“I bambini raccontano la Shoah”, la narrazione corale sul milione e mezzo di piccoli uccisi nei campi di sterminio

by La Magna Capitana

I bambini raccontano la Shoah è un libro a più voci. Sono le voci dei bambini di allora che raccontano la vicenda più crudele che mai avrebbero pensato di vivere sulla propria pelle. Una narrazione che è ben più di un capitolo di storia; un racconto corale che ha il grande merito di restituire l’identità a un milione e mezzo di bambini.

Bambini ebrei, disabili, slavi, zingari, ai quali le persecuzioni naziste hanno strappato l’infanzia. Storie che valorizzano la vita e c’insegnano a riconoscere il male, perché il coraggio e la dignità possano essere contrapposti ad esso.

Sul filo dell’autobiografia, Lia Levi e Uri Orlev con i loro racconti struggenti, ci fanno provare emozioni e sentimenti, paure e speranze dei bambini vittime della persecuzione razziale.

Il racconto di Ela e Marian Kaminski, ebrei polacchi che hanno vissuto la guerra  da bambini: una storia d’amore di chi ha saputo lasciarsi alle spalle l’orrore e ricostruirsi una nuova vita.

Il volume è costruito come una antologia a metà tra narrazione diaristica e ricostruzione storica. Ha un formato agile e una grafica moderna e accattivante e una bella copertina di cartone rigido dal taglio nudo. Al suo interno, immagini, mappe, fotografie, cartine, perché il contenuto possa arrivare in modo incisivo e allo stesso tempo “leggero”, e restar impresso.

Sarah Kaminski ha raccolto il testimone dai propri genitori; racconta la favola amara del ghetto di Łódź, in cui i suoi piccoli prigionieri  erano costretti a lavorare duramente per sperare di sopravvivere.

Le illustrazioni ad acquerello di Valeria De Caterini e un’introduzione di David Grossman impreziosiscono questo lavoro. Nelle ultime pagine, un glossario delle parole ricorrenti, semplifica la comprensione del testo; troviamo inoltre una biblio-disco-filmografia della ricca produzione che negli ultimi decenni si è sviluppata attorno alla Shoah. 

Maria Teresa Milano ci fa entrare nella fortezza di Terezín, il cosiddetto ghetto modello voluto dai nazisti, dove, nonostante tutto, i bambini dipingevano e cantavano perché un gruppo  di adulti aveva deciso di prendersi cura di loro, a costo della vita.

Infine, Cesare Alvazzi Del Frate, bambino sotto il regime fascista e poi ragazzo partigiano; con la sua storia fatta di scelte importanti e coraggiose, è forse uno degli ultimi testimoni di cosa vuol dire opporsi a un regime e difendere la libertà di tutti.

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