“I mostri di Dante” siamo noi. Ecco l’activity book che spiega ai bambini ad accettare “l’ombra” che è in tutti noi

by Germana Zappatore

Caronte, Minosse, Cerbero nell’immaginario comune sono alcuni dei mostri che Dante Alighieri incontra durante il suo viaggio infernale nella Divina Commedia. Per il poeta fiorentino e per noi sono esseri terrificanti nell’aspetto e nel comportamento: Caronte è un “dimonio con occhi di bragia” che “batte col remo qualunque s’adagia”, Minosse “ringhia” e “s’avvinghia” con la sua coda tante volte quanti sono i giri corrispondenti al cerchio infernale dove andrà il dannato di turno, mentre Cerbero che “con tre gola caninamente latra” “li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, e ‘l ventre largo, e unghiate le mani” e poi “graffia li spirti, ed iscoia ed isquatra”. Insomma, personaggi da cui stare decisamente alla larga. O forse no.

I dissidenti del sentire comune sono un prof e due illustratori: Mirko Volpi (docente di Linguistica italiana all’Università di Pavia ed esperto di Dante), Laura Vaioli (direttrice della “TheSIGN – Comics & Arts Academy” di Firenze) e Giacomo Guccinelli (concept artist e illustratore). Sono gli autori di “I mostri di Dante”, un activity book per ragazzi edito da Salani uscito a marzo. Il loro pensiero è chiaro fin dalla seconda di copertina: “che cosa sono i mostri se non il simbolo dei pericoli che possiamo incontrare sul nostro cammino e degli ostacoli che noi stessi ci imponiamo?”. Per dirla alla maniera di Carl Gustav Jung, il mostro è quel “tipo molto cattivo”, quella “ombra” che è in ognuno di noi e che dobbiamo conoscere e accettare per vivere bene.

Da qui l’idea geniale per avvicinare i più piccoli alla celebre cantica dantesca: raccontare in maniera semplice e graficamente accattivante l’incontro dell’Alighieri con 17 mostri infernali e proporre contestualmente riflessioni e “divine attività” creative per stimolare i giovani lettori ad affrontare la vita di tutti i giorni “con arguzia e pensiero critico, ma soprattutto con leggerezza ed ironia”.

E così con Minosse si affronta il tema del giudizio e con le Erinni quello della rabbia, con il Minotauro si parla di bullismo e con i Malebranche delle bugie, i serpenti che rincorrono i ladri offrono lo spunto per riflettere sul “desiderare la roba d’altri” e il Conte Ugolino (sì, fra i mostri danteschi ci sono anche esseri umani) sul tradimento. E così via fino ad arrivare a Lucifero in persona e al tema della riconoscenza.

Ad intuire che i mostri potevano essere la strada giusta per far conoscere Dante ai bambini e allo stesso tempo indicare loro una possibile via per affrontare le minacce quotidiane, è stata la direttrice editoriale della Salani, Maria Grazia Mazzitelli. E l’idea ha subito fatto breccia nei cuori, nelle menti e nei pennelli dei tre autori dell’activity book.

“Con i bambini – ha spiegato a bonculture Laura Vaioli che ha curato i testi e i giochi presenti nel libro – l’approccio con la cultura deve essere divertente e giocoso. I mostri sono una grande fonte di divertimento per loro, tant’è che (contrariamente agli adulti) non hanno alcuna difficoltà ad immedesimarsi nei cattivi e nei mostri delle storie”. E lei lo sa bene, perché mamma di due maschi il maggiore dei quali da piccolo giocava con mostri e action card che l’illustratrice ha preso in prestito per il libro trasformandole in carte-punti che misurano forza, attacco e difesa delle creature infernali.

Se poi i mostri hanno un aspetto molto pop e decisamente meno mostruoso rispetto ai cartoni più amati, il progetto editoriale ha fatto centro.

“E’ stata una sfida stimolante reinventare i mostri danteschi per un pubblico inedito rendendoli simpatici ed empatici per far sì che i lettori non ne fossero spaventati, ma attratti e incuriositi” ha rivelato Giacomo Guccinelli che ha spiegato di aver realizzato i suoi mostri attingendo al patrimonio classico (Gustave Doré, ma anche Bosch e Salvator Rosa) “per poi tradirlo con fonti contemporanee” tra le quali il fumettista giapponese Go Nagai (Mazinga Z, Ufo Robot, Devilman, Mao Dante) e la serie animata americana “Steven Universe”.

Il tutto con la supervisione filologica del prof. Mirko Volpi che ha subito sposato l’idea della Mazzitelli. “Ottima l’idea di partire dai mostri – ha evidenziato il prof. – anche come strumento per un primo approccio a Dante. L’importante è che a prodotti pop come questo, ma anche come i film e i giochi venga affiancato un ritorno al testo dantesco originale”.

E a proposito di prodotto pop, la Vaioli e Guccinelli hanno dedicato il libro al “sommo poeta dei giorni nostri” Caparezza. Merito della canzone “Argenti vive” nella quale l’artista pugliese immagina di essere il dannato Filippo Argenti che accusa l’Alighieri di essersi macchiato del suo stesso peccato, ovvero l’ira. Una canzone che al figlio minore di Laura piaceva così tanto quando aveva 5 anni da cantarla in continuazione e da andare in giro a chiedere a parenti e amici “Chi è Filippo Argenti?”.

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