Stirpe e Vergogna. Un libro su uno stato d’animo trascinato per anni fino alla scoperta di una verità. Nel caso dell’autrice, Michela Marzano, di una verità personale (riguarda la storia della sua famiglia) ma che diventa anche spaccato di un Paese, l’Italia, che non ha fatto per intero i conti con la sua storia, a differenza di altri, ad esempio la Germania con il “nazismo”.
Una storia minima, di una famiglia appunto, che diventa una storia di carattere generale in cui intercettare itinerari, percorsi, svincoli di una esistenza, e perché no, di un progetto di vita, che molti hanno nascosto: per timore del giudizio, per pudore, perché certe cose sono oggi inspiegabili anche se andrebbero viste con le lenti di quel contesto storico e sociale.
Michela Marzano sfoglia l’album di famiglia, tra certificati anagrafici e scatoloni con foto, lettere, appunti e ricordi, per scoprire appunto che nell’Italia senza più nonni, zii o genitori che hanno dato del tu al Fascismo, nella sua famiglia c’era eccome il fascismo: il suo, di nonno, è stato ammiratore convinto di Mussolini, con tanto di tessera e medaglia fascista.
Nessuno glielo aveva mai detto e questo segreto taciuto in famiglia scoppia come una deflagrazione inattesa quando la scrittrice lo scopre per caso, proprio lei che ha passato tutta la vita a collocarsi nella parte giusta perché i fascisti erano quelli contro cui lottare. Nella scoperta si sviluppa la storia, in un immaginario dialogo tra passato presente e futuro, perché il nipotino di Michela Marzano, Jacopo, è il futuro a cui affidare la memoria ed anche quella della sua famiglia, per non disperdere quella grande opportunità di fare i conti con una parte di sé. La filosofa ci riesce con la storia della sua famiglia paterna. Il Paese Italia è ancora alla ricerca. Col tempo, si auspica, ci arriverà.
Filippo Santigliano
Capo della redazione di Foggia della Gazzetta del Mezzogiorno