Bach secondo Noa: il barocco scopre il multiculturalismo

by Fabrizio Simone

Nessuno s’aspetterebbe d’ascoltare i grandi classici strumentali della tradizione bachiana accompagnati da un testo in inglese o in ebraico (dalla Badinerie della Suite n° 2 in si minore BWV 1067 alla Sinfonia a due voci n.11 BWV 797), eppure è questo l’obiettivo perseguito da Noa in Letters to Bach, disco prodotto dal leggendario Quincy Jones, in cui Noa riprende 12 brani musicali del compositore tedesco a cui abbina testi propri spaziando dalla sfera personale a temi come la tecnologia e la religione, il riscaldamento globale e il  femminismo, fino all’eutanasia, al conflitto israelo-palestinese e alle relazioni nell’era dei social media. Letters to Bach è stato proposto a Foggia, il 13 febbraio, presso il Teatro Giordano, nell’ambito della rassegna organizzata dagli Amici della Musica del capoluogo dauno. Con Noa c’erano tre ottimi musicisti: Or Lubianiker al basso elettrico; Gil Dor, chitarrista e arrangiatore dei brani bachiani; e  Gadi Seri alle percussioni.

La musica bachiana ben si presta alla contaminazione e alla fusione con altri stili (inclusa l’evanescenza jazzistica), perciò la polifonia del compositore di Eisenach ha abbracciato felicemente l’intelligente proposta multiculturale perseguita da Noa, soddisfacendo perfino i palati più esigenti e poco abituati all’apertura e all’arricchimento interiore che scaturisce dall’incontro con l’altro. Certo la severità originale si è trasformata un po’ alla volta in una levità quasi impensabile per quel musicista così rigoroso e dalla produzione imponente, ma la combinazione con la cultura israeliana di Noa e con linguaggi musicali freschi è risultata assolutamente accattivante, ottenendo di fatto il continuo riconoscimento da parte del pubblico (pochino in verità e questo ci dispiace profondamente data l’importante offerta musicale).

Accanto a Bach, Noa ha voluto eseguire anche una canzone classica napoletana, la nostalgica Santa Lucia luntana di E. A. Mario (tra i suoi più grandi successi figurano ancora La leggenda del Piave e Tammurriata nera), ricordando che “a questo mondo siamo tutti immigrati”. L’applauditissimo concerto è terminato con ben due bis. Per il primo ha fatto da padrone ancora una volta la tradizione napoletana: Era de maggio, su musica del tarantino Mario Pasquale Costa e versi di Salvatore Di Giacomo, è stata eseguita dal duo Noa/Gil Dor come una sorta di preludio alla festa degli innamorati in una dolcissima versione tutta rose e cerase rosse.  Il finale, invece, non poteva che comprendere Beautiful that way, la celebre canzone de La vita è bella,  scritta dal premio Oscar Nicola Piovani (da qualche giorno al cinema con l’elegante colonna sonora dell’ultimo film di Muccino, Gli anni più belli), presentata nelle vesti di un continuo duetto tra la cantante israeliana e il pubblico, canterino ed emozionato al punto giusto.

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