Il “Ritratto del giovane Ottavio” di Antonio del Vecchio: un viaggio nell’adolescenza garganica

by Teresa Rauzino

Da qualche giorno è stato pubblicato, per i tipi di Eta Beta, il romanzo, “Ritratto del giovane Ottavio / Racconti garganici” di Antonio Del Vecchio, giornalista, scrittore, storico e appassionato di archeologia antica e moderna. La presentazione del volume si terrà il 12 agosto, alle ore 18,00, presso il Cortile della Palestra Comunale di Rignano Garganico, con l’osservanza delle dovute prescrizioni anti-Covid. Interverranno varie personalità della cultura di Capitanata.

In anteprima, per i lettori di bonculture, la mia posfazione al libro

Il “Ritratto del giovane Ottavio” di Antonio del Vecchio

Dove sono finiti i sani, buoni, vecchi romanzi di formazione? Sono rimasti solo sui manuali di storia della letteratura?

Il critico Franco Moretti nel saggio: “Il romanzo di formazione (Einaudi 1999)” ha riassunto i compiti fondamentali di questo genere letterario molto in voga nell’Ottocento: tenere sotto controllo l’imprevedibilità del mutamento storico, incardinandola nella rappresentazione della gioventù, e nella socializzazione delle classi medie. Accompagnava gli adolescenti verso la maturazione e l’età adulta, promuovendo l’integrazione sociale del protagonista.

Tale narrativa ha svolto una funzione pedagogica e moralistica che, nel Novecento ha avuto difficoltà ad esprimersi per l’insignificanza dell’esistenza individuale. La crisi del romanzo di formazione è coincisa con l’affermarsi di un nuovo modo di narrare che consiste nell’entrare nella testa dei personaggi e raccontarne l’agire dal di dentro; le emozioni, i sentimenti, i progetti, le passioni, i dolori accompagnano l’evolversi del protagonista verso la maturità e l’età adulta. Non c’è formazione senza trasformazione, senza auto-formazione.

Ma chi scrive più, oggi, romanzi di formazione? Forse qualche caso isolato si trova ancora in giro. Il “Ritratto del giovane Ottavio” dello scrittore Antonio del Vecchio ne è un piccolo esempio. L’autore mette in scena una bella storia sulla società anni Cinquanta, tra bigottismo sessuale e rigidità culturali legate alla figura femminile, per lo più relegata al ruolo di moglie e madre, secondo le convenzioni del tempo. La trama delinea l’affresco di un’epoca e di una generazione. Alla tematica sentimentale si affiancano dettagli sulla mentalità contadina, piccolo-borghese e familiare.

Del Vecchio racconta le peripezie erotico-sentimentali di un gruppo di uomini e donne che vivono nel Gargano, con una rapidissima puntata nel nord milanese del boom industriale degli anni Cinquanta-Sessanta. L’Autore, in particolare, focalizza l’attenzione sulle vicissitudini amorose e sociali di un giovane intellettuale, Ottavio, esprimendo, nei vari racconti, le emozioni dell’infanzia, i turbamenti della pubertà, le insoddisfazioni della giovinezza.

L’adolescenza è un periodo molto importante per la crescita di ragazze e ragazzi: in questo momento particolare i libri possono rappresentare una risorsa importante, perché aprono mondi e permettono di confrontarsi con tematiche e avventure possibili nella vita reale.

Nella micro- libreria di Guido, amico di Ottavio, ci sono dei testi che attraggono la curiosità dei due ragazzi che, in gran segreto, iniziano a leggere un libro di magia, imparando a conoscere i vari filtri ‘miracolosi’ per fare innamorare le ragazze, ma subito abbandonano la loro ricerca, in quanto i componenti dei filtri sono troppo difficili da reperire. Un secondo libro li abbaglia alla prima lettura: “Le confidenze di Marisa e Lola”. Di esso assaporano sesso a buon mercato, scoprendo ad uno ad uno tutti i segreti dell’amore fisico. Generosamente passano lo scottante testo anche ai loro compagni. Il padre di Nanny, “assai religioso”, quando scopre il libro proibito, scandalizzato, lo strappa e brucia immediatamente, malmenando il ragazzo.

La pratica vale più della grammatica – scrive Antonio Del Vecchio – E ciò vale soprattutto quando si tratta di sesso e di amore. Ottavio si sente ancora impreparato, soprassiede, “prima di lanciare il suo amo nello stagno dell’Amore, forte anche delle sue infatuazioni di ragazzo, fatte solo di occhiate e di amori solitari”. Ma, ad un certo punto, sente l’urgenza, come i suoi amici, di mettere in pratica le conoscenze acquisite sul tema.

Le prime cotte non si fanno attendere: Graziella, occhi neri e pungenti, bocca appena abbozzata, gambe affusolate e petto crescente. Per alcuni mesi si scrivono solo bigliettini, evitando ogni incontro. Bloccati dal moralismo cattolico, provano vergogna.

Pina, di due anni più grande: quando va a casa sua, non essendovi sedie a sufficienza, si siede sulle sue ginocchia. Ottavio “arde e sopporta”. Non se la sente di approfittare di un’occasione favorevole e scappa…

Anastasia. E’ solo amore di occhi. Dopo pochi mesi emigra con la sua famiglia in America. Non la rivede più.

Le vere prime prove d’amore Ottavio le sperimenta con Dina. Quindi gli occhi del giovane si posano su Annetta, una sedicenne sbarazzina, che gli dice subito di sì: i loro occhi parlano d’amore in ogni luogo ed occasione.

La prima prova di fuoco è quando Ottavio s’ innamora perdutamente della piccola Vittoria, una cicciottella al bacio, di carnagione chiara e delicata. Insieme rappresentano la classica coppia perfetta, amante dello studio. Un rapporto stroncato dalla definitiva partenza della ragazza che con la famiglia emigra al Nord.

