Ex-Umbris: Libri proibiti e nascosti negli anfratti delle biblioteche riprendono vita con un progetto di microeditoria punk

by Gabriella Longo

Riportare alla luce, dalle ombre, testi dimenticati o giudicati inopportuni, imperfetti, perfino repellenti, dargli nuova vita, una nuova veste editoriale e riscoprirli in tutti i loro aspetti: questa la missione di ex umbris, -letteralmente, “dalle tenebre”- nelle parole di Andrea, al timone di un giovanissimo e coraggioso progetto tutto italiano di “micro-contro editoria”, inaugurato nel 2020 dalla pubblicazione de La donna dagli aghi, una memoria medico-chirurgica di Giuseppe Ferrario datata 1829, e che vede oggi la luce dopo quasi due secoli di fondi di librerie antiquarie.

Un’operazione di recupero e di riscoperta che fa bene ai collezionisti, agli amanti della letteratura morbosa, fieramente e programmaticamente ai margini della filiera del libro che tutti conoscono. Ne abbiamo parlato con Andrea che ci ha raccontato la storia di questo bizzarro e affascinante angolo di web, portando così ex umbris…ad lux.

Chi c’è dietro ex umbris?

Ci sono due persone che hanno lavorato nell’editoria e nella comunicazione, ma che col tempo, per varie ragioni, si sono dedicate a tutt’altro. Questa, oggi, non è la nostra professione o tantomeno una fonte di reddito (da qui il motto “ex umbris non è una casa editrice, ex umbris è come una casa editrice non dovrebbe essere”), ma un progetto collaterale su cui mettiamo comunque la nostra professionalità. Uno di noi si occupa della parte redazionale, grafica, della scelta dei testi; un altro segue l’aspetto della comunicazione e dei canali social. In comune abbiamo anche un retroterra culturale che riteniamo determinante per questo nostro progetto: un’attitudine punk e diy (do it yourself) che per anni ci ha orientato nel microcosmo della musica indipendente, suonando, pubblicando dischi, frequentando festival, scrivendo e distribuendo fanzine. Può sembrare strano, ma riscoprendo testi come i nostri non facciamo che portare avanti, su supporti diversi, quello che abbiamo fatto immergendoci nella musica punk e nel suo retroterra culturale.

Testi inopportuni, imperfetti, repellenti… Da dove viene questa scelta?

Viene da lontano, da ricerche bibliografiche e archivistiche finalizzate a tutt’altro scopo, ma che spesso casualmente hanno permesso di riscoprire testi veramente confinati negli anfratti più reconditi delle biblioteche. E poi si tratta soprattutto di una presa di posizione editoriale, di politica editoriale e culturale: siamo orgogliosamente un progetto di micro-editoria e di contro-editoria, nel senso che ci rivolgiamo a una nicchia ristrettissima di pubblico, pubblicando a bassissime tirature, offrendo storie e libri che difficilmente una casa editrice generalista potrebbe offrire. Siamo convinti che anche una micro-pubblicazione di un testo che potrebbe destare l’interesse di qualche decina di lettori sia comunque un’importante operazione culturale. Anche le storie nel tempo giudicate “inopportune, crudeli, repellenti”, insomma, sono cultura, così come scoprire le ragioni di una simile etichettatura. Cerchiamo quindi di abbattere certi cliché dell’editoria contemporanea, spesso dominanti anche nella piccola editoria, e di insistere sul valore della diversità, della devianza, della stranezza.

Come avviene la selezione?

Ricerchiamo soprattutto delle storie. Storie che potrebbero essere giudicate (o che sono state giudicate) assurde, bizzarre, al limite dell’impossibile. Soprattutto in una collana come la Biblioteca della crudeltà stiamo recuperando storie realmente accadute, in grado di dimostrare come la realtà sia spesso più cruda e assurda della fantasia; storie narrate non attraverso l’espediente della finzione romanzesca, ma attraverso rapporti scientifici, diari medici, resoconti di cronaca.

Veniamo a La donna dagli aghi: quando siete entrati in contatto con questo resoconto clinico e com’è poi diventato il primo della collana Biblioteca della crudeltà?

