché non è bella, e quindi gli è grata. Lui la valorizza, pensa di farle scoprire tutto, dal sesso al lavoro, la crea praticamente, è il suo pigmalione, il solito vecchio ruolo maschile: nel momento in cui io ti creo, tu sei mia per sempre. Accetti tutto quello che faccio, che non mi separi da mia moglie, che abbia dei progetti perché sei una mia creatura. Antonio ama queste due donne in due modi diversi, uno più contemporaneo, e l’altro più primitivo. Le due facce dell’amore.

È stato difficile immedesimarsi e descrivere la percezione maschile della gelosia?

No, perché sono una grande ascoltatrice. Non sono una scrittrice autobiografica, cioè metto un po’ di me dappertutto, ma in realtà a me piacciono le persone, ascoltarle. Tutte queste storie sono frutto di racconti: ho chiesto, ho indagato, ci sono dei modelli maschili che ho tartassato di domande, negli anni, e a cui mi sono ispirata con grande precisione.

Lei è tra i finalisti della prima edizione del premio letterario I Fiori Blu: cosa ne pensa del proliferare dei premi letterari, sono utili per l’editoria?

Certamente, perché valorizzano libri che altrimenti avrebbero una vita di pochi mesi. A parte i pochi bestselleristi, come Carofiglio, che qualsiasi cosa scrivano vende e vende a lungo, ci sono infiniti libri di qualità che vivono in libreria un mese o due e poi si spengono. Invece i premi, convegni e festival aiutano a mantenere in vita i libri e a dargli più profondità, più esistenza.

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