“Oscar” di Luca Pernice: la resistenza scout delle Aquile Randagie, che promisero di durare un giorno in più del Fascismo

by Anna Maria Giannone

“Oscar. La resistenza scout. Lo scoutismo clandestino dopo il 1943” di Luca Pernice per le Storie di Andrea Pacilli Editore racconta la storia di OSCAR,  l’Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricercati, composta da alcuni scout e sacerdoti che tra il 1943 e il 1945 salvarono oltre 2100 persone dalla persecuzione nazifascista.

Tutto nasce nel 1928 quando il Fascismo abolisce lo scautismo. Alcuni scout, invece di chiudere, continuarono le loro attività nella clandestinità: erano le Aquile Randagie che fecero una promessa: “durare un giorno in più del fascismo”.

Pubblichiamo uno stralcio del libro.

Don Aurelio Giussani è uno dei pochi di O.S.C.A.R. ad aver raccontato come avvenivano questi espatri: «Prelevo io stesso da Milano – scrisse nel suo diario – i ricercati e travestito nelle forme più strane, secondo le circostanze, li accompagno, al confine oltre la rete. I territori di Rodero, Saltrio, Clivio mi vedono spesso strisciare nel fango dei fossi e tra i rovi delle siepi, in testa alle file di espatriandi, con sulle spalle pesanti bagagli, o bambini, oppure trascinando vecchi. Quando capita l’incontro imprevisto e temuto, eccoci fermi a lungo con il respiro sospeso, come ombre immobili, mentre la ronda ci sfiora, le pile ci scrutano, suona l’allarme e fischia la secca sventagliata del mitra».

Per facilitare i passaggi furono utilizzati falsi documenti realizzati da un vero e proprio “Ufficio di falsificazione”: il principale ebbe sede nel collegio San Carlo di Milano. Qui furono realizzati documenti di identità, passaporti, fogli di congedo e relativi timbri. Il collegio in poco tempo «diventa la sede del comando operativo per l’opera di soccorso attuata dall’O.S.C.A.R., e luogo di fabbricazione dei documenti falsi necessari per assicurare ai ricercati la sopravvivenza, diventa il punto di riferimento per la fitta rete di collaboratori e collaboratrici che aiutano la molteplice testimonianza caritativa».

Un altro centro di produzione per la falsificazione dei documenti fu realizzato a Cisinello Balsamo, all’interno di alcuni capannoni dismessi. A realizzare i documenti falsi furono tipografi, stampatori, disegnatori e, a volte, gli stessi sacerdoti: tra i più abili nel trafugare documenti e timbri era un certo Riccardo de Luca, detto Panormus. I documenti furono stampati copiando quelli veri rubati dai vari uffici comunali o della polizia fascista. Alcuni documenti furono rubati anche dall’ufficio del vescovo di Milano, il cardinale Ildefonso Schuster.

Don Ghetti, dal 13 al 21 settembre, andò a celebrare la messa a Sondrio, a Tirano, Grosio e al Passo Malghera facendosi accompagnare da alcuni amici scout. Non è escluso che il sacerdote si sia recato in quei luoghi per dire messa anche per verificare la possibilità di trovare altre vie per altri espatri. Le richieste di fuggiaschi aumentarono di giorno in giorno. Qualche giorno dopo uno scout, Ludovico Farina, ebbe l’incarico di portare in salvo una decina di ex prigionieri greci.

Così contattò Giulio Cesare Uccellini, come abbiamo visto anima e capo delle Aquile Randagie, annunciandogli che bisognava accompagnare “dieci libri” alla stazione ferroviaria Porta Nuova, di Milano. Lì ci saranno altre guide che li accompagneranno fino in Svizzera. I greci sostarono per riposarsi nel ristorante San Giorgio a Ligurno, gestito da Carlotta Cocquio, detta Carlottina, sorella di don Gaetano, altro membro attivo di O.S.C.A.R.. La locanda San Giorgio con l’albergo “La Madonnina” di Ligurno erano due delle strutture che diedero ospitalità a tantissimi fuggitivi in attesa di attraversare il confine. Verso sera il gruppo si mise in cammino: in testa c’erano Carlottina e Farina, mentre Uccellini era in coda.

Durante il tragitto Farina si accorse che il suo impermeabile di colore bianco dava troppo nell’occhio, così lo rigirò indossandolo dall’altra parte, facendo uscire la fodera che era scura. I fuggitivi attraversarono il confine nella zona di Ligurno: durante l’attraversamento della rete qualcuno la urtò facendo suonare i campanelli mettendo in allarme i militari della milizia. I greci però riuscirono a entrare in Svizzera.

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