È stata una scoperta casuale, di diversi anni fa, durante una ricerca bibliografica finalizzata a tutt’altro scopo: mi sono imbattuto in quel titolo bizzarro, ho deciso di approfondire e mi si è scoperchiata una storia pazzesca e affascinante. Anni più tardi, quando abbiamo avviato il progetto ex umbris, abbiamo deciso di iniziare proprio con La donna dagli aghi, perché incarna perfettamente il nostro immaginario. Si tratta di un resoconto del 1829, un testo scritto con finalità scientifiche e pensato esclusivamente per un pubblico di studiosi e di medici della prima metà dell’800, ma che straordinariamente l’autore (Giuseppe Ferrario) ha reso simile a un vero e proprio racconto d’ispirazione gotica, con colpi di scena e sconfinamenti nel mondo della superstizione e del folklore. Per noi un vero e proprio gioiello. Abbiamo voluto ripubblicarlo rispettando l’intero impianto e il linguaggio utilizzato dall’autore, con poche variazioni e minimi interventi grafici e sintattici. 

Copertina, carta, grafiche e font danno l’impressione di essere di fronte ad una prima edizione del 1829…

Effettivamente è proprio quello che vorremmo ottenere con la scelta della carta e dei font: libri che rimandano, al primo colpo d’occhio, al periodo in cui sono stati scritti, ma anche oggetti da collezionare, da toccare, da sfogliare. Abbiamo scelto la carta di due cartiere italiane d’eccellenza come Fedrigoni e Favini, ma come hai osservato cerchiamo di mantenere una nostra linea anche nel packaging: siamo consapevoli che il nostro pubblico è un pubblico di bibliofili, di amanti della carta e del fine lavoro artigianale, così come lo siamo noi; cerchiamo così di realizzare libri completamente diversi da quelli del grande mercato editoriale, in grado di marcare questa differenza sin dalla copertina e dai materiali scelti.

L’esordio avviene anche con una Fanzine tutta dedicata a bizzarre curiosità. Il numero “zero” contiene estratti di materiali d’archivio, che non sono solo in pieno stile ex umbris ma raccontano di un lavoro a tratti filologico, quasi a voler costruire una vostra personalissima contro-storia…

È proprio così. La fanzine raccoglie tutte le bizzarrie e le storie incredibili che non possiamo trasformare in libro, ma che sono in grado di accompagnare i nostri testi dando un contesto più ampio alle nostre storie, quasi come dei piccoli spin-off narrativi. Il numero zero della fanzine, ad esempio, racchiude alcune brevi narrazioni ottocentesche strettamente correlate alla storia della Donna dagli aghi, magari soltanto fugacemente citati nel libro. Il lettore appassionato, così, può ricostruire un contesto più largo e andare lui stesso alla ricerca dei possibili legami logici con le nostre pubblicazioni.

Com’è andata l’accoglienza?

Rimaniamo orgogliosamente ai margini della grande editoria, con numeri piccolissimi, ma sappiamo anche che alla base di questi numeri piccolissimi c’è uno zoccolo duro di appassionati che ci sostiene e che ha accolto entusiasticamente le nostre proposte. Come dicevo prima, è la stessa logica che sta alla base del diy e della controcultura punk. Da qui anche la decisione di distribuire i libri solo attraverso una piattaforma come Etsy, ben lontani da colossi monopolistici come Amazon

Ci puoi anticipare qualcosa sulle prossime uscite? Lavorerete ad altre collane?

Abbiamo appena lanciato due nuovi libri: La crocifissione di Mattio Lovat, in pieno stile “Biblioteca della crudeltà”, e una danza macabra illustrata, El ballo della Morte, che inaugura una nuova collana in piccolo formato, “Biblioteca liminale”. Abbiamo già diversi testi su cui stiamo lavorando e posso anticipare che ci saranno novità per gli amanti della poesia: ovviamente poesia in chiave ex umbris, dunque poesia cimiteriale, macabra, lugubre. Stiamo riscoprendo alcuni poeti italiani della fine del ’700 e dei primi dell’800 del tutto dimenticati, spesso disprezzati dai loro contemporanei e relegati ai margini dalla grande critica letteraria ottocentesca, con temi poetici e un immaginario che verranno poi ripresi molti anni dopo dalla scapigliatura milanese. Cito soltanto due nomi di questa primissima avanguardia cimiteriale italiana: Diodata Saluzzo e Ambrogio Viale, meglio conosciuto come Il Solitario delle Alpi.

https://www.exumbris.it/

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