Con Raimondo Di Maio editore italiano di Averno di Louise Glück: “Una poetessa americana che racconta la nostra finitudine. Più la leggo, e più me ne innamoro”

by Michela Conoscitore

L’intervista con Raimondo Di Maio, libraio storico alla Dante&Descartes di via Mezzocannone a Napoli, comincia con una gentilezza: “Ma sta registrando?”, mi chiede, e alla mia risposta affermativa dice: “Allora chiudo la porta della libreria, così stiamo più tranquilli”. Rispetto per il lavoro degli altri, e umiltà con cui porta avanti la sua attività da decenni, si percepisce immediatamente questo del signor Di Maio che oltre ad aver pubblicato le poesie, l’unico in Italia, del recente premio Nobel per la Letteratura, la poetessa statunitense Louise Glück, è anche editore di Erri De Luca, Domenico Rea e Roberto Saviano. Sembra non rendersi ancora conto dell’improvvisa popolarità che gli è piombata addosso, il libraio sta proseguendo con la sua duplice attività, lavorando ogni giorno e ascoltando le richieste dei clienti lettori, con cui ha saputo instaurare un dialogo da cui lui stesso impara quotidianamente.

bonculture ha raggiunto il signor Di Maio nella sua libreria per farsi raccontare, dal proprio punto di vista, la vittoria del Nobel di Louise Glück ma anche il suo mondo di libri e letture, immerso in una città come Napoli che è un macrocosmo di leggende e ispirazioni:

Cosa è cambiato nella sua vita ora che è passato dall’anonimato nazionale alla celebrità di questi giorni?

Non è cambiato molto, è solo aumentata la voglia di accontentare tutti, sia da parte mia che di mio figlio. Abbiamo due punti vendita a Napoli, (il signor Di Maio gestisce il punto vendita in via Mezzocannone, il figlio Giancarlo quello in Piazza del Gesù Nuovo, ndr.).

Si aspettava che la poetessa Louise Glück vincesse il Nobel?

No, non me lo aspettavo. Lei è troppo grande, la sua bravura sconfinava anche per un premio così prestigioso ma, ovviamente, mi fa piacere per la poetessa. Ho ricevuto la notizia in piena notte, all’una, e mi sono commosso per me e sentito felice per lei. Contento anche per chi ha lavorato insieme a me a questo libro, come il mio co-editore, mio figlio, un magnifico traduttore e Vittorio Avella che ci ha fornito l’immagine per la copertina. Felice per tutti noi, una grande avventura. Più grande di me, sicuramente.

Averno è una delle opere che hanno contribuito alla vittoria del premio, e da lei pubblicata: perché ha deciso di pubblicarlo? Può raccontarci questa raccolta di poesie?

Questa meravigliosa avventura è nata grazie al mio co-editore spagnolo e amico fraterno, Josè Vincente Quirante Rives che pochi giorni fa ha ricevuto la cittadinanza napoletana. Lui lesse il libro in spagnolo, e me lo propose per la pubblicazione dicendomi che parlava del lago di Averno. Questa è una delle opere più mature della poetessa, perché qui è giunta all’acme della sua chiarificazione poetica, questo non lo affermo io ma i critici che ho letto e che hanno studiato il suo percorso. Ho deciso di pubblicarlo per la familiarità con i luoghi, io vivo a Fuorigrotta, altro luogo di Napoli che è stato cantato dal grandissimo poeta Michele Sovente. Leggendo Averno ho ricordato le sue poesie. La poesia di Louise Glück è un qualcosa di enorme, una poetessa americana che racconta la nostra finitudine. Più la leggo, e più me ne innamoro.

Un libraio editore, solitamente le due professioni sono ben distinte. Lei perché ha scelto di ricoprirle entrambe?

Sono distinte oggi, in questi tempi di solitudine. Dalla nascita della stampa, dal Cinquecento ai giorni nostri, c’è sempre stata una grande tradizione di librerie editrici. Ho fatto questa scelta perché io, come tanti, non sono molto contento della grande editoria. Metto in commercio dei libri che come altri miei colleghi sono editi da librai intellettuali, anche con Averno, prima di pubblicarlo, ho provato ad esplorarlo, oltre che leggerlo perché si trattava di poesia colta statunitense. Oggi siamo costretti a vendere dei libracci, prodotti da un’industria fallimentare che scambia il sapere per consumo. Il sapere non si consuma, il sapere si trasforma in conoscenza e coscienza. Lei mi ha definito libraio editore, a me piace di più libraio artigiano come Piero Gobetti e don Riccardo Ricciardi. Non dico di ispirarmi a loro ma incarnano i miei ideali.

Con il figlio

Come sceglie i libri da pubblicare?

Quella è una chimica molto particolare, che si deve instaurare col libro. Poi bisogna possedere un orecchio e un occhio straordinari, e anche una grande cultura. Ricevo sempre manoscritti, e molti di questi sono opere di autori impreparati. Scrivono poesie ma mi accorgo leggendoli, che non hanno letto molti poeti. Sono molto severo, ma credo che la severità metta in moto le cose vere del mondo. Ogni mattina mi sveglio alle cinque, il mio primo lavoro è studiare. Poi vengo in bottega, per fare il bottegaio-libraio. Lo dico per chiarezza e con umiltà, perché potrebbe sembrare che mi abbia baciato la fortuna: dietro, invece, c’è studio e preparazione, per questo lavoro non ci si può improvvisare.

La libreria a Mezzocannone a Napoli

Dal suo osservatorio speciale e d’eccezione, può raccontarci il mondo letterario napoletano degli ultimi anni?

Il mondo letterario napoletano è quello che conosco maggiormente, sia quello storico che contemporaneo. Sono un grande studioso di due autodidatti di talento, Domenico Rea ed Erri De Luca. Erri è un amico fraterno, mi ha donato tanti suoi libri e i regali da parte sua sono materiali ed immateriali. Lucia Rea è un’attenta consigliera. Comunque, è necessario fare la distinzione tra scrittori e scriventi, perché essere scrittori è un’attività impegnativa e seria. Scrivere un libro e poi ricavarne successo, non fa di te uno scrittore. Per essere scrittori bisogna avere dentro un motore che funziona, un’estetica e poi aver letto tanto. Noi abbiamo ereditato un mondo di significati forti e grandi autori, bisogna avere, quindi, l’umiltà di guardare chi ci ha preceduto. Spesso ci si traveste da scrittori, si indossa una maschera letteraria. Pensando a Napoli, nel Dopoguerra questa città ha avuto grandi scrittori come Rea, Montesano, Ossorio e Cilento. Chi scrive, oggi, deve confrontarsi con loro.

Lei è anche un editore quindi è un valore aggiunto, ma ogni libraio ha una missione. La sua qual è?

Le missioni le lascio ai preti. Credo semplicemente di star facendo un lavoro in modo civile ed eretico. Ogni giorno sono in libreria per guadagnarmi la pagnotta, con grande onestà. Più che missionario, farei volentieri il rivoluzionario.

Photocredit e copyright per le immagini che ritraggono il signor di Maio by Riccardo Siano

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