Un’altra grande infatuazione è Cinzia, una collegiale che arriva da Roma. Ha tredici anni, ma sembra una donna: curve accentuate, seno prosperoso e viso da vamp, senza trucco. Addirittura selezionata per partecipare al film “La Ciociara”. Anche quest’amore dura poco, per via del definitivo trasferimento della famiglia della ragazza.

A Ottavio resta un ricordo bellissimo, quello del primo bacio. Per lenire la delusione, si fidanza con Rosetta, bellezza acqua e sapone, da assaporare fino all’ultima goccia, come uno spumante.

Poi è la volta della diciassettenne Rina, una sartina tornata a scuola di avviamento per intraprendere nel futuro la professione più redditizia di infermiera. Dopo una serie d’incontri fattivi, Ottavio la pianta… per non crearsi rimorsi.

Segue a ruota Manuelina, una sartina con un bel taglio mascolino di capelli, montgomery beige chiaro, tipo sbarazzino e moderno. Filano insieme per tutto l’anno scolastico, scambiandosi lettere, bigliettini e foto. Ma la ragazza parte per l’Australia. Non la vedrà più.

Le prime impotenti fiammate Ottavio le aveva provate in casa del suo compagno di scuola, Emanuele, che aveva tre sorelle, le prime due molto belle e procaci, specialmente Lillina che lasciava trasparire una prorompente sensualità. Suo malgrado, a svelargli il mistero della nudità femminile sarà Rachele, la terza sorella, inizialmente poco desiderabile. Una sorta di sana educazione sessuale che segna la sua crescita adolescenziale. Quasi tutti i pomeriggi il giovane si reca in casa delle amiche per imparare a ballare.

Un giorno, il padre di Guido, accorgendosi che i ragazzi erano cresciuti abbastanza per provare le dolcezze delle prime vampate d’amore, pensò bene di fornire loro un giradischi. Le adolescenti, specie le forestiere (Ottavio ne ricorda una bellissima e sexy) affluivano volentieri al loro ‘pensatoio’ (così chiamavano la stanza preferita, ossia luogo di studio-pensiero e da ‘ballo’) e col pretesto di imparare il ballo, si stringevano e scambiavano qualche bacio furtivo.

E via discorrendo. Il racconto di Del Vecchio scorre come un film divertente, surreale… Le varie storie d’amore non filano mai lisce, non hanno un lieto fine: nella vita il destino sceglie direzioni diverse e inaspettate. Ottavio non sempre riesce a capirlo .

I cuori delle donne – scrive Gustave Flaubert – sono come quei mobiletti a segreto, pieni di cassetti racchiusi gli uni negli altri; ci si affanna, ci si rompono le unghie, e in fondo ci si trova qualche fiore secco, dei granelli di polvere – o il vuoto!”. Un fatto importante segna però la differenza con i maschi: “Un uomo, se non altro, è libero, può percorrere passioni e paesi, attraversare gli ostacoli, afferrare le gioie più remote. Ma per una donna ci sono ostacoli di ogni tipo. Inerte e flessibile insieme, ha contro di sé le debolezze della carne e le costrizioni della legge. La sua volontà, come il velo del suo cappello trattenuto da un cordoncino, palpita a tutti i venti; c’è sempre qualche desiderio che la trascina e qualche convenienza che tuttavia la trattiene”.

In realtà, le ragazze oggetto del desiderio di Ottavio sono le vere protagoniste delle storie, dotate ciascuna di un proprio carattere che le aiuta a superare le difficoltà che si trovano ad affrontare, decidendo razionalmente (quando possono farlo senza il condizionamento della famiglia migrante) il loro progetto di vita, alieno da sentimentalismi, e in fondo estremamente concreto.

Il sesso non è più un tabù negli anni Cinquanta-Sessanta. E se un tempo si gridava allo scandalo, non ci si stupisce più nel visualizzare, anche nelle case e nelle strade dei paesi garganici, scene di sottile erotismo. A impersonarlo agli occhi del gruppo di Ottavio è una ragazza che tutti chiamano Brigitte Bardot, per la sua somiglianza alla mitica attrice francese : un concentrato di bellezza, occhi neri languidi, incarnato roseo, bocca piccola e procace, petto non prosperoso, ma “sufficiente per contenere due irti seni”, sinuose curve, agili gambe. Diventa subito il sex symbol di tutti, che ambiscono a conquistarla. Ma è sempre lei a lasciarli, dopo averli sedotti con i suoi fugaci, ma tranquillizzanti petting. La pillola è ancora sconosciuta tra le ragazze del popolo, come le altre pratiche anticoncezionali, poco sicure.

Brigitte sarà una delle ultime fiamme di Ottavio. Soltanto qualche anno dopo il giovane, ormai trentenne, finalmente troverà la sua strada… Paure e innamoramenti si concluderanno con la sconfitta dell’inazione che fino a quel momento lo aveva bloccato, rendendolo quasi passivo di fronte allo scorrere degli eventi.

Concludiamo, citando di nuovo Flaubert: “Le persone con i piedi per terra dicono che l’amore è una follia. In realtà ciò che accade è che la fantasia violentemente distorta da immagini piacevolissime, dove ogni passo ti avvicina alla felicità, viene crudamente riportata alla dura realtà. Ma prima o poi è possibile ritrovare la felicità. Prima o poi, all’improvviso e quando ormai si dispera. Allora orizzonti si schiudono e pare che una voce gridi: Eccola! Si è spinti a confidarle la nostra vita a quella certa persona, a darle tutto, a sacrificarle tutto. Non c’è bisogno di alcuna spiegazione, ci s’intende”.


Antonio Del Vecchio (foto di Vanni Natola)

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