Friday Night Lights: Bissinger racconta i valori intramontabili e assurdi dell’America profonda senza mai irriderli

by Francesco Berlingieri

H.G.Bissinger
Friday Night Lights
(66thand2nd, 405 pagine, 20 euro)

Per me non c’è alcuna differenza tra il football americano e le Iodosan Gola in pastiglie.

Probabilmente perché un’indigestione delle seconde mi costrinse a letto durante il Superbowl del 1988. La febbre alta mi fece sembrare bellissimo quello sport. Ma, soprattutto, i caschi di quello sport. E il nome dei San Francisco 49ers. Nei successivi trent’anni ci siamo ignorati, io, il football americano e le Iodosan Gola.

Qualche mese fa, quando è arrivato in libreria Friday Night Lights, ho immediatamente pensato che fosse un testo politico. Del resto, i giocatori professionisti, specie afroamericani, sono stati tra i protagonisti di diverse campagne anti-Trump. E l’editoria, come sempre fa, si è tuffata sul tema con la forza viva di chi sa di dover sfruttare un fenomeno passeggero.

In quest’ottica, il libro di H.G.Bissinger, pubblicato da 66thand2nd, mi sembrava addirittura fuori tempo massimo. Nonostante i miei pregiudizi nei confronti del football, ho scelto di leggerlo subito prima che la libreria finisse in zona rossa. Ed oggi sono qui per ammettere dinanzi a tutti che Friday Night Lights è un libro semplicemente magnifico.

Ho scoperto che H.G.Bissinger, nel lontano 1988 – l’anno stesso della mia indigestione di pastiglie – ha deciso di lasciare Philadelphia e trasferirsi ad Odessa, nel West Texas, per osservare da vicino un fenomeno che, ai suoi occhi di yankee della East Coast, doveva sembrare totalmente fuori dimensione. La locale squadra di football liceale, impegnata nel campionato dello Stato, poteva vantare infatti un seguito impressionante, gigantesco, smisurato rispetto agli standard della categoria. Il venerdì sera il “Ratliff”, lo stadio costruito dagli orgogliosi rancheri di Odessa, si riempiva di ventimila anime religiosamente impegnate a sospingere dei diciassettenni.

Bissinger ha deciso così di seguire un’intera stagione dei Panthers, la squadra in questione, espressione della Permian High, una scuola dove l’intera didattica finiva per piegarsi allo strapotere del football. Per comprendere fino a che punto potesse spingersi la fede in quei ragazzini. E, soprattutto, perché.

Quel che ne viene fuori è sorprendente. È sbalorditivo. È incredibile, nel senso letterale del termine. È l’inchiesta che ognuno di noi, guidato da un minimo di curiosità, avrebbe voluto scrivere.
Dopo il libro c’è stato il film. Nel 2015, il venticinquennale della prima edizione.
Bissinger non è più stato il benvenuto ad Odessa.

La sua colpa? Essere stato troppo duro col sistema scolastico ed aver posto l’accento sul razzismo della società texana. Giudizi impietosi e parziali. Perché il suo lavoro è un saggio ed è un romanzo. Ci racconta le contraddizioni della desegregazione, dei valori intramontabili e apparentemente assurdi dell’America profonda senza mai irriderli, della ricchezza smisurata derivata dal Boom petrolifero dei primi anni ‘80 e dall’improvvisa povertà di ritorno quando la bolla s’è sgonfiata, della campagna elettorale di Bush Senior e della brava gente conservatrice delle pianure dove il Sud e il West si incontrano. Ci racconta, altresì, di un gruppo di ragazzi. Dei loro sogni da post-adolescenti, delle loro ambizioni, delle gigantesche paure. Entra nelle loro vite, li trasforma in fratelli minori e ci costringe a provare empatia: per i neri che attraverso il football si giocano la carta dell’ammissione ad un college, talvolta l’unica per evitare la marginalità e la galera; per i bianchi figli del ceto medio o dei petrolieri che – nell’ultimo anno prima di spiccare il volo – vivono la loro sfrontata stagione da divi.

Perché, per la brava gente di Odessa, i Panthers sono delle divinità. Un ragazzino dei Panthers può saltare le lezioni di algebra, firmare autografi, saltare i compiti a casa, partecipare a feste e risse, guidare alcolizzato e senza patente. Ad ogni ragazzino dei Panthers, ad inizio stagione, viene assegnata una cheerleader personale. Una sua cheerleader. E tutto questo perché, insieme alle trivelle, alla Chiesa battista e al Partito Repubblicano, quei ragazzini sono il vero culto della comunità.
Per un anno. Uno soltanto. Poi torneranno nel dimenticatoio. E dovranno inventarsi un’esistenza.
Friday Night Lights è, da ogni punto di vista, un libro esagerato e stordente.

Il passare del tempo non l’ha reso vecchio e superato. Tutt’altro. La nostra privilegiata postazione di lettori in possesso del senno di poi, che conoscono gli esiti della parabola, ci permette di partecipare alla vita di Odessa con lo sguardo smaliziato e maturo. Proprio come saggi involontari posti di fronte alla grandezza e alle miserie della commedia umana.

Consigliatissimo.
 

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