Aguzzate gli elici, fatevi elfi. Gli house concert dei Capitani Coraggiosi

by Fabrizio Stagnani

Questa è gente che saprebbe descrivere a memoria la versione, con annesso assolo, di “Lover man” suonata da Joshua Redman al Pescara Jazz del 1987. Non si scherza con loro. L’album “The bosses”, un one take one mic firmato nel 1973 da Count Basie e Big Joe Turner, lo potrebbero recitare come una suorina pratica la sua novena, ma con vero trasporto. Non si può giocare con loro. Padroneggiano, anzi spadroneggiano, un database di musicisti che farebbe invidia all’elenco telefonico di Roma, per non parlare dei titoli. Lo sconcertante è che ci filosofeggiano sopra per ore in merito a chi, quando e soprattutto perché ha fatto meglio cosa, con tal brano, strumento o vocalizzo. Non si gigioneggia con loro. Jazzofili persi, nerd di settore, sono i Capitani Coraggiosi. Il loro motto è “Aguzzate gli elici, fatevi elfi!”

In realtà a loro scherzare, giocare e gigioneggiare è quello che viene meglio, sempre però nel rispetto sacrale della musica, quella buona per davvero. I front man sono Giovanni Molinari, Francesco Scaramuzzi e Francesco Ambruosi, dietro le quinte il regista Rino Di Bartolo ed i fotografi di scena Antonio Iacobelli e Pino Di Cillo. Tutti arrivati, grandi professionisti, un dirigente nell’amministrazione pubblica, un preside e l’ingegnere, l’agente di commercio, un biologo nonché informatico e l’ex forza dell’ordine. Detta così sembra la banda del film “Smetto quando voglio”, ma non spacciano nuove droghe ancora assenti nella lista ministeriale delle sostanze stupefacenti, bensì cultura da pentagramma a tutto tondo. Resta che con il jazz si sono scambiati le fedi nuziali, mentre il blues, soul, tango, la bossa nova e tante altre derive musicali sono le loro fidanzate ed amanti.

“Si andava e veniva in giornata da Pescara pur di non perdersi un concerto!”, racconta uno dei Capitani ad un tavolino del Dexter Beer & Jazz di Bari mentre il Trio Sudestino, fisarmonica, contrabbasso e batteria, suona sul palco. Come esprimere tutta questa devozione, come condividere questo bagaglio culturale di persone che al Umbria Jazz Winter erano capaci di partecipare a tre concerti di fila del mitologico Kurt Elling? Con una trasmissione radiofonica prima, con degli esclusivissimi house concert in diretta social ora! Nel ’75 fu Molinari l’apripista. A Radio Alternativa, sita nel vano tecnico di via Corfù 1 del capoluogo pugliese, alla regia del suo programma c’era già il Di Bartolo, ma anche un giovanissimo Nicola Morisco, ora critico musicale e addetto stampa dell’Apulia Film Commission. Negli anni a seguire sulle frequenze di Radio Radicale fecero il loro esordio Scaramuzzi e Ambruosi con la trasmissione “Opera aperta”. E’ sotto il nome di “Southern Comfort”, insieme ad una pletora di altri ceffi, che i tre si incontrarono nello stesso studio di registrazione davanti allo stesso microfono de L’Altra Radio. Il “ting”, come direbbero in patwah i giamaicani, era sempre quello, l’obbiettivo, la mira, emozionare, divertire, smuovere gli animi con i commenti e la musica migliore che si poteva proporre. Nell’87 l’epifania, Scaramuzzi e Molinari, sempre sulle frequenze de L’Altra Radio ma con un palinsesto rivisto insieme a Giulio Mario Limongelli, furono per la prima volta i Capitani Coraggiosi. In cosa tutto questo eroismo? “Andavamo contro corrente a quelle che erano le scelte di moda, scelte al di fuori, recuperavamo musica tradizionale, politicamente non corretta. Mandare in onda Sinatra all’epoca non era proprio politically correct! Erano tempi duri.” In quegli anni, non paghi, andarono ad inondare anche i ripetitori di Antenna Sud con “Spazio Musica”, condotto dallo Scaramuzzi ed in redazione Molinari, Morisco e Lorenzo Belviso, adesso editore di Radio PoPizz e Radio Mi piaci.

