Marilia Castelli e le mamme che imparano a non essere perfette

by Antonella Soccio

Non ho comperato nessun corredino prima della nascita né avevo il nido pronto con culletta, bambolotti e sonaglini.

Non ho letto manuali per mamme.

Non ho fatto corsi preparto.

Non ho accolto parenti e amici in ospedale perché ho partorito, da sola a 41 anni suonati, nel mitico 2020 bisestile, quando stava per iniziare un altro mini lockdown da seconda ondata del virus.

Non ho dovuto ascoltare consigli e suggerimenti sull’allattamento e sul primo attaccamento ai capezzoli, se non dalle puericultrici del Policlinico e da uno specializzando pediatra, dolcissimo.

Alla perfezione ho rinunciato per sempre 20 anni fa, quando un tempo alla mia età si sarebbero messi al mondo bambini e bambine.

Ecco perché sulle prime ho sentito di non aver quasi nulla in comune con le conquiste narrate dalla giornalista e mamma Marilia Castelli nel suo divertente “Mia figlia mi sta sul ca**o…E anche io a lei!”.

Forse non sono ancora entrata nella competizione genitoriale o forse non ci entrerò mai. Chi lo sa. Il libro ha il grande pregio di mettere a nudo con ironia- seppur senza toccare realmente alcuni sentimenti negativi di sconfitta, di resa e di consegna totale alla cura dell’altro/a, da cui ciclicamente sono percorse le donne, le mamme, rendendole ai propri occhi e a quelli degli altri brutte e colpevoli- l’inadeguatezza costante che grava su chi è genitore.

Castelli si affida al meccanismo della ridicolizzazione per superare il confronto con i tipi delle mamme perfette, le “Avengers formato mamma, sempre pronte ad avere il giusto rimedio, il giusto outfit, la sicurezza di essere mamme perfette di figli perfetti di famiglie perfette di mondi perfetti”.

Si accorge subito nel suo percorso di genitorialità di essere ansiosa e di non essere una mamma Mulino Bianco. Siamo tutti vissuti dentro bolle pubblicitarie in cui le case sono ordinate, le tavole imbandite, le notti sono piene di stelle.

Nell’advertising non c’è spazio per le poppate, le perette, i primi passi, i sanificatori, i timori vaccinali senza essere no vax, le prime parole senza intenzione.

Di tutto questo armamentario Castelli raccoglie i momenti salienti, quelli più decisivi, in un rapporto madre figlia che non è mai scontato e non è quello che la norma richiederebbe.

Il suo mini saggio ci ricorda senza dubbio che i figli non sono delle nostre propaggini, al pari di un arto o di una borsetta o di un interlocutore telefonico cui possiamo non rispondere e mettere in standby. Sono altro da noi, con gusti e indole che non possiamo né scegliere né influenzare.

“L’istinto materno, che sembra per molti essere una specie di Spirito Santo, altro non è che quell’istinto di sopravvivenza che ti permette di scegliere cosa è meglio per tuo figlio, perché il tuo bambino ha una personalità e dalla relazione con te plasmerà la migliore mamma che possa avere”, scrive con ottimismo Castelli.

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