Libelo, Maurizio Rana e le ali della libertà di emozioni poetiche esperanto

by redazione

Aprirò le braccia e diventeranno ali.

Mi lancerò nel vuoto, per lasciarmi trascinare

dal vento che sceglierà per me.

Notti, braccia, parole, libertà. La stanza dei ricordi, tra buio e spiragli di luce.

La poetica di Maurizio Rana vibra nell’anima, cercando una koinè di amore e amicizia. In un pura aria. Come l’handpan che suona con grande maestria e talento. O le opere angelicate che accompagnano molti suoi scritti.

Il suo ultimo libro di pensieri e poesie si chiama Libelo, che, come spiega nella introduzione l’autore, non è un nome di fantasia ma un vocabolo tratto dall’Esperanto. Libelo è libellula.

Il poeta foggiano traduce in parole le emozioni che lo hanno spinto verso radicali cambiamenti. Sono fatti reali ad aver dato spunto al fluire delle sue parole. Perché Libelo, perché libellula? Perché in una libellula, l’autore identifica la sua anima.

E spiega: «Le libellule sono insetti molto speciali ed eleganti.Fanno parte della famiglia degli Odonati ed a loro fanno riferimento una leggenda e molteplici significati simbolici. Il nome libellula è legato a due scuole di pensiero. Per alcuni, il nome deriva dal latino Libra (bilancia) per le affinità intercorrenti tra la posizione orizzontale assunta dalle ali quando é in volo che assomiglia ad una bilancia. Secondo altri, il nome libellula deriva dal latino Libellum, diminutivo di liber (libero).La libellula è da sempre considerato un insetto magico per via delle sue ali cangianti, della forma esile e per la velocità con la quale è in grado di volare e sfuggire ai suoi predatori, caratteristiche che fanno parte della personalità dello scrittore. La libellula nasce da una larva in fondo ad uno stagno per poi trasformarsi in modo naturale. È una leggenda il motivo per via del quale la libellula viene spesso associata alla trasformazione. Infatti si racconta di un drago molto saggio che durante la notte, diffondeva la luce con il proprio respiro di fuoco».

Ed ecco allora tra le sue liriche che prende spazio la città, il Natale, la nostalgia, l’amarezza che provano le persone sensibili, il desiderio, la saggezza.

Bellissima la poesia dedicata ai Derubati dal tempo, che guardano la vita spogliati del sorriso. In una magia che non produce più incantesimi.

Non solo l’esperanto per il titolo, si percepisce in molti suoi versi un esperanto emotivo, che accomuna tutti, quando per non implodere, si tende alla notte.

L’altra anima è ribelle.

Si oppone al silenzio e non si perde nel vuoto

di giorni che iniziano e finiscono nel nulla.

L’altra anima è guerriera.

Non depone mai le armi

e non soccombe a chi la colpisce;

anche quando fragile ed indifesa.

L’altra anima, se sconfitta,

reagisce e raggiunge la sua rivincita.

Non manca anche la poetica civile, quando Rana parla di Foggia.

La villa comunale si è trasformata in un nido di api pungenti pronte a colpirti se ti avvicini più del dovuto al loro alveare. La villa comunale. È diventata uno dei siti più pericolosi della città e se sapessi di mia moglie sola al suo interno per una passeggiata con i miei due ultimi bambini, sverrei per la paura. Troppe presenze pericolose e nessuno ad effettuare controlli. Mi chi edo: possibile che ciò avvenga?La mia città.

Si sente sbagliato Rana, nella sua fragilità e nella sua autenticità, e chiede un cambiamento.

Cambiami:

perché quando perdono,

dovrei anche dimenticare e non ci riesco:

ogni taglio, lascia una cicatrice.

Cambiami

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