Come ogni boy band che si rispetti, si dovettero fare seri…non troppo però, pensare alla carriera, alle famiglie, e dopo tre anni tutto finì. Di certo però non il fervore per le cordiere dei rullanti e le ancie che vibrano, le spatole che frusciano sui timpani, i pistoni delle trombe che ballano e le “effe” di contrabbasso che risuonano. Oggi dopo trent’anni, amiconi bricconi più che mai, chi già in pensione, chi ancora alla ricerca del vero amore o ultimo affare per svoltare, si ritrovano periodicamente a casa dell’apripista, nel suo salotto, per dare vita a degli spumeggianti house concert con tanto di fragoroso pubblico. Con il beneplacito dei vicini che sembrano addirittura apprezzare, il rito è questo, intorno alle otto di sera inizia a squillare il citofono, martini cocktail, alla porta si “bussa con i piedi”…ognuno sceglie qualcosa da condividere per l’aperitivo, martini cocktail, in cucina gomito a gomito si consuma, 20:45 si chiama il silenzio per un breve ed istrionico skatch di lancio in diretta sulla pagina facebook “Capitani Coraggiosi”, martini cocktail, un altro po’ di “uascezze” come si dice a Bari, ore 21:00 giù le luci, l’ultimo sorso al martini cocktail e si va in scena con lo spettacolo. Gli astanti arroccati nel corridoio e nelle stanze che si affacciano sul salotto, i musicisti nel loro corner, i Capitani, Molinari, Ambruosi e Scaramuzzi, che si passano il microfono come se fosse una palla in aria di rigore, il regista Di Bartolo ed i fotografi di scena sulle fasce con telecamere ed obbiettivi. Sempre in diretta facebook, parte la scaletta, presentazione, brano, brano, intervista sul divano agli artisti di turno, brano, intervista, brano e bis. Detto così non vale, tocca viverla una serata con i Capitani. C’è tutto un mood, come dicono loro, un fluido fluire del tutto, una complicità fulminea, che almeno una volta va apprezzato comodamente sdraiati sul proprio divano partecipando alla trasmissione in diretta. Da quando si sono ritrovati sono già ben sessanta gli house concert organizzati, e non di esordienti. A nominarli tutti già servirebbe l’elenco telefonico di Toritto, a nominarne qualcuno si rischierebbe di fare torto agli altri, ma almeno uno va detto, giusto per iniziare ad entrare in contatto col calibro, il grande Roberto Ottaviano.   

Come partecipare in prima persona ad un loro happening? Scrivete loro, chiedendo ospitalità, ed in caso i posti non sono già esauriti …evitate di portare per il “bussa con i piedi” cibi che producono troppe briciole, altrimenti la padrona di casa smadonna! Come di fa un Martini cocktail perfetto? “E’ roba di naso, personalmente – dice il Capitano Molinari – io apprezzo la versione Hemingway. Agitato non shakerato, l’opposto di James Bond. Si “sporca” il ghiaccio di Martini dry nel mixing glass. Si getta via il Martini e si sceglie, a seconda dei gusti se usare il Bombay o il Tanqueray…oppure ancora, per gli amanti dello “speziato”, l’Hendrick’s. Il rapporto deve essere 1/42, come voleva in Generale Montgomery per vincere una battaglia. Si agita il ghiaccio con lo stirrer sino a quando l’odore del gin si è ammansito e si serve nella classica coppa martini. Niente limone, olivetta o cipollina. E come per i seni delle donne uno è poco, tre sono troppi!” 

le foto sono di Antonio Iacobellis

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