Berlino, la caduta del Muro e il legame con il suo ‘hero’ David Bowie

by Claudio Botta

“Addio David Bowie. Ora sei tra gli eroi. Grazie per averci aiutato a far cadere il Muro”. Questo il commiato ufficiale alla leggenda appena scomparsa, all’alba del 10 gennaio 2016, da parte del Ministero degli Esteri tedesco, un tributo che può sembrare incredibile solo per chi non conosce a fondo il legame fortissimo tra la rockstar inglese e la città scelta per salvarsi e risorgere.

A metà degli anni Settanta, infatti, Bowie viveva a Los Angeles, devastato dalla cocaina e da allucinazioni estreme. Con l’amico Iggy Pop, a sua volta schiavo dell’eroina, si rifugiò allora a Berlino, in un appartamento a Schoneberg che oggi ospita uno studio di fisioterapia, e il tentativo di disintossicarsi si unì alla naturale curiosità di un uomo perennemente affascinato da qualsiasi espressione artistica e proiettato nel futuro.

I giri notturni per locali, l’ascolto e l’influenza della nuova musica elettronica, le visite nelle gallerie d’arte, la frequentazione di letterati emergenti ispirarono la celebre trilogia berlinese, gli album Low, Heroes e Lodger pubblicati tra il 1976 e il 1979. E il punto più alto fu proprio Heroes, album e omonimo singolo.

Registrato negli Hansa Studios nel 1977, con la canzone ispirata da una coppia di innamorati che si appartavano proprio sotto il Muro poco distante, e che poteva vedere da una finestra: il suo produttore e amico Tony Visconti (all’epoca sposato) e una delle coriste, Antonia Maas. Il flirt, nascosto per decenni, ispirò un inno sofferto di voglia di libertà e di amore contro ogni barriera e divisione, diventato presto universale ma che nella Berlino divisa in due dal Muro, dalla Guerra fredda e dalle macerie lasciate dal secondo conflitto mondiale e dal nazismo, aveva un impatto ben più fragoroso. E il mondo, e lo stesso Bowie, ne ebbero la piena consapevolezza la sera del 6 giugno 1987, quando la rockstar – in tour per la promozione dell’album ‘Glass Spider’ – era l’artista di punta della seconda giornata di un festival poco lontano dal Reichstag, l’ex parlamento tedesco tristemente noto, e con il palco proprio accanto al Muro, le casse acustiche indirizzate verso l’est, dove sin dal pomeriggio migliaia di ragazzi si erano radunati, lungo Unter den Linden. 

A metà concerto, Bowie in perfetto tedesco gridò “E adesso noi salutiamo tutti i nostri amici che sono dall’altra parte del Muro”, per poi partire con le prime note di Heroes: e da lì si udì il boato dei ragazzi di Berlino Est, che potevano sentire ma non vedere, applaudivano e urlavano ossessivamente “Giù il Muro” insieme ai loro coetanei e concittadini e connazionali che erano dall’altra parte. Fu quella sera che il primo pezzo di Muro cominciò a cadere, e iniziò un processo storico che nessuno avrebbe potuto più fermare, culminato due anni dopo, il 9 novembre. Ecco perché David Bowie rimarrà sempre nel cuore e nell’anima di un popolo e una nazione lacerata e riconoscente, ed ecco perché oggi in tutto il mondo Heroes è stata la colonna sonora di qualsiasi servizio di telegiornale dedicato al 30esimo anniversario della caduta del Muro. 

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