Dai valzer al campo di concentramento di Terezín: la storia di Siegfried Translateur

by Fabrizio Simone

Il suo nome dice ben poco agli appassionati, anzi quasi nulla. In vita, però, conobbe una popolarità straordinaria tanto che il Kaiser Guglielmo II lo assoldò spesso per allietare le sue serate danzanti. Della sua produzione sopravvive stabilmente un solo pezzo, il valzer Wiener Praterleben (Vita al Prater di Vienna), suonato negli alberghi più chic dell’epoca e un po’ ovunque. Composto a 17 anni, nel 1892, mentre studiava al Conservatorio di Vienna, è ancora suonato e inciso da orchestre specializzate nella musica da ballo o in quella leggera (la cosiddetta light music o salonmusik).

 Nel 1923, durante la Sei giorni ciclistica, la sua composizione più famosa cambiò titolo: Sportpalastwalzer in onore del Palazzo degli Sport di Berlino – demolito  nel 1973 – che ospitò la suddetta competizione sportiva e l’esecuzione del valzer. Durante quella serata avvenne qualcosa di memorabile e che dura tuttora: l’orchestra, mentre eseguiva la seconda sequenza del valzer, rimase incredula quando il pubblico, in preda al delirio per quella musica così frizzante, fischiettò alcune note supportando l’intera sezione degli archi impegnata in quel pizzicato ballabile.  Da quel momento il valzer di Translateur fu eseguito in questo modo, con i tradizionali fischi. Ma non bisogna stupirsi perché il primo ad inserire spontaneamente una sequenza fischiettata fu Carl Michael Ziehrer (1843-1922) nel suo valzer Weaner Mad’ln (1888), presto imitata da Robert Vollstedt (1854-1919) nel suo Frères Joyeux, che fece furore per tutto il decennio 1893-1903.

Il giovane Siegfried nacque senza padre nell’Alta Slesia, a Carlsruhe (all’epoca questo piccolo comune apparteneva alla Germania ma oggi fa parte della Polonia), nel 1875. Fin da subito la famiglia capì che la vocazione del piccolo era la musica perciò Siegfried fu mandato a studiare in lungo e in largo per l’Europa (Vienna, Lipsia, Breslavia). Per affinare le sue capacità venne affidato allo “Strauss di Parigi”, il compositore alsaziano Emile Waldteufel (1837-1915), autore dell’indimenticabile valzer Les Patineurs e di altre perle che conquistarono le platee dell’intera Europa e perfino il cuore della regina Vittoria. Waldteufel, come Translateur, era ebreo, ma anche l’intera famiglia Strauss proveniva da una lunga e consolidata tradizione che affondava le sue radici nella fede ebraica. L’apprendistato con Waldteufel non durò molto e Translateur si mise in proprio componendo un po’ di tutto: valzer viennesi, valzer spagnoli, galoppi, serenate, romanze, polke, marce, intermezzi, charakterstückes vari dal sapore grazioso e delicato, musica per pianoforte e composizioni vocali. Certo in rete è possibile ascoltare solo una manciata di questi pezzi, ma è pur sempre un ottimo modo per farsi un’idea del talento di questo compositore quasi del tutto dimenticato.

Nonostante la sua musica fosse applaudita senza difficoltà, Translateur sentì la necessità di dedicarsi a qualcosa di più stabile dal punto di vista finanziario. Nel 1911, trasferitosi a Berlino ormai da due anni, fondò una casa editrice, la “Lyra”, con la quale pubblicò musica propria e di compositori come Richard Eilenberg, Franz von Blon e Paul Lincke (il pubblico italiano ignora la vena melodica spontanea ed effervescente di questi tre grandi compositori). Gli affari andarono a gonfie vele. L’ispirazione per nuovi pezzi non venne mai meno – nel 1929 il suo catalogo contava poco meno di 200 composizioni – ma con l’avvento del nazismo la situazione si fece incandescente.

 Il “mezzo ebreo” (per via materna) Translateur fu denunciato da un delatore e per lui iniziò il calvario: il Reich bandì la sua musica – Sportpalastwalzer incluso – e fu costretto a vendere la sua casa editrice. Nel 1943, insieme a sua moglie, fu deportato nel campo di concentramento di Terezín (conosciuto anche come Theresienstadt), che ospitava soprattutto artisti e intellettuali ebrei. La permanenza fu breve: il 1 marzo 1944 il 68enne compositore tedesco fu ucciso da un reparto delle SS. A Terezín, per non pensare all’orrore inflitto dai suoi stessi simili, riuscì a comporre ancora alcuni pezzi, cercando di allietare le giornate dei suoi compagni di prigionia. A Theresienstadt troveranno la morte anche una sorella di Freud e un cugino di Gustav Mahler. Neppure sua moglie riuscì a sopravvivergli e a varcare i cancelli riscoprendo la libertà e la bellezza del mondo. La sua musica aspetta d’essere pienamente riabilitata e riscoperta.

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