“Schegge-di sogni, d’amore e distanza”, il lirico dialogo immaginario di Francesca Ferri

by Michela Conoscitore

Scrivere oggi, fa pensare quasi esclusivamente a romanzi o saggistica. I generi letterari si sono ristretti in categorie fisse, che spesso, anche per volere delle case editrici, non contemplano commistioni o variazioni sul tema.

Eppure, il genere per eccellenza, quello che ha fondato la letteratura mondiale, non ha più il giusto spazio nel mondo letterario contemporaneo. Per i tempi veloci della vita moderna, o per una mancanza di sentimenti ascoltati e vissuti appieno? Celebre il monologo di Robin Williams nel film L’attimo fuggente: “Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.” Quindi, stando a queste parole, dimenticando la poesia, avremmo dimenticato anche come si vive davvero.

Per fortuna, se la poesia non riceve più un’equa considerazione rispetto ad altri generi letterari, i poeti non sono una razza estinta. Prendono varie fisionomie, si evolvono coi tempi, ma il verseggiare rimane lingua universale per loro, si tramanda di generazione in generazione. Invece di ringraziare qualche musa, bisogna semplicemente soffermarsi a pensare, guardarsi intorno, perché il mondo in effetti è una poesia, a portata di (quasi) tutti. Questo, lo sa bene la giornalista Francesca Ferri, autrice di Schegge – di sogni, d’amore e distanza (L’erudita, pp. 62, 15€), sua prima raccolta poetica, nelle librerie, fisiche e online, dal 15 settembre.

Francesca racconta a Bonculture: “Le poesie le ho scritte tutte a Parigi due anni fa, in metro e su qualsiasi mezzo. Erano indirizzate al mio fidanzato che vive in Basilicata, in modo da creare un dialogo immaginario con lui lontano, in realtà una scusa per poter raccontare la mia vita a Parigi.”. La Ferri la si può definire un’anima antica, perché ha preferito tenere questo diario, per giunta poetico, del suo periodo parigino invece di riversare la sua esperienza magari su un blog o nei social. Come afferma nella poesia, Felicità offline: “Datemi una piuma,/ una lettera da scrivere,/ io vi aspetto nel 1920.”

La poetessa

Nella raccolta si possono individuare tre nuclei tematici: l’amore, la crescita personale e i luoghi del cuore. La parte iniziale dell’opera è dedicata proprio al sentimento amoroso, vissuto a distanza: tramite la poesia, la Ferri cerca di attenuare ed esorcizzare l’assenza della persona amata, scegliendo appunto i versi come cura. Parigi diventa lo scrigno della sua solitudine, fa da sfondo ad un amore vissuto sulla carta, tra le parole, e che si ciba di pochi giorni trascorsi tra le sue rues: “All’improvviso uno tsunami di emozioni/ la città gira velocissima e noi ubriachi,/ ci tuffiamo nel nostro Eden/ in attesa che scada il tempo”. L’autrice si ritrova a rubare l’amore altrui, tra i passanti nel metrò, in attesa di vivere il suo; si lascia andare ai ricordi sugli ultimi istanti vissuti prima della partenza del compagno, che come “foresta di spine” fanno sanguinare il suo corpo. Ritorna col pensiero alle estati trascorse insieme che, per quanto consolatrici e luminose, possono anche far male al cuore nella fredda Parigi.

In contemporanea a questo amore vissuto tra i versi, l’autrice racconta anche la sua crescita personale che passa tra la quotidianità e le pagine del calendario che, scorrendo, la avvicinano a traguardi non soltanto cronologici: “Tra il tramonto dei venti e l’alba dei trenta/ una nuova persona ho conosciuto,/ portava il mio nome/ e il profumo dell’aurora”.

Ma solo tu scegli da chi farti amare./Agli altri non resta che vagare raminghi/ accecati da troppa bellezza”: oltre a Parigi, una dei protagonisti della raccolta, la Ferri tratteggia con parole calde e amorevoli la sua terra d’origine, la Basilicata. Dalla capitale francese alla Lucania, un viaggio emotivo, intessuto di ricordi d’infanzia, sapori, odori e paesaggi che hanno costruito la sua interiorità di donna, globetrotter ma ancorata alla generosità della sua regione “dove l’aria è cristallina/ e i sentimenti trasparenti”.

Con un linguaggio ricercato e sinuoso, senza mai risultare ostico e artificioso, Francesca Ferri indaga il suo vivere, i suoi sentimenti, i luoghi in cui ha vissuto, e questo percorso nella sua anima acquista, man mano, carattere universale, potere immediato ed estemporaneo che solo la poesia possiede, esaminando nei più piccoli particolari quindi non soltanto se stessa, ma la vita contemporanea, frenetica, eppure ancora con un tempo del cuore ancora ben presente e saldo perché “la vita si ferma/quando il cuore parla”.

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