Amenduni e Iannone, i virtuosi di cui abbiamo sempre bisogno

by Fabrizio Simone

Pasquale Iannone è di casa al Teatro Giordano, perciò non ha bisogno di particolari presentazioni. È noto al pubblico del capoluogo dauno per il suo virtuosismo impeccabile e mai fine a sé stesso, espresso in particolare in un memorabile concerto (la sera del 21 gennaio 2017 continua ad essere impressa nella memoria di chi scrive) dedicato alla Vienna ottocentesca, in cui composizioni di Schubert e Brahms figuravano accanto a brillanti trascrizioni e parafrasi su valzer e polke di Johann Strauss figlio. Però il maestro barlettano nel corso degli ultimi anni si è esibito anche altre tre volte a Foggia, accompagnando al pianoforte un altro virtuoso, Antonio Amenduni, titolare della cattedra di Flauto presso il Conservatorio “Umberto Giordano”.

Il loro ultimo concerto è andato in scena giovedì 25 novembre 2021 nell’ambito della cinquantunesima stagione concertistica degli Amici della Musica di Foggia.

Il programma scelto riflette le potenzialità e le chiare attitudini del duo pugliese, evidenziando quindi non soltanto un’evidente propensione al virtuosismo insita in entrambi i musicisti, ma anche un’acuta sensibilità che si traduce concretamente nella proposta di pezzi contrassegnati da estrema delicatezza (è il caso, ad esempio, dell’Aria di Lensky tratta dall’Eugenio Onegin di Cajkovskij, che conserva tutto il suo candore anche nell’arrangiamento per flauto e pianoforte). Sempre su questa linea, inoltre, troviamo i Sei momenti musicali di Rachmaninov, interpretati con grande finezza da Pasquale Iannone. La raccolta – composta dal pianista russo a 23 anni per risollevarsi dalle gravi ristrettezze economiche che lo perseguitavano da tempo – è imbevuta di un’eccessiva malinconia (ascoltandola è impossibile non fare i conti con sé stessi), ma è ricordata anche per la sua scrittura complessa, che costringe l’esecutore a sfoggiare tutto l’armamentario a sua disposizione (si veda il quarto brano, il Presto, che s’apre con un indimenticabile introduzione per mano sinistra). Il pubblico ha tributato a Iannone il giusto riconoscimento: la sua esecuzione dei Sei momenti musicali è risultata precisa e tecnicamente perfetta, ma del resto si sa: il maestro barlettano sa eseguire con disinvoltura ogni tipo di partitura, sbalordendo chiunque.

Antonio Amenduni, invece, ha proposto la composizione più nota di Franz Doppler, la Fantasia Pastorale Ungherese, vero cavallo di battaglia di ogni flautista che si rispetti. Riproponendo le Melodie variate per flauto e pianoforte dalla Norma del barese Donato Lovreglio (già in programma nel concerto del 26 novembre 2020), Amenduni ha mostrato grande sicurezza nell’affrontare le turbinose variazioni, preservando al tempo stesso la cantabilità belliniana. Con la Fantasia sulla Carmen del francese Borne, infine, Amenduni ha completato quel processo di fascinazione iniziato a partire dalla Fantasia di Doppler, soggiogando l’intero pubblico, quasi deciso a non lasciare il teatro perché impegnato in interminabili acclamazioni del duo. Iannone e Amenduni hanno regalato due bis e hanno salutato tutti con l’Allegro dalla Sonata per flauto e pianoforte di Donizetti (eseguita integralmente già durante il concerto del 17 febbraio 2014 e del 26 novembre 2020